06/03/2008

TESTAMENTO BIOLOGICO, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Tutti gli interventi dei consiglieri sui 3 documenti presentati da Sdi, Pd e Forza Italia

Il Consiglio comunale di Modena ha discusso, nella seduta di lunedì 3 marzo, tre mozioni sul tema del testamento biologico. Sergio Rusticali (Sdi) ha letto il proprio ordine del giorno che si concludeva con la richiesta di una legislazione “orientata alla libertà di scelta dell’individuo e al rispetto della dignità del morire”. Eugenia Rossi (Pd), illustrando l’ordine del Giorno di cui era firmataria, ha ricordato che “il testamento biologico non è eutanasia, quindi dobbiamo attenerci alla correttezza dei termini, degli ambiti e delle legislazioni. Rispetto all’eutanasia, ognuno terrà le proprie idee. Noi non vogliamo trattare questo tema e non vogliamo essere fuorvianti". Andrea Leoni (Forza Italia) ha distribuito in aula il testo di una mozione che affermava “la sacralità della vita quale bene indisponibile alla volontà umana” e invitava la Giunta a sollecitare il Parlamento “a escludere nella propria legislazione qualunque atto che, direttamente o indirettamente, legittimi l'introduzione delle pratiche eutanasiche nel nostro ordinamento”.
Il dibattito si è aperto con l’intervento di Achille Caropreso (Indipendente), che ha ricordato il caso Welby, sottolineando “la massima comprensione umana per Welby, ho capito quel gesto. Certo – ha aggiunto - mi rendo conto di cosa possa comportare una legalizzazione di certi comportamenti, anche se comprensibili dal punto di vista umano. Si apre una strada che è difficile e che può dare luogo a stravolgimenti. Pur rimanendo in aula, quindi, non parteciperò al voto del documento presentato da Rusticali. Voterò invece a favore di quello di Andreana e Rossi, perché il documento non dice come si devono fare le cose, dice solo che il problema va affrontato”. Michele Barcaiuolo (An) ha invece ricordato che “An è per la difesa della vita dal concepimento sino alla morte naturale”, aggiungendo che “se si vuole aprire un varco sulle dichiarazioni preventive bisogna vedere cosa si intende per trattamento sanitario, perché se si comprende anche l’alimentazione indotta, la mia perplessità aumenta. L’Ordine del Giorno di Eugenia Rossi su questo fronte è debole, mentre quello di Rusticali ed altri apre ben di più, quasi all’eutanasia, perché è quello che il varco che si apre in una frase e che io non condivido”.
Andrea Leoni (Forza Italia) ha invece sottolineato “il pericolo di fare leggi sulla base di ondate emotive. Ci vogliono regole più precise per la volontà di cura che il malato intende accettare in caso di incapacità, ma deve esistere anche il diritto assoluto a rifiutare il trattamento sanitario. Esiste anche il diritto alla tutela della propria vita, non ci possono essere vite non degne di essere vissute, non si può essere alla mercé delle circostanze e che nessuna malattia può scalfire. Questo dovrebbe essere il dibattito, non sul modo di togliere la vita alla persona. Oggi però – ha aggiunto Leoni - prevale la volontà pervicace di affermare la cultura delle morti, ma io vorrei sentire parlare di diritto di vivere, non diritto di morire. Prima di mettere anche solo mano alla legge, va fatta una legge sulle cure palliative e sulle cure del dolore, per mettere nelle condizioni un uomo di non soffrire, accompagnarlo anche dal punto di vista spirituale e pastorale, se è concesso utilizzare questo termine in questo luogo. Noi siamo la posizione della chiesa cattolica Italia. Andiamo verso le cure palliative. Fatta quella legge, si potrà ragionare su una legge eventuale che tocca la vita degli esseri umani”.
E’ stata quindi la volta di Mario Tamburi (Forza Italia), che ha precisato che “dal punto di vista medico la deontologia prevede tre no netti: no all’eutanasia come provocazione della morte, no all’abbandono terapeutico inteso come negligenza negli atti medici verso la persona e no all’accanimento terapeutico se questo deve solo prolungare una sofferenza. C’è invece un si nettissimo, quello all’autodeterminazione del paziente, alle sue volontà. Il punto, però, è chiedersi quali siano davvero questa volontà. La legge è complessa sulla responsabilità dei medici, sulla validità delle dichiarazioni, sulla reversibilità. Penso comunque che da qui debba uscire un solo Ordine del Giorno, e non tre”. Giuseppe Campana (Ds) si è invece soffermato sul tema delle “migliaia di persone impegnate nel volontariato e nell’assistenza, nella politica, sul fronte del sollievo e della sofferenza dei malati. Molti sono credenti, altri - non pochi - non lo sono. La vita di molte persone ricava grande sollievo e appoggio decisivo da questo impegno e queste stesse persone in gran parte sono anche sensibili al tema della lotta all’accanimento terapeutico, tra cui il cattolico dottor Ignazio Marino, impegnato nello stesso modo con pari impegno e dignità sul tema serio del testamento biologico. Alcuni – ha aggiunto Campana - citano il cardinale Martini a testimonianza del fatto che la chiesa è impegnata ad altissimi livelli ad affrontare le tematiche della vita, della morte e del dolore. Martini non è mai stato smentito sulle sue posizioni sulla sofferenza e credo che non ci debbano essere remore a citarlo in questa sede”.
Eugenia Rossi ha preso nuovamente la parola per ribadire che “questo non è un Ordine del Giorno che può essere tagliato con l’accetta. Io parto dalla nostra responsabilità di Stato, con normative e legislazione. I vuoti legislativi sono pericolosi. C’è chi ha la possibilità di andare nei Paesi Bassi, ma chi non ce l’ha rimane qui negli ospedaletti di provincia. La nostra responsabilità vale soprattutto per riconoscere i diritti di chi la pensa diversamente da noi”.
Rosa Maria Fino della Società civile ha affermato: “ritengo che il dibattito di oggi non abbia niente a che fare con la realtà di avere in casa un malato sofferente di malattie irreversibili. L’idea che si vuole portare in questo consesso è di prolungare l’agonia di una persona con interventi di accanimento terapeutico. La sofferenza delle persone ha diritto di essere rispettata, e se non si comprende questo si dimenticano i veri principi cristiani. Chi è a contatto con questi malati sarebbe pronto ad ogni gesto pur di alleviare la loro sofferenza. Come potete dire che non è possibile fare un testamento biologico e consentire la dignità della morte? Il testamento biologico disciplina le volontà di una persona in caso di malattia cerebrale invalidante e irreversibile.
Enrico Artioli del Pd ha sottolineato: “i progressi della scienza allungano la vita al di là del limite naturale, ponendo sempre più spesso inedite tematiche da affrontare con saggezza, evitando i due estremi dell’eutanasia da un lato e dell’accanimento terapeutico dall’altro. Tutto quello che sta in mezzo deve cercare di comporre esigenze contrastanti, dalla professionalità dei medici alle esigenze dei parenti, ai diritti dei pazienti. Molte cose sono comunque già possibili a legislazione vigente, ma una pista di lavoro concreto mi pare quella che individua nella Dichiarazione anticipata di trattamento uno strumento che prolunghi il consenso informato del paziente nel momento in cui non ci siano più le condizioni per un dialogo. I problemi naturalmente sono molteplici: dover fare, oggi, una scelta che riguarda il futuro, l’incompetenza del paziente nel valutare le spiegazioni ricevute dal medico, le difficoltà giuridico amministrative e il rischio di soluzioni anche sbrigative”.
Antonio Maienza dei Popolari per il Centrosinistra ha dichiarato: “le mozioni presentate si frammentano tra l’estrema laicità del documento di Rusticali e quelli presentati da Rossi e Leoni. Personalmente, rispetto l’ordine del giorno di Rusticali, frutto di un’elaborazione consapevole e condiviso da una larga parte della società, ma non mi ci riconosco per niente. Noi che siamo di estrazione fideistica cattolica non possiamo condividere questi contenuti. Tante cose sono state dette dal punto di vista medico scientifico, ma in un argomento così delicato e complesso vorrei aggiungere alcune osservazioni: si parte dall’idea di autodeterminazione, si considera un prolungamento a volte anche artificiale, ma per noi la vita ha una sacralità nel suo inizio e nella sua fine, ci è data dal Signore e sarà Lui a determinarne la fine. Credo perciò che si debba dire no a questa eutanasia”.
Sergio Rusticali dello Sdi ha definito “irricevibile” la mozione presentata da Forza Italia, “di taglio conservatore rispetto a una concezione di vita e di libertà di scelta. Credo sia necessario specificare che nella mozione che ho presentato non esiste nessun elemento che lo caratterizzi in termini di eutanasia. Abbiamo parlato di testamento biologico e libera scelta, senza voler fare una contrapposizione tra laici e cattolici. Si è cercata una mediazione, ma non siamo riusciti a fare un ordine del giorno unitario. La differenza tra i due testi è la citazione del nome di Piergiorgio Welby, che per alcuni apre un problema politico di grande importanza. Per alcuni non è possibile citare questo nome nel contesto di un ragionamento che è perfettamente uguale. Per il resto, i contenuti sono analoghi. È chiaro che non è questo il merito della questione, ma l’elemento dal quale è partita la discussione nel paese e nel Parlamento. Non c’è problema di eutanasia o di voler aprire una divaricazione tra laici e cattolici che non c’è qui, ma secondo me nemmeno nel paese. Il problema è riaffermare dei diritti”.

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