26/10/2004

AL VIA IL RESTAURO DEGLI AFFRESCHI DI SALA DEL FUOCO

Il ciclo di Nicolò dell'Abate oggetto di un complesso intervento conservativo. L'operazione prepara alla grande mostra dedicata al maestro che si terrà nel 2005.
Sono iniziate le operazioni di restauro del grande ciclo affrescato da Nicolò dell'Abate per la Sala del Fuoco del Municipio di Modena. Da qualche giorno, infatti, i restauratori sono all'opera per consolidare il colore di superficie e il supporto dei dipinti che il maestro modenese portò a termine in soli tre mesi, tra l'agosto e il novembre del 1546, su incarico dei Conservatori della Comunità modenese. Il complesso progetto di restauro conservativo del ciclo pittorico è stato messo a punto dal Museo Civico d'Arte di Modena, dopo una serie di esami visivi ed indagini chimiche condotte presso il Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, ed è stato approvato dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico di Modena e R. Emilia. In questa prima fase gli affreschi ' trasportati su tela già nel 1865 quando furono trasferiti nella Sala del Vecchio Consiglio - sono stati sottoposti ad un'operazione di 'spolveratura' per togliere a secco, con pennelli morbidi, lo sporco depositato in superficie. Si procede, quindi, alla 'velinatura' della superficie: i restauratori applicano dei sottilissimi fogli di carta giapponese con un adesivo alcolpolivilinico diluito in acqua che non danneggia la pittura. Scopo delle operazioni di questa fase è consolidare il colore che con tratti rapidi e sapienti Nicolò dell'Abate ha steso quasi cinque secoli fa. Terminate le operazioni di consolidamento del colore si passa al consolidamento del supporto, l'intervento più delicato ed importante che interessa il ciclo pittorico. Il problema maggiore è infatti porre rimedio alle screpolature che si sono verificate nel momento in cui le tele sono state arrotolate per essere trasferite nella Sala del Vecchio Consiglio e, diversi anni dopo, nuovamente da qui alla Sala del Fuoco, creando vere 'fratture' nella pittura. Sul retro delle tele i restauratori applicheranno uno specifico adesivo termoplastico che viene attivato con una pressione a calore ad una temperatura prestabilita. La pressione, diversa a seconda dell'entità della 'frattura', fa penetrare l'adesivo che va ad integrare la frattura e a distendere le pieghe, in modo da far tornare la tela nella posizione originale che aveva prima del rotolamento. A dicembre il cantiere allestito in Sala del Fuoco si aprirà al pubblico (secondo un calendario che verrà comunicato) per consentire a scolaresche, gruppi di cittadini e turisti di avvicinarsi alle problematiche del restauro e di apprezzare da vicino gli espedienti tecnici messi in atto dall'artista cinquecentesco per giungere a quei risultati d'immediatezza narrativa che costituiscono uno degli elementi di maggior fascino dell'opera di Nicolò dell'Abate. Un'opera che si potrà ampiamente scoprire in occasione della grande mostra che nel marzo del 2005 il Comune di Modena dedicherà interamente al pittore modenese. Tema e storia degli affreschi di Sala del Fuoco. Il ciclo della Sala del Fuoco venne suggerito a Nicolò dell'Abate dall'umanista modenese Ludovico Castelvetro. Il tema è legato ad un importante episodio di storia romana che aveva visto protagonista la città di Modena: la Guerra di Modena del 43 a.c., il conflitto civile che seguì l'uccisione di Cesare e si concluse con l'accordo tra Marco Antonio, Emilio Lepido e Ottaviano, il futuro Augusto, e la costituzione del secondo triumvirato. Un episodio che consentiva di esaltare quei valori di concordia e di pace destinati a trionfare nella Mutina romana così come nella Modena del secolo XVI, grazie all'azione congiunta dei Conservatori della Comunità e del duca Ercole II d'Este, raffigurato simbolicamente nell'immagine, oggi frammentaria, di Ercole che atterra il leone collocata sul camino. Su tre pareti della sala in un unico fregio continuo si susseguono: di fronte all'ingresso, la scena dell'assedio di Modena; a destra, di fronte al camino, l'incontro dei triumviri su un isolotto del fiume Lavino, da cui conseguirà il ristabilirsi della pace; infine, alle spalle di chi entra, l'incontro di Bruto e Ottaviano, che sancisce la fine delle ostilità. Lo stato conservativo degli affreschi lascia intuire il loro travagliato cammino nella storia. Da quando nel 1598, divenuta Modena capitale del ducato estense, il Consiglio si trasferì dalla Sala del Fuoco a quella attigua e la sala fu destinata a funzioni di servizio. Anneriti dal fumo del grande camino furono parzialmente restaurati una prima volta tra il 1771 e il 1772, poi trasportati su tela nel 1865 e quindi trasferiti nella Sala del Vecchio Consiglio per ritornare nella sede originaria nel 1909. Con il nuovo trasferimento le tele vennero incassate nel muro, restituendo al complesso l'aspetto di ciclo affrescato che ancora conserva. Nel 1980 un ulteriore intervento di restauro fu finalizzato al recupero della policromia originale senza riguardare l'aspetto strutturale, ma già da qualche tempo si era rilevata una condizione di sofferenza dei dipinti, causata dall'allentamento delle tele di supporto e da rigonfiamenti della pellicola pittorica.

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