14/11/2005

MILANO FA I CONTI CON LA NUOVA ARCHITETTURA

Giovedì 17 novembre lezione di Fulvio Irace nel teatro della Fondazione san Carlo
Considerata nel Novecento la capitale italiana della modernità, Milano è oggi interessata da importanti mutamenti urbanistici ed infrastrutturali. Lo sviluppo dell'area metropolitana, i poli fieristici, la trasformazione delle grandi aree industriali dismesse hanno aperto una lunga stagione di cambiamenti. Molte opere e progetti di architettura sono in cantiere e portano la firma di alcuni dei più prestigiosi studi a livello internazionale: da Mario Botta a Renzo Piano, da Massimiliano Fuksas a David Libeskind. A 'Nuove architetture e progetto di città: il caso di Milano' è dedicato il terzo appuntamento della serie autunnale di lezioni di storia urbana, promosso dall'Ufficio ricerche e documentazione del Comune e in programma a Modena giovedì 17 novembre alle 21 nel teatro della Fondazione San Carlo, in via san Carlo 5 (ingresso libero, informazioni al numero 059 2032114 dalle 9 alle 13.30). Professore di Storia dell'Architettura al Politecnico di Torino e docente alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, Fulvio Irace è membro del Comitato scientifico della Triennale di Milano e critico d'architettura del 'Sole 24 ore'. La conferenza cercherà di stabilire un collegamento tra la politica urbanistica di Gabriele Albertini, attuale sindaco di Milano, e quella del suo predecessore Cesare Albertini, il potente direttore dell'ufficio urbanistico comunale, cui si deve, negli anni Trenta, la realizzazione del piano regolatore. 'Anche allora ' spiega Irace - Milano si trovò ad affrontare un'impetuosa crisi di crescita, sviluppando le basi di un mercato immobiliare agguerrito e deciso nel governo dei suoli pubblici. Allora, però, le conseguenze maggiori del piano si verificarono nell'area del suo centro storico, entro la cerchia dei navigli, producendo l'immagine di quella città di pietra che Savinio fissò mirabilmente nel diario milanese di 'Ascolto il tuo cuore città''. Oggi, ad un centro sostanzialmente immobile ' con le solitarie eccezioni della nuova Scala e del futuro Arengario ' corrisponde invece una periferia in grande mutazione. 'Allora come oggi, all'architettura fu affidato il compito di accompagnare la trasformazione ponendone in evidenza gli aspetti di più facile divulgazione presso l'opinione pubblica metropolitana. Allora come oggi - conclude Irace - assistiamo al paradosso di una trasformazione pubblica affidata ai privati'.

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