23/05/2011

CON PAVERA E ARROTINO NEL CORTILE DELLA POPOLARISSIMA

Dal mediatore di buoi al materassaio: il documentario prodotto dalla Circoscrizione 2 fa luce sui cambiamenti che hanno attraversato attività produttive e mestieri

Dante Roncaglia, classe 1932, ha impagliato sedie tutta la vita intrecciando la pavera che cresceva spontaneamente; oggi insegna a Giacomo, che ha un terzo dei suoi anni e usa la rafia facilmente acquistabile, ma meno resistente. Ha iniziato raddrizzando chiodi Mauro Ferrari, che a 15 anni si è fatto il primo paio di scarpe in cuoio, “ma nell’era della gomma e della plastica, tutt’al più si ripara un tacco e a farlo sono anziani o immigrati”. Rossano Artioli, 51 anni, fa i materassi di lana come il padre e il nonno prima di lui; tra i clienti, “vecchi” per lo più, ha anche qualche giovane coppia di sposi. Ma l’arrotino, l’ombrellaio e il gelataio che dal suo carriolino vendeva coni a pochi centesimi in estate e “la gnocca” di farina di castagne in inverno, come la “Romanina”, che ogni tanto arrivava nei cortili accompagnata dal marito, per fare una cantata in cambio di qualche spicciolo, sono solo un ricordo nella mente di Silvia Salvini. L’anziana signora ha trascorso l’infanzia alla Popolarissima, “dove stavano 90 famiglie; quasi tutte venivano dall’estero, dalla montagna e dalla campagna ed era un esempio d’integrazione”.
“La filastrocca di chi lavora con serietà per migliorar la società” di Pino Bullara, interpretata nel video dall’attrice Lisa Severo, si dipana sotto gli occhi curiosi degli alunni delle scuole Marconi che non sanno come ci si diverte “a scivolare lungo i fossi ghiacciati o sguazzando nei canali in estate”. L’hanno scoperto intervistando gli anziani del loro quartiere sulle “Orme” di vecchi mestieri, il progetto voluto dalla Circoscrizione 2 per conservare la memoria dell’evoluzione del lavoro, delle abilità e delle competenze che hanno creato le basi per nuove e moderne realtà produttive. I quartieri di questa zona di Modena sono stati per lungo tempo il cuore produttivo della città; vi abitavano prevalentemente lavoratori: barcaioli, carrettieri, “camarant, artigiani e operai come Renato Gherardini, che lavorava alle Acciaierie anche la domenica senza ferie, né tredicesima e rivendica orgoglioso le conquiste operaie successive. Ma ci sono anche mestieri completamente scomparsi. Solo i documenti video dell’epoca assieme alle parole dell’ex intermediario d’affari Mario Montorsi, che si trovava anche a “mediare” tra gli allevatori del sud Italia che difficilmente capivano il dialetto del nord, fanno rivivere la Borsa merci e uno dei più importanti mercati bestiame d’Europa. Altri tempi. Gli stessi in cui ai banchi del mercato di via Albinelli arrivava ogni giorno il pesce che sfamava “la gente per pochi soldi”. Veniva pescato con le reti nel Naviglio e nei canali d’acqua che sorgevano nei fontanazzi a sud della città e sfociavano a nord, nella zona nell’attuale parco XII aprile, quando la gloriosa Villa d’Oro si chiamava ancora Crocetta e per giocare a pallavolo, “scalzi e all’aperto perché non esistevano le palestre”, racconta l’allenatore Enzo Vignoli, “facevamo la colletta per acquistare il pallone”.
 

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