17/07/2008

MOSTRE, DA PIRANESI A MUNARI TRA FIGURINE E SUBLIME

Nelle città del Festival anche esposizioni di Katharina Grosse e Paolo Icaro
Incisioni di Piranesi, opere di Bruno Munari, figurine che raccontano il futuro, esposizioni che affrontano il tema del sublime contemporaneo e la prima personale in un museo pubblico italiano dell’artista tedesca Katharina Grosse. Sono queste le principale mostre che saranno inaugurate a Modena, Carpi e Sassuolo in occasione del Festival filosofia, in programma dal 19 al 21 settembre.
A Modena la Palazzina dei Giardini ospita ”Un altro uomo che ha fatto sgocciolare il suo pennello” dell’artista tedesca Katharina Grosse, fra le pittrici dell’ultima generazione che ha ottenuto maggiori riconoscimenti a livello internazionale. Nata a Freiburg nel 1961, Grosse vive e lavora tra Düsseldorf e Berlino, dove insegna alla Kunsthochschule. Aperta il 19 settembre in occasione del Festival filosofia e curata da Milovan Farronato e Angela Vettese per iniziativa della Galleria civica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la mostra allude sia ad una tecnica che a un movimento pittorico specifico, il “dripping”, che vede tra i protagonisti artisti come Max Ernst e Jackson Pollock. Accanto a tele di grandi dimensioni, Grosse propone una serie di pitture in volume su oggetti diversi come sassi, palloncini e terriccio.
Sempre dal 19 settembre Palazzo Santa Margherita propone “Il sublime è ora”, prodotta dalla Galleria civica e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e curata da Marco De Michelis, docente di Storia dell'architettura alla Columbia University di New York e all'Università Iuav di Venezia. La mostra propone prevalentemente video, film e installazioni sonore. Alcuni lavori fanno riferimento alla “Spiral Jetty” di Robert Smithson realizzata nel 1970 - opera forse fra le più vicine all'idea del sublime compiute nel secondo Novecento - protagonista di un filmato girato da Smithson stesso durante la sua realizzazione.
Dal 19 settembre il Museo della figurina di Modena propone la mostra “Nostalgia di Futuro. L’invenzione del domani in un secolo di illustrazioni”, a cura di Paola Basile e Maria Giovanna Battistini con la collaborazione di Riccardo Valla. L’intreccio tra sogno, desiderio, paura e meraviglia è tradotto in un immaginario particolare, quello legato alla “visione” del futuro a partire dalle figurine di fine Ottocento e alla letteratura “futuristica” e “interplanetaria” del periodo per poi arrivare, attraverso le suggestive riviste americane degli anni Trenta e agli album di fantascienza degli anni Cinquanta, alle “trade cards” di note serie televisive. All’interno della mostra si potranno ammirare anche videoinstallazioni dedicate a macchine alate e viaggi straordinari realizzate dagli studenti dell’istituto d’arte Venturi, coordinati da Antonella Battilani.
Sempre a Modena, la chiesa di San Paolo ospita, a cura di Mario Bertoni, un’installazione realizzata ad hoc per il Festival da Paolo Icaro. Torinese, classe 1936, l’artista ha vissuto a lungo negli Stati Uniti, ha esposto le sue opere nelle gallerie di tutto il mondo ed è rientrato definitivamente in Italia all’inizio degli anni ’80. Sue opere sono presenti nei Musei di Torino, Milano, Genova, Cagli, Modena, Bologna, Roma, Washington, Gent, Antwerpen e Francoforte.
Nella Sala delle vedute del Palazzo dei Pio di Carpi si può ammirare la mostra “Visioni di carceri e rovine”, dedicata alle incisioni di Giovan Battista Piranesi (1720-1778). L’opera centrale dell’artista è rappresentata dalle “Carceri d’invenzione”, di cui Piranesi pubblica due edizioni a distanza di 15 anni. Le incisioni restituiscono architetture in cui l’aspetto fantastico delle prospettive e l’invenzione dei volumi geometrici contribuiscono a ciò che di più inquietante vi è nelle Carceri. Sono esposte in mostra l’edizione completa delle “Carceri” e una scelta di 14 vedute di rovine, quelle in cui l’artista rappresenta le architetture e le figure che vi si fondono in senso quasi proto-cubista, andando verso un’immagine metafisica dei piani e delle masse architettoniche.
A Sassuolo, infine, negli spazi di Paggeria Arte e sulla facciata del Palazzo ducale (proiezioni notturne) si possono ammirare “I colori della luce di Bruno Munari” (1907-1998), l’artista che con le sue opere ha anticipato le videoinstallazioni multimediali e influenzato generazioni di artisti contemporanei. L’esposizione, curata da Betta Frigieri, Miroslava Hajek e Luca Panaro, propone opere che fanno parte dell’unica collezione ragionata e cronologicamente catalogata delle opere di Munari, di cui la critica d’arte Miroslava Hajek è artefice e depositaria in quanto collaboratrice trentennale del grande artista. Nel suo lavoro, Munari ha esplorato sistematicamente luci, ombre e movimento in rapporto allo spazio e negli anni ‘50 ha realizzato opere in miniatura, usando la pittura, tecnica mista, collage di materiali organici come la buccia di cipolla, retini, fili di materiali vari e pellicole colorate trasparenti.


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