22/09/2011

CHIESA DEL VOTO, RIAPPAIONO I TESORI DELLA SAGRESTIA

Per le Giornate del patrimonio, sabato 24 settembre dalle 18 alle 23 visite all'interno dell'edificio di via Emilia centro recentemente restaurato da Comune e Fondazione

Gli arredi lignei della sagrestia della chiesa del Voto e un delicato apparato effimero dipinto da Pietro Minghelli e Geminiano Vincenzi, che veniva montato in occasione del Giovedì santo, tornano a risplendere dopo i lavori di restauro finanziati dalla Fondazione cassa di risparmio di Modena. Gli interventi, che hanno riguardato anche la struttura architettonica, saranno presentati al pubblico con una visita guidata sabato 24 settembre alle 18 alla presenza del sindaco, Giorgio Pighi, e del presidente della Fondazione, Andrea Landi. In occasione delle Giornate europee del patrimonio, la chiesa, edificata in via Emilia centro in seguito al voto fatto dai cittadini modenesi durante la terribile peste che colpì Modena nel 1630, si potrà visitare gratuitamente fino alle 23.
La direzione dei lavori, avviati nel 2009, è stata condotta dall'architetto Giuseppe Mucci del settore Edilizia storica del Comune per la parte architettonica e dalla direttrice del Museo civico d'arte Francesca Piccinini per gli arredi e l'apparato effimero. Il restauro ha riportato alla luce l'aspetto originario dell'antica sagrestia, un tempo destinata a custodire i paramenti liturgici e tutti gli oggetti necessari allo svolgimento degli uffici religiosi, con interventi mirati alla struttura architettonica, ai maestosi arredi lignei e al delicato apparato effimero dipinto da Geminiano Vincenzi e Pietro Minghetti. Dopo accurate indagini preliminari, l’intervento ha consentito di risanare la superficie muraria, di recuperare la colorazione originaria delle pareti, l'elegante pavimento in marmi policromi e l'altare marmoreo. Le condizioni di pesante umidità che affliggevano la sagrestia hanno reso poi indispensabile un intervento di recupero e di manutenzione dei mobili in essa conservati.
Molteplici le novità emerse dagli studi archivistici, che hanno consentito in primis di ricondurre l'esecuzione dei due grandi armadi al falegname Sante Giovanardi, che li eseguì nel 1717 e nel 1720 per la sagrestia della chiesa di San Francesco. Durante l'occupazione francese, le autorità napoleoniche costrinsero molte chiese a chiudere e a vendere i propri arredi e nel 1796, quando venne intimato ai Padri della missione di San Francesco di sciogliersi, gli arredi della sagrestia furono venduti e quindi riadattati alla chiesa del Voto. Qualche anno più tardi giunsero molto probabilmente anche i due inginocchiatoi e le due panche addossate alle pareti che completano l'arredo ligneo dell'ambiente. La chiesa del Voto venne in parte risparmiata dalle devastazioni dei francesi e, benché non vi si svolgessero regolari funzioni religiose, rimase aperta al culto grazie alla generosità di numerosi benefattori.
Di notevole interesse anche le novità emerse intorno all'apparato effimero che in passato veniva montato in occasione del “sepolcro del Giovedì santo” nella cappella soprannominata “del Crocefisso”, abbellita dalla Pala della peste di Ludovico Lana. Gli studi recenti hanno infatti permesso di attribuire con certezza l'esecuzione dell'apparato ai pittori Pietro Minghelli e Geminiano Vincenzi che lo eseguirono nel 1819, smentendo in tal modo la precedente attribuzione del complesso decorativo a Jacopo Consetti, allievo di Francesco Stringa. Per informazioni ci si può rivolgere al Museo civico d’arte (059 2033100).
 

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