01/06/2006

QUATTRO NOTTI NELL'ETA' DEL BRONZO TRA STELLE E SCINTILLE

Il 3, il 10, il 17 e il 24 giugno archeologia sperimentale dalle 19 alle 23 al Parco della terramara di Montale. In scena le tecniche per trasformare i metalli in uso 3500 anni fa
Fondere e forgiare il bronzo, trasformare il metallo dallo stato solido allo stato liquido, colarlo all'interno di stampi in pietra e realizzare armi, ornamenti e attrezzi da lavoro. Nella scenografica cornice del Parco della terramara di Montale, gli archeologi ripropongono i gesti degli antichi metallurghi di 3 mila 500 anni fa, depositari dei segreti delle colate incandescenti del metallo. Ma ' ed è questa la novità ' le dimostrazioni di archeologia sperimentale avverranno di sera, tutti i sabati di giugno, dalle 19 alle 23. L'iniziativa, che sarà inaugurata il 3 giugno e riproposta il 10, il 17 e il 24, si intitola 'Stelle e scintille' e promette appuntamenti di grande suggestione (6 euro il biglietto di ingresso, informazioni al numero 059 2033101 e nel sito www.parcomontale.it). La lavorazione del bronzo aveva raggiunto nelle terramare un livello di specializzazione molto elevato e in ogni villaggio doveva esistere almeno un artigiano esperto in arte fusoria. L'introduzione del bronzo aveva rappresentato nel II millennio prima di Cristo una vera e propria rivoluzione tecnologica e la lega con cui si produceva il nuovo metallo apriva grandi potenzialità alla produzione metallurgica. Al rame nativo, che le genti terramaricole si procuravano dalle aree appenniniche - e in particolare dalla zona della valle del Dragone dove erano attive varie miniere - era necessario aggiungere lo stagno, che giungeva in Italia settentrionale dalle isole britanniche attraverso consolidate rotte di scambi di prodotti ad ampio raggio che collegavano la nostra penisola al resto d'Europa. Le armi, gli ornamenti e gli strumenti che si ricavavano con il nuovo metallo non erano appannaggio di tutti: solo i membri più prestigiosi della società ' i capi, i guerrieri valorosi e le loro donne - avevano accesso a quei beni che rappresentavano un evidente segno di status all'interno del gruppo. Splendide armi in bronzo, spade, pugnali, giavellotti, raffinati spilloni femminili che le donne di rango indossavano in speciali occasioni sono eloquenti testimonianze di queste raffinate produzioni. Gli scavi di Montale e di altre terramare offrono numerose informazioni sulle attività fusorie e sullo strumentario usato dai metallurghi: gli artigiani lavoravano in buche a cielo aperto e mantenevano una temperatura elevata e costante (circa mille gradi) soffiando aria sul fuoco attraverso un mantice con ugello in terracotta. Il metallo veniva sciolto all'interno di crogioli in terracotta e versato nelle forme di fusione in arenaria che recavano l'impronta dell'oggetto da riprodurre. Una volta estratti, gli oggetti venivano sottoposti ad una lunga attività di finitura e levigatura. Tutti questi strumenti sono stati riprodotti per le attività del parco di Montale e saranno utilizzati dagli archeologi per le dimostrazioni di archeologia sperimentale del sabato sera.

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