26/02/2003

MINORI STRANIERI, IL PIANETA INVISIBILE

Una ricerca del Comune sui minori stranieri che clandestinamente entrano in Italia. Si stima siano più di 20 mila. Un fenomeno in crescita anche a Modena. Gli interventi dei servizi sociali e gli ostacoli della normativa
Tecnicamente si chiamano 'minori non accompagnati sul territorio italiano'. Una sigla apparentemente neutra dietro alla quale si cela il drammatico fenomeno, in costante e allarmante espansione, fatto di ragazzini che, sempre più spesso anche al di sotto dei 14 anni, emigrano clandestinamente in Italia in cerca di 'fortuna'. Nel nostro paese questi ragazzi sono sicuramente più di 20 mila e vengono per quasi il 50% dall'Albania (oltre 9000), poi da Marocco (circa 1800), Romania (circa 1200) e via via altri paesi segnati da forti migrazioni verso l'Italia. A questi adolescenti, alle problematiche che il fenomeno si porta dietro, il Comune di Modena ha dedicato una ricerca che, oltre a tentare di fotografare la situazione, cerca anche di individuare risposte e percorsi dal punto di vista delle politiche sociali. Modena scoprì i minori come protagonisti (e vittime) dell'ondata migratoria nel 1997, quando venne sgominato un racket che costringeva 32 ragazzi marocchini a fare i lavavetri agli incroci di giorno ed a vivere chiusi in porcilaie la notte. Agli arresti (i primi con l'accusa di riduzione in schiavitù) e all'azione repressiva, seguì l'attivazione da parte dei servizi sociali di percorsi di sostegno e aiuto. Percorsi cresciuti e affinati, anche con buoni risultati, ma che si sono scontrati con due problemi di sempre maggior consistenza negli ultimi mesi. Il primo è quello della crescita quantitativa del fenomeno. I minori stranieri non accompagnati, in carico all'assessorato a Modena (ma il trend nazionale è identico), sono passati da 10-12 casi dei primi anni '90, a 28-30 nel 2000. Nel 2001 l'impennata con 74 assistiti e ben 170 minori arrivati ai centri di prima accoglienza che diventano 180 nel 2002. Un boom confermato anche dai dati nazionale del Cms (Comitato minori stranieri) con 50413 segnalazioni nel 2000 e ben 8250 segnalazioni nei primi 6 mesi del 2002. Dati che in proiezione evidenziano un raddoppio del fenomeno in due anni e una stima complessiva di circa 20.500 ragazzi stranieri presenti a novembre 2002, di cui una metà ancora minorenne e l'altra metà divenuta maggiorenne durante la presenza in Italia. Il secondo grande problema che caratterizza la presenza dei minori non accompagnati, e di conseguenza il tipo di risposte che i servizi sociali possono dare, è legato alle normative presenti. Infatti sino alle circolari ministeriali del 2000 e del 2001, per i minori risultava 'conveniente' affrontare il percorso di sostegno e inserimento coi servizi (anche se non garantiva reddito). Ciò in vista dell'ottenimento di un permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni ed unito a percorsi formativi. Tale possibilità è però venuta meno per le nuove disposizioni del Ministero, col risultato di vanificare in molti casi ed interrompere i percorsi portati avanti dai servizi sociali stessi. Ora la legge Bossi-Fini lega la possibilità di rilasciare permessi di soggiorno ai ragazzi che diventano maggiorenni, solo nel caso abbiano seguito per tre anni un percorso di integrazione e formazione. Risultato di queste scelte è che la disponibilità dei ragazzi a lavorare coi servizi sociali è in evidente calo. Si preferisce cioè un percorso di clandestinità a una prospettiva che non ha sbocchi di inserimento. L'indagine del Comune evidenzia poi come una delle conseguenze della Bossi-Fini sia quella di indurre a lasciare il proprio paese ragazzi sempre più giovani, al fine di poter completare i tre anni di percorso di inserimento prima della maggiore età. 'Il quadro di problemi che emerge dalla ricerca che abbiamo svolto ' spiega l'assessore alle politiche sociali del Comune di Modena Alberto Caldana ' è estremamente serio e complesso. C'è un fenomeno in espansione che le attuali norme rischiano di spingere sempre più in una zona d'ombra. Le attività ed i progetti di integrazione che Modena ha portato avanti, assieme a poche altre città italiane, oggi hanno bisogno di essere aggiornate, per capire in quale prospettiva collocarsi. C'è da lavorare su ciò che si fa qui, per dare risposta a un numero sempre maggiore di casi. Ma l'obiettivo di far tornare a casa i ragazzi, dando loro la prospettiva di un futuro, deve diventare la priorità e il punto di riferimento delle nostre politiche. Ma per far ciò, all'azione qui deve sempre più affiancarsi un'opera di prevenzione con interventi formativi e di sviluppo fatti nei paesi d'origine, a cominciare da Albania e Marocco. Ciò apre il tema del ruolo degli organismi nazionali che operano in questo campo, come il Cms, ma anche quello delle relazioni tra enti non governativi ed enti locali. E' una sfida complessa e difficile, ma che intendiamo portare avanti con convinzione. Le decine di ragazzi che abbiamo aiutato in questi anni sono già un fatto significativo, ma occorre aumentare la capacità di aiuto, entro un progetto rivolto al futuro. E non è pensabile che anche verso ragazzini e adolescenti si pensi di far valere solo risposte repressive o di espulsione'.

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