10/03/2008

RECUPERO EX FONDERIE, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Gli interventi sulla delibera presentata dall'assessore al Bilancio e alla Partecipazione

Design, arte, scienza e tecnologia sono le parole chiave del progetto Dast per il recupero dell’edificio e dell’area delle ex Fonderie riunite, presentato oggi in Consiglio comunale dall’assessore al Bilancio e alla Partecipazione del Comune di Modena Francesco Raphael Frieri. Le linee di indirizzo sono state approvate con il voto favorevole della maggioranza e del gruppo indipendente e l’astensione delle opposizioni.
Nel dibattito seguito alla presentazione dell’assessore, il consigliere Pd Enrico Artioli ha osservato: “le ex Fonderie riunite sono un luogo chiave della città e non credo che il loro significato sia di stretta pertinenza comunale. Anzi, per alcuni aspetti di storia del lavoro rivestono un’importanza nazionale. Quando, grazie al collega Toni, si parlò delle Fonderie in un’interrogazione, ci raccomandammo di ascoltare la città. Va dato atto agli assessori Frieri e Sitta di avere organizzato un percorso partecipativo che ha coinvolto, contemporaneamente, giovani attrici e il magnifico rettore, docenti di storia e comuni cittadini. Il progetto Dast sarà probabilmente un unicum in Italia”. Artioli ha poi sottolineato l’importanza, anche in termini di qualità urbana per l’intera area, del “luogo” delle ex Fonderie, carico di storia e significato, in contrapposizione con i “non luoghi” che secondo il filosofo Marc Augè caratterizzano le società contemporanee.
Michele Barcaiuolo di An ha commentato: “al metodo pseudo partecipativo decantato anche oggi dall’assessore si è arrivati soltanto perché non c’era un accordo all’interno della Giunta. Ci sono ampi margini di miglioramento su questo tipo di scelta, bisognerebbe valutare l’impatto reale che il metodo ha avuto nel coinvolgere enti e cittadini. Il dato politico è però l’incapacità dell’Amministrazione di riuscire a impostare un progetto condiviso e comune. Credo che l’importanza del progetto per un’area strategica della città, oggi estremamente degradata, avrebbe dovuto portare a una scelta comune. Nel progetto ci sono alcune scelte estremamente positive, altre invece che sembrano frutto di una spartizione tra coloro che hanno avuto la voglia e il tempo di partecipare al percorso. Vedo con grande favore la nascita del corso di laurea in Design. Ma credo che non basti questo per giudicare positivo tutto il risultato. Questo Comune ha un assessorato che brilla per decisionismo e volontà di calpestare anche gli altri settori dell’Amministrazione, e un altro che si fregia di organizzare percorsi di partecipazione, partendo dalla mancanza di condivisione di un progetto. L’impulso urbanistico del progetto sarà invece straordinario, non solo per le strette pertinenze dell’edificio ma per tutta l’area. Sembra, invece, che manchi una visione strategica complessiva per le infrastrutture della zona”.
Giorgio Prampolini di Sinistra Democratica ha ricordato la storia dell’edificio, “il cui fronte su viale Ciro Menotti fu voluto, negli anni ’30, dal proprietario e dal progettista, con un risultato di grande qualità estetica. Sono le ultime vestigia della storia industriale della nostra città. In quella fabbrica si è respirato l’orgoglio del lavoro ben fatto, l’importanza della qualità e dell’innovazione. È testimonianza delle conquiste operaie, non solo per i fatti del 9 gennaio 1950. Il conflitto è arrivato fino agli anni ’60 e ha dato vita a una gestione cooperativa unitaria, che aveva l’avallo di tutte le forze politiche, del vescovo e del prefetto. Credo che l’edificio vada salvaguardato nella sua interezza. Le Fonderie sono state definite, non da me, una cattedrale laica del mondo operaio e industriale. Si era pensato perciò a un centro del lavoro e della tecnica modenese, mentre il progetto che si discute oggi è molto più ambizioso. Chi ha partecipato, ha visto il cambiamento delle proprie idee nel confronto con gli altri, in un confronto aperto e in un esempio concreto di democrazia deliberativa, tra l’articolo 118 della Costituzione e Porto Alegre”. Prampolini ha inoltre auspicato che l’edificio delle Fonderie possa ospitare anche il Centro musica, per generare un positivo scambio tra saperi.
Ubaldo Fraulini del Pd ha affermato: “questa proposta di riqualificazione di un luogo simbolo è molto significativa. Le Fonderie sono la nostra storia, la storia del lavoro manuale svolto da tanta gente, che ha fatto la ricchezza di questa città. Dal punto di vista del metodo, credo che coinvolgere tutti coloro che avevano interesse sia stato molto positivo. L’assessore ha detto che non si tratta soltanto di un polo culturale, ma di un progetto aperto, in progress e multifunzionale, che conterrà varie attività purché siano compatibili con il contesto urbano e diano una spinta positiva alla valorizzazione dell’intero quartiere. Ci sono state città, come Manchester, che hanno avuto profonde crisi industriali e hanno riconvertito l’economia urbana rivitalizzando la storia e l’archeologia industriale. Credo che anche per noi sia giusto partire da qui e mettere in rete questo sito con la casa natale di Enzo Ferrari, la ex Manifattura tabacchi, eccetera, per dare testimonianza ma anche fruibilità alla rete dei luoghi che rappresentano la nostra storia tecnica e industriale. Credo inoltre che si debbano trovare tutte le opportunità finanziarie possibili, non soltanto la Fondazione cassa di risparmio ma finanza di progetto, soggetti privati, eccetera. Il concorso, poi, lo vedrei meglio come progettazione strutturale e funzionale più che di architettura, il che mi pare limitativo per il progetto di riuso di questo contenitore”.
Baldo Flori di Modena a colori ha evidenziato l’importanza di “mantenere le promesse” e avanzato alcune considerazioni: “è una delibera di arrivo ma anche di partenza. Si era partiti da un progetto molto diverso e contestato anche sulla stampa. C’erano preoccupazioni fondate che si facesse un’operazione prevalentemente immobiliare. Questo risultato è superato e oggi la vocazione è culturale, di intrattenimento, storica. Darò un dispiacere al mio amico Frieri, ma prendo atto con soddisfazione che il metodo della partecipazione, in questo caso, ha funzionato, con risultati credo molto al di là delle aspettative. Ero convinto che i tanti soggetti coinvolti in questo progetto non avrebbero potuto lavorare insieme. Sono scaturite tante idee interessanti. Allora mi chiedo perché i progetti partecipati non si fanno anche per la Manifattura Tabacchi, per l’istituto Sigonio, per l’ex Amcm o per piazza XX settembre. Credo che la proposta sia molto forte e vada ben al di là delle preziose proposte di luogo della memoria e spazio pubblico per la città. Credo che se si realizzasse una buona parte di questi progetti avremmo ottenuto l’obiettivo di non creare un museo, ma uno spazio vivo e interattivo, un grosso passo avanti per la città. L’integrazione delle attività sarà difficile però da ottenere in concreto. I dubbi su questa delibera si devono alle maglie ancora molto larghe: siamo ancora in fase istruttoria. Mi pare inoltre ancora molto aperta la discussione sulla forma societaria per fare girare queste attività, e anche sulle forme della gestione partecipata: ci sono state parole d’ordine interessanti, ma sono ancora a un livello di puro indirizzo. Credo che il confronto creativo abbia utilizzato tutte le sue cartucce sul piano delle idee, e che il risultato sia ancora invece un po’ vacillante dal punto di vista della finanza”.
Eugenia Rossi del Pd ha commentato: “non posso che dire bene di questo progetto, che ha avviato uno straordinario percorso di coinvolgimento della città. Spero che nella realizzazione ci si atterrà a questo importante lavoro, svolto fino ad ora. Credo sarebbe stato meglio che, invece di parlare di un generico concorso di architettura, si ipotizzasse un concorso di progettazione. Concordo, in questo, con il collega Fraulini. Il concorso di progettazione serve ad affidare concretamente un incarico, e inoltre il progetto partecipativo, per molti versi, è già stato un concorso di idee. Credo che l’esempio della Tate Modern di Londra sia quello da seguire. Credo inoltre che l’eventuale vendita di un’area attigua alle ex Fonderie, per finanziare il progetto Dast, debba essere ulteriormente oggetto di un concorso di progettazione per garantire la qualità complessiva dell’area. Il Comune ha facoltà di ricorrere a procedure di questo tipo, sono costose e complesse ma credo utili da un punto di vista qualitativo. La raccomandazione forte, che spero sia pletorica, è di non vanificare un procedimento e un lavoro che deve restare esemplare nel metodo e negli obiettivi. Spero che la realizzazione concretizzi pienamente gli intenti”.
L’assessore alla Pianificazione Daniele Sitta ha affermato: “le Fonderie sono un luogo chiave per la storia e la memoria della città. Oltre al progetto che è stato chiamato Dast ci saranno delle parti destinate alla residenza e al terziario, con un intervento polifunzionale che offrirà una risposta importante al quartiere e a tutta la città. Abbiamo lavorato anche sul tema della sostenibilità economica, un tema chiave se si ha a cuore il desiderio di tradurre in opera un progetto dal grande fascino. Le risorse non sono solamente i 5 milioni di euro dedicati, ma anche la messa a disposizione gratuita dell’area. Siamo stati chiari nello spiegare che chi interviene nell’area dovrà mettere in campo un progetto sostenibile come investimento e anche come gestione, perché ciò che si realizza diventi un elemento di forza per la città. In via Santa Caterina sta nascendo un importante centro residenziale e sportivo con un importante parco. Nella città stanno inoltre nascendo importanti spazi culturali. La proposta emersa alla fine è equilibrata e credo abbia le condizioni per approdare alla fase di costruzione con caratteristiche di fattibilità. Ora si deve dare forma alle idee con la progettazione. Voglio essere chiaro, il progetto riguarderà non solo la parte del Dast ma anche il nuovo costruito in quell’area, e anche una progettazione architettonica per il contenitore: la palazzina prospiciente via Ciro Menotti e l’intero complesso industriale. Il bando verrà predisposto insieme al Dast e all’ordine degli architetti. Per rispondere a Flori, di tentazioni immobiliari non ce ne sono mai state: si era parlato della sede dell’Usl o degli uffici comunali”.
Giuseppe Campana del Pd ha affermato: “mi vengono in mente due immagini: l’album dei ricordi della nostra storia sociale e politica. La nostra città ha vissuto il passaggio da un’economia contadina a una industriale, e anche oggi vive il miracolo della creatività. Le Fonderie devono essere dunque uno specchio della nostra città e del suo sviluppo, per esporre quello che la nostra città sta realizzando sul piano dell’innovazione e della creatività. Questo significa una forte presenza, nel progetto, delle organizzazioni sindacali e del mondo imprenditoriale, che credo dovranno mostrare anche una capacità di contribuire a questa impresa, come ha osservato anche Flori. Credo che l’Università con le sue capacità tecnico scientifiche e come soggetto di metodologia della ricerca storica debba continuare ad essere attivamente presente nel progetto, così come l’Istituto storico”.
Antonio Maienza dei Popolari per il centrosinistra ha chiosato: “le ex Fonderie sono a ridosso del centro storico e anche per questo il recupero assume un’importanza fondamentale per la città, anche ricordando i famosi fatti del 1950. Andiamo a sottolineare, rivitalizzare e rendere importante ciò in cui hanno creduto cittadini, associazioni e istituzioni. Sono convinto che l’ingresso dell’Università e la nascita del corso di laurea in Disegno industriale, a supporto della vocazione di tutto il nostro territorio, abbia fatto realmente fare un salto di qualità a questo progetto”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha concluso osservando: “avere coniugato la partecipazione con il recupero di un edificio carico di significato e con il tema della memoria è stata un’esperienza stimolante, che apre le porte a nuovi sviluppi. La memoria e il recupero degli edifici sono ambiti in cui spesso le persone sono stimolate a dire cosa farebbero e come risponderebbero a esigenze di carattere pubblico. Si ha così un duplice risultato in termini di idee e anche di coinvolgimento attivo dei cittadini. Mi pare che alla fine il risultato ottenuto con questo progetto riesca a coniugare le varie esigenze dell’Amministrazione: valorizzare il nostro patrimonio e tutelare la memoria. L’edificio delle ex Fonderie riunite è stato testimone di importanti trasformazioni, dalla meccanica pesante a quella di precisione, e anche di fatti sanguinosi che hanno contribuito a costruire la nostra identità, che mette al centro dello sviluppo economico il mondo del lavoro e la coesione sociale”.

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