23/06/2013

FOTOGRAFIA E ARCHITETTURA /2 – ECCO CHI È PIERO ORLANDI

Esperto del rapporto fra foto, urbanistica, architettura, l’architetto dell’IBC curatore di un saggio “modenese” su Gabriele Basilico è martedì 25 giugno alle 21.30 ai Giardini

Nell'ambito della sua attività, Piero Orlandi si occupa da molto tempo del rapporto fra fotografia, urbanistica, architettura. E ha curato il saggio “Un'immagine rinnovata della città “ a introduzione delle  25 fotografie di Modena scattate da Gabriele Basilico per il volume “Città e architetture. Il Novecento a Modena” (Franco Cosimo Panini, 2013) .

Nato a Bologna nel 1952, Orlandi si è laureato in architettura a Firenze nel 1976 . Nel biennio 1978-79 inizia a collaborare con l'Istituto Beni Culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna, a un progetto di censimento dei nuclei fotografici storici diretto da Andrea Emiliani. Dal 1979 è in servizio presso la Regione Emilia-Romagna, con incarichi in materia di conservazione dei beni architettonici, politiche abitative, riqualificazione urbana. Ha fatto parte del gruppo di lavoro che ha elaborato il Piano Paesistico Regionale nella seconda metà degli anni Ottanta.

Dal 2004 è responsabile del Servizio Beni Architettonici e Ambientali dell'Istituto Beni Culturali. Ha curato numerose mostre e pubblicazioni, tra le quali nel 2005 “Quale e Quanta” con Maristella Casciato, sull'architettura in Emilia-Romagna nel secondo Novecento.

Nel suo intervento ai Giardini Ducali di Modena del 25 giugno alle 21.30 - introdotto da Catia Mazzeri dell’Ufficio storia urbana dell’assessorato comunale alla Cultura – Orlandi racconterà di come fotografia e urbanistica siano entrambe nate nel diciannovesimo secolo. E di come “prima degli anni '70 sembra che siano stati gli architetti e gli urbanisti a spingere i fotografi a rispondere alle domande sulla trasformazione del paesaggio urbano, per aiutarli a interpretare qualcosa che è sotto gli occhi ma non sapevano come leggere. Oggi, invece, pare che sia la fotografia a invitare l'urbanistica ad agire sul proprio terreno in modo più precisamente documentato, magari ottenendo in cambio un ruolo più collaborativo e meno subalterno che in passato”.

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