05/11/2012

“PER IL PERSONALE CRESCI@MO CONDIZIONI PARI AL PUBBLICO”

L’assessore Querzé ha risposto a due interrogazioni del consigliere Ricci (Sinistra per Modena) sul personale della Fondazione e su quello delle scuole comunali

Il trattamento economico e normativo del personale docente della Fondazione Cresci@mo – venti insegnanti assunti a tempo indeterminato – è equiparabile a quello degli insegnanti a tempo determinato delle scuole comunali, nonostante non venga applicato il contratto collettivo nazionale degli enti locali, ma il contratto di natura privatistica Aninsei (più un integrativo aziendale), “ritenuto più consono a una fondazione di partecipazione, in grado di differenziare maggiormente tra soggetto pubblico e privato, e di introdurre elementi di maggiore flessibilità”.

Lo ha detto l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzé rispondendo in Consiglio comunale nella seduta di oggi, lunedì 5 novembre, all’interrogazione, trasformata in interpellanza, del consigliere di Sinistra per Modena Federico Ricci sulla tutela della qualità del lavoro e del benessere di chi lavora per la Fondazione Cresci@mo. Contestualmente è stata discussa anche una seconda interrogazione, sempre di Ricci, su “quello che sta accadendo al personale del servizio scolastico 0-6 anni con le modifiche apportate, ritenute dalle organizzazioni sindacali in netta violazione del Contratto collettivo nazionale”.

Il consigliere, tra l’altro, ha chiesto garanzia in termini di qualità del servizio della Fondazione Cresci@mo, ha domandato se il servizio di istruzione per la fascia d’età 3-6 anni è erogato in regime di liberalizzazione o di esternalizzazione (che prevede un controllo più rigido e serrato da parte del Comune), come viene misurata la qualità del servizio e se si intende applicare il contratto collettivo di lavoro delle autonomie locali al personale docente. Ricci ha inoltre chiesto come si intende garantire pari trattamento economico e normativo tra il personale di Cresci@mo e quello del Comune, se si procederà nuovamente tramite bando per la definizione di una nuova graduatoria per l'assunzione del personale alla scadenza dell’attuale e se si ritiene probabile che la fondazione diventi in tempi relativamente brevi (24-48 mesi) un soggetto partecipato da capitale privato.

L’assessore ha assicurato che nonostante i minori costi della gestione tramite fondazione di partecipazione, anche l’offerta formativa delle scuole della fondazione “è la medesima di quelle comunali e che ogni contenuto verrà verificato in termini di presenza-assenza, efficacia ed efficienza. La qualità del servizio erogato – ha proseguito Querzé – verrà misurata, come per le scuole comunali, attraverso percorsi pluriennali di autovalutazione e il gradimento complessivo mediante strumenti di  customer satisfaction”. La soluzione della fondazione non rientra né tra le esternalizzazioni (non avendo il Comune affidato alcun servizio a soggetto esterno tramite gara d’appalto) né tra le liberalizzazioni: “Il Comune – spiega ancora l’assessore – ha affidato ad un soggetto di natura privatistica statutariamente controllato dalla stessa Amministrazione, l’erogazione di servizi rispetto ai quali l’ente deve garantire un controllo analogo a quello che eserciterebbe se il servizio fosse gestito direttamente”.

Rispondendo a una specifica domanda di Ricci, l’assessore Querzé ha inoltre precisato che i vincoli normativi ed economici cui sono sottoposti gli enti locali e che hanno spinto il Comune alla creazione di una fondazione “non si stanno allentando ma inasprendo, nell’ambito di una tendenza normativa che punta a ridurre la spesa pubblica e l’autonomia di scelta dei Comuni nella allocazione delle risorse, senza distinguere  tra spesa come spreco e spesa come erogazione di servizi pubblici ai cittadini. Se le altre condizioni permettessero un’eventuale futura assunzione del personale della Fondazione da parte del Comune – e non è questo il caso – i vincoli rimangono un ostacolo strutturale, oltre al fatto che il personale è stato assunto con selezione pubblica e non per concorso”. Querzé ha poi ricordato che la graduatoria di idoneità in base alla quale sono state assunte dalla fondazione le 20 insegnanti ha la durata di due anni e allo scadere della stessa si procederà a eventuali nuove assunzioni sempre tramite selezione ad evidenza pubblica. L’assessore ha infine escluso, per statuto, che la Fondazione diventi un soggetto partecipato di capitale privato.

Rispondendo alla seconda interrogazione, Querzé ha sottolineando di non credere che “la forte contestazione” delle organizzazioni sindacali alle scelte dell’Amministrazione sia di natura tecnica, ma piuttosto politica: “Lasciamo che la Fondazione Cresci@mo lavori; a seguito della verifica del Comune prevista tra un anno si deciderà cosa fare rispetto alle scuole da passare o meno alla stessa”. L’assessore ha spiegato che “il Comune sta tentando di rendere meno deflagranti per i genitori, e soprattutto per i bambini, le continue restrizioni del Governo; il quadro disegnato dal governo Monti per i servizi 0/6 anni pone problemi, infatti, a tutto ciò che non è esternalizzato – ha detto – e il Comune di Modena, che ha fatto ampio ricorso alla esternalizzazione, stavolta ha ritenuto invece imprescindibile il mantenimento di una quota significativa di scuole gestite in forma diretta. La Fondazione – ha concluso – è un modello innovativo che ha occasione di modificare gli equilibri politici ed economici”.

Sul tema è intervenuta anche Cinzia Cornia del Pd che ha sottolineato la qualità del sistema scolastico integrato: “Il privato, che a Modena interagisce con il pubblico in un sistema di alta qualità, non va demonizzato e l’idea della fondazione è nata per non cedere quote solo al privato, in una logica di welfare mix. Ho creduto sin dall’inizio in questa idea ambiziosa e innovativa al punto che, forse, non è stata compresa fino in fondo: sarebbe importante aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali”.

Nella replica il consigliere Ricci ha evidenziato che “non vanno attaccati i modelli organizzativi, ma tutto ciò che mette a rischio i modelli educativi. Sono in parte soddisfatto e in parte meno della risposta dell’assessore – ha affermato – capisco che spesso si danno le risposte che si possono dare e non sempre quelle che si vogliono dare, ma ad esempio quando si parla di flessibilità vorrei capire dove finisce la stessa e dove inizia la precarietà”.

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