07/05/2010

MONI OVADIA: "MODENA, UNA CITTA' CHE AMO"

Iniziative per la pace, stamane alla Tenda l'appello dell'artista ai ragazzi: "Studiate, studiate, studiate. Non è con il razzismo che respingerete indiani e cinesi"

“Sono legatissimo a Modena, benedetta due volte, perché, oltre ad essere la città di Emilia Romagna Teatro, che ha coprodotto i miei primi lavori teatrali assieme all’Arena del Sole di Bologna, è una città in cui sto davvero bene. Ci vengo spesso, ho qui molti amici e mi piace passeggiare lungo queste strade. E’ un legame tanto profondo che è difficile da spiegare”.
Lo ha detto Moni Ovadia, attore, musicista e scrittore incontrando questa mattina, alla Tenda di viale Molza, oltre 150 studenti delle classi quarte e quinte dei Licei Tassoni, Venturi e degli istituti Corni, Fermi, Guarini, Cattaneo. Erano presenti anche i loro insegnanti e l’assessore alla Cooperazione internazionale del Comune Fabio Poggi.
Invitato dall’assessorato e dal Tavolo della pace del Comune di Modena nell’ambito delle iniziative pensate in vista della Marcia per la pace Perugia Assisi, Moni Ovadia ha parlato con forza ai ragazzi, suo pubblico preferito quando si tratta di affrontare i temi della pace, della giustizia e dei diritti umani. A loro ha lanciato innanzitutto un appello: “Datevi una mossa! Chiedete scuole e università d’eccellenza. Studiate, studiate, studiate, perché voi vivete in una zona di prosperità, che ha fondato la sua ricchezza sulla piastrella, ma i tempi sono cambiati e non è con il razzismo che fermerete cinesi, indiani, pakistani e coreani che oggi rappresentano le eccellenze delle migliori università americane. Il razzismo – ha proseguito Ovadia - non è un argine, alimenta solo violenza. Non vi fidate di chi usa il linguaggio violento: chi parla parole d’odio, ha l’odio nel cuore. Ricordate che l’avversario è sempre un essere umano e la vendetta non è giustizia, anche il boia ha diritto alla giustizia. Difendete la pace come fosse la vostra vita e ricordate che nelle guerre di ieri i morti erano soprattutto militari, in quelle di oggi sono per il 95 per cento civili, nelle guerre di domani moriranno solo i civili”.
 

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