Ci sono contesti sociali in cui i giovani modenesi si sentono più precari e altri che si prestano come rifugio? Che cosa comporta la precarietà nei contesti fondamentali della socialità giovanile? Sfiducia radicale o al contrario disponibilità a muoversi nella dimensione del rischio?
Sono le domande a cui ha cercato di rispondere la ricerca “La precarietà giovanile” promossa dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Modena in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia. L’indagine è stata condotta nel 2012 attraverso un questionario sottoposto a gruppi informali di giovani con età tra i 13 e 29 anni del territorio comunale (123 rispondenti, 66 maschi e 57 femmine); a sette gruppi sono state sottoposte anche interviste semistrutturate per raccoglierne pareri più approfonditi. Tra i ragazzi intervistati rientrano gruppi informali contattati dal camper Infobus del Comune di Modena, oltre a gruppi che gravitano intorno al circolo Alchemia, all’associazione Gavci, alla ludoteca Strapapera, alla Città dei Ragazzi e ai Net Garage, giovani del servizio civile e anche quelli contattati nell’ambito del progetto Trasparenze.
Scuola, lavoro, gruppo di amici, famiglia e rapporto affettivo di coppia sono gli ambiti indagati in relazione ad aspetti quali precarietà, sicurezza, rischio, fiducia, in una prospettiva di medio (un anno) e di lungo periodo (dieci anni).
Dai risultati della ricerca emerge che quasi sette giovani su dieci (68,7%) guardano con fiducia al futuro prossimo (medio-breve periodo) in riferimento alla scuola, mentre in relazione al lavoro prevale la sfiducia in più di un giovane su due (51,7%). Ma, sebbene il lavoro rimanga l’ambito più segnato da scarse aspettative, la fiducia aumenta (73%) in una prospettiva di più lungo termine (10 anni); allo stesso modo i ragazzi interpellati nutrono più fiducia di fare carriera rispetto a quanta ne hanno di riuscire a inserirsi sul mercato del lavoro.
Nel breve-medio periodo la fiducia prevale in altri contesti sociali: innanzitutto, per quasi nove giovani su dieci (89%) nel gruppo di amici, in famiglia (81,5%) e nella coppia (77%), ambiti più frequentemente caratterizzati da relazioni di tipo affettivo e che rappresentano aree protette nell'esperienza dei giovani.
“La disponibilità a concedere fiducia – spiega Federico Farini curatore della ricerca - in una situazione in cui controllare il futuro e pianificare a lungo termine appare impossibile, è basata sull’affettività. I ‘contesti-rifugio’ sono quelli in cui i giovani sono più disposti a concedere fiducia e quindi ad assumersi i rischi che permettono di trasformare l’osservazione della crisi in tensione positiva verso il cambiamento. È tuttavia importante sottolineare che il lungo periodo permette di sperare anche nei contesti e per le età in cui la sfiducia nel breve periodo, alimentata dall’età che avvicina al lavoro, è elevata”.
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