16/07/2013

AREE F, UN DIBATTITO DI TRE ORE SUI NUOVI INDIRIZZI

Il documento che rivede la normativa delle Attrezzature generali fa discutere l’Aula

Un dibattito di quasi tre ore ha preceduto l’approvazione in Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 15 luglio, della delibera di indirizzi sulla revisione della normativa relativa alle aree F (a favore Pd; contro FdI, Pdl, Mf, Sel, Mpa, Udc, Msa; astenuto Rimini del Pd; non voto di Morini del Pd ed El).

Per Eugenia Rossi di Etica e legalità “l’assessore Giacobazzi ha espresso totale continuità con la precedente gestione dell’assessorato: Modena è priva di strumenti urbanistici legittimi perché la legge regionale dà indicazioni precise sul fatto che le varianti si debbano fare sul Psc e non sul Poc, tra l’altro scaduto”. Per Sandra Poppi di Modenasaluteambiente.it “nonostante le buone intenzioni la delibera rappresenta un palliativo e non molto di fatto. Si diminuisce qua e là il numero di alloggi e in alcuni casi si dilaziona nel tempo, ma in altre aree rimangono interventi consistenti, come in via Morane e in via santa Caterina”. Michele Barcaiolo di Fratelli d’Italia ha sottolineato la distanza tra Consiglio e Giunta sulle delibere urbanistiche in trattazione: “Serve chiarezza sulla visione della città che questa Amministrazione vuole lasciare ai posteri e sulle posizioni rispetto agli impulsi e segnalazioni che arrivano da più parti”. Per Sergio Celloni di Mpa “l’impegno nel sociale non si esprime solo realizzando una palazzina, ma con azioni relative a vari aspetti, dalla mobilità alla creazione di opportunità lavorative per le persone. Sono da sempre contrario alle politiche sulle aree F”, ha aggiunto il consigliere. Secondo Nicola Rossi di Modena futura “ci vuole più trasparenza sul futuro delle aree F e alcuni degli interventi in discussione, come ad esempio via Argiolas,  non riguardano l’edilizia sociale ma hanno come obiettivo l’apertura di cantieri, quando ce ne sono diversi abbandonati da imprese fallite”. Per Gian Carlo Pellacani dell’Udc “a meno di un anno dalla fine della legislatura ci si dovrebbe limitare alla conclusione di progetti in stato avanzato, ma non essendocene l’Amministrazione cerca di deliberare in fretta, ottenendo solo il sollevamento generale dei modenesi”. Adolfo Morandi del Pdl ha evidenziato che si tratta “solo di una delibera di indirizzi: qualcosa è cambiato ma il numero di abitazioni non si riduce della metà. La preoccupazione di molta parte della popolazione sulle falde acquifere dovrebbe bastare ad abbandonare l’idea dell’edificazione”, ha aggiunto.

Secondo Ingrid Caporioni di Sel “il Comune ha fatto bene a intraprendere la strada della partecipazione con il percorso 100 per Modena da cui è emersa la richiesta di rallentare. Chiediamo un atto di coraggio – ha proseguito – una buona politica è quella che sa anche tornare indietro sui propri passi”. Il capogruppo Federico Ricci ha annunciato voto contrario, precisando che “il punto è edificare in relazione ai bisogni e riuscire a sviluppare in tempi rapidi il nuovo Psc all’interno del quale devono essere prese decisioni di questo tipo”.

Per il Pd, Giulia Morini ha definito quello sull’urbanistica “un dibattito prezioso, ma dal punto di vista dei contenuti la delibera non risponde alle esigenze del momento”, ha precisato sottolineando inoltre la “necessità di rispettare le preoccupazioni per l’impatto di nuove costruzioni sulle falde acquifere”. Fabio Rossi ha evidenziato che “lo scopo è avere aree per l’edilizia sociale”, ha detto. “Dobbiamo incrociare le legittime perplessità espresse con questo bisogno. Se l’obiettivo delle prime è impedire l’edificazione sulle aree F si dimentica la finalità”. Michele Andreana ha evidenziato come la delibera ridimensioni “fortemente la portata del provvedimento sulle aree F, riducendo l’intervento alle quattro già oggetto di adozione. Ciò dimostra che l’Amministrazione ascolta la città anche se senza sdraiarsi sulle pressioni che provengono da più parti”. Secondo Stefano Rimini “si poteva fare di più e meglio. Ci sono stati segnali importanti sulla volontà di revisione, come lo stralcio di aree F – ha aggiunto – ma ad esempio su via Canizzaro e Aristotele si dovrebbe fare un passo ulteriore: dovremmo fare nostra la proposta di iniziativa popolare”. Maurizio Dori ha sottolineato che “da una parte o dall’altra le urbanizzazioni vanno fatte per rispondere alle esigenza di case della giovani coppie. Se oggi non facessimo partire la realizzazione di questi 1400 alloggi non potremmo far ripartire l’economia e senza risorse non si può fare riqualificazione”. William Garagnani ha ricordato che “nel 2004 c’era una visione generale di città più compatta, per ridurre gli spostamenti e valorizzare trasporto pubblico e a due ruote. La crisi ha chiesto un rimodellamento del sistema, con la riduzione del numero di abitazioni e l’introduzione dell’housing sociale”. Anche il capogruppo Paolo Trande ha ribadito che “il Comune ha ascoltato cittadini e minoranze quando c’erano buone ragioni e ha compreso le dinamiche economiche, sociali, commerciali che hanno suggerito cambiamenti: siamo infatti partiti da un quadro molto diverso dal punto di vista quantitativo e qualitativo”, ha detto.

Concludendo il dibattito, l’assessore alla Programmazione e gestione del territorio Gabriele Giacobazzi ha ricordato che dei 1.418 alloggi previsti su aree F “700 sono destinati all’housing sociale e la metà di questi, cioè 338, all’affitto. Gli alloggi saranno realizzati presumibilmente in tempi lunghi – ha aggiunto – perché le convenzioni non sono ancora firmate. Non è possibile fermarsi come viene richiesto: questo Paese e questa città – ha concluso l’assessore – sono corpi vivi e non hanno bisogno di fermarsi. Ci sono cittadini, imprese, persone a cui bisogna dare risposte”.

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