29/10/2011

"RENDERE POTABILE L'ACQUA DEL SECCHIA E RIDURRE I NITRATI"

Il Comune propone di utilizzare le risorse del fiume e potenziare i "pozzi barriera"

Il Comune di Modena proporrà a Provincia e Ato un progetto, elaborato con il gestore del servizio idrico integrato (Hera), per rendere potabile l’acqua del fiume Secchia sei mesi l’anno e per continuare ad utilizzare “pozzi barriera” al fine di ridurre i nitrati.
Confermare e rafforzare le tutele esistenti e introdurre progressivamente nuove modalità per incrementare le possibilità di approvvigionamento sono dunque le strategie individuare dall’Amministrazione comunale per tutelare l’acqua potabile sul territorio modenese.
Sono passati 30 anni dall’ultimo Piano per la tutela e l'uso delle risorse idriche – che risale al 1981 ed è stato recepito dal Piano regolatore generale di Modena nel 1989 – strumento, secondo il Comune, da confermare e integrare.
Per Modena, il problema maggiore riguarda la presenza di nitrati in alcune delle fonti di captazione dell’acqua di falda. Sono gli effetti, differiti nel tempo, ma ora di assoluta attualità, che derivano dagli spandimenti di liquami avvenuti nei territori dei Comuni a sud di Modena soprattutto negli anni ’70 e ‘80.
Sono quindi necessarie azioni di tutela e di recupero accanto a interventi in grado di garantire anche nuove opportunità. In particolare, estendere la funzione dei “pozzi barriera” per ridurre progressivamente la concentrazione di nitrati; tutelare l’acquifero di Cognento mediante la conferma delle attuali zone di captazione di Hera e Aimag e delle zone alternative per l’eventuale realizzazione di nuovi pozzi, aree già individuate nel Prg del 1989; ridurre le perdite dell’acquedotto; ottimizzare la distribuzione.
Per predisporre un’alternativa anche alle pregiate fonti di captazione sotterranee e avviare forme di approvvigionamento idrico meno dispendiose sul piano energetico e di buona qualità è in corso uno studio per rendere potabili le acque superficiali del Secchia al servizio del territorio modenese. Un impianto è quasi pronto a entrare in funzione al servizio della zona di Sassuolo e dovrebbe consentire l’uso delle acque del fiume per circa sei mesi l’anno riducendo nello stesso periodo la necessità di attingere ai pozzi.
 

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