26/10/2010

ARCHEOLOGIA, VIAGGIO TRA SEICENTO TOMBE DELLA PREISTORIA

Giovedì 28 ottobre alla Camera di Commercio di Modena Andrea Cardarelli presenta i risultati degli ultimi scavi di Casinalbo, in una delle più grandi necropoli di tutta Italia

È una delle più grandi necropoli dell’Età del bronzo in tutta Italia, con oltre seicento sepolture databili tra il 1450 e il 1150 avanti Cristo. Ai risultati degli ultimi scavi nell’area archeologica di Casinalbo sarà dedicata, giovedì 28 ottobre alle 21 alla Camera di commercio di Modena (via Ganaceto 134), la conferenza pubblica di Andrea Cardarelli, professore ordinario di Preistoria e protostoria all’Università di Roma La Sapienza, già direttore del Museo civico archeologico etnologico di Modena.
La conferenza fa parte del programma regionale della “Settimana della preistoria”, con oltre 30 aperture straordinarie di siti archeologici, laboratori e incontri in 29 musei e luoghi dell’Emilia-Romagna. Proseguono intanto, a Modena, i lavori della 45esima “Riunione scientifica dell’Istituto italiano di preistoria e protostoria” che fino a sabato 30 ottobre vedrà la presenza di studiosi ed esperti da tutta Italia.
Le stime effettuate dagli archeologi parlano di circa 3mila tombe concentrate in poco più di un ettaro nei dintorni di Casinalbo. Il rituale funerario consisteva nella cremazione e le sepolture venivano raggruppate in nuclei segnalati da una o più grandi pietre usate come insegne, portate sul luogo da almeno 15-20 chilometri di distanza. Oltre alle urne in ceramica, frequentemente decorate con motivi geometrici, dalla necropoli provengono numerosi oggetti in bronzo.
I defunti venivano posti su una pira per la cremazione, a volte con oggetti che ne definivano lo status sociale, come spade e pugnali per i guerrieri e ornamenti per le donne o per le adolescenti dei ceti egemoni. Dopo il rogo, le ossa combuste venivano selezionate, lavate e deposte in urne di ceramica, poi sepolte nel terreno; le armi dei corredi maschili, già deformate dal rogo, venivano ritualmente spezzate per renderle inutilizzabili e consacrarle alla divinità. Venivano quindi collocate in aree precise della necropoli, destinate evidentemente a rituali funerari, come testimoniano un grande vaso per contenere liquidi e dei frammenti di tazze in ceramica fine, probabilmente usate per le libagioni in onore dei defunti. Gli oggetti che distinguevano le donne e le adolescenti, invece, potevano trovarsi anche nelle urne, o essere egualmente collocati nelle aree sacre della necropoli, ma in posizione periferica rispetto al centro dell'area dove si concentravano le armi dei guerrieri.
 

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