27/05/2013

I GIOVANI MODENESI SI SENTONO PRECARI MA SONO FIDUCIOSI

E basano la fiducia sugli affetti: amici, famiglia, partner. Emerge da una ricerca condotta dalle Politiche giovanili del Comune in collaborazione con l’Università

È soprattutto nell’ambito del lavoro e della scuola che i giovani modenesi percepiscono in modo più acuto la condizione di precarietà, mentre gli amici e la famiglia sono il “rifugio” per eccellenza. Sentirsi precari non comporta però il ritiro dalla partecipazione attiva, anzi la grande maggioranza dei ragazzi di Modena si dichiara disponibile a rischiare sulla base della fiducia.

È quanto emerge dalla ricerca “La precarietà giovanile” promossa dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Modena in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia per mettere a fuoco la prospettiva con cui i giovani osservano il proprio futuro. “Pensiamo che i risultati dell’indagine - afferma l’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Modena, Fabio Poggi - contribuiscano a fornire input e strumenti per aiutarci a costruire, assieme ai giovani, percorsi innovativi, progetti che diano risposte non secondo le vecchie categorie del passato, ma capaci di dare concretezza a un ruolo sociale attivo dei giovani, a partire dall’impegno civico, dalla formazione, dal volontariato fino al lavoro, vincendo ogni tipo di precarietà in cui la nostra società li ha posti”.

Nell’ambito dell’Osservatorio Giovani della Regione Emilia-Romagna, l’indagine, condotta a Modena nel 2012, è stata estesa ad altre due province e i risultati della ricerca “La precarietà giovanile nei territori di Cesena, Modena e Piacenza” saranno illustrati il 3 giugno a Bologna (Auditorium della Regione, viale Aldo Moro 18).

“L’incertezza e il senso di precarietà – afferma Claudio Baraldi, professore dell’Università di Modena e Reggio Emilia e supervisore scientifico della ricerca – nascono quando l’enorme possibilità di scelte si trasforma in crisi. Il problema è come trasformare il senso di precarietà, che potrebbe alimentare lo scontro, il fatalismo, la difesa individualistica degli interessi, in tensione positiva verso il cambiamento della società. In queste condizioni, la fiducia è la discriminante per trasformare la precarietà in spinta all’azione”.

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