16/10/2015

PSC/4 – GLI INTERVENTI IN CONSIGLIO DELL’OPPOSIZIONE

Diversi i consigliere intervenuti nel dibattito sugli indirizzi del futuro Piano

Nel dibattito sul futuro Psc che si è svolto in Consiglio comunale nella seduta di giovedì 15 ottobre sono intervenuti anche numerosi consiglieri di opposizione.

Per il M5s Marco Bortolotti ha espresso l’esigenza, nei prossimi passaggi “di elementi di indagine oggettivi e informazioni puntuali”. Il consigliere ha evidenziato l’importanza della trasparenza e della partecipazione nel percorso verso il Psc, così come della semplificazione “non solo nell’interesse dei poteri forti” e della certezza del diritto “in cui le regole devono essere uguali per tutti”. Luca Fantoni ha espresso la speranza “di poter costruire il Psc con informazioni attendibili e certe sul grado di integrazione tra le attuali Province, perché le politiche della mobilità e dei trasporti non possono essere fatte al buio, e nemmeno gli interventi di natura economica e di rigenerazione delle aree dismesse. È importante spiegare ai cittadini cos’è il saldo zero nel Psc – ha aggiunto – perchè finora non è stato espresso in modo chiaro”. Per Mario Bussetti “uno degli aspetti più critici è che ancora in questo documento si parla di nuove abitazioni e di metri quadrati da costruire. Non dobbiamo limitarci a contenere l’uso di nuovo suolo, ma lavorare sull’urbanizzato senza toccare il territorio non costruito. La vera innovazione in grado di fare scuola sarebbe che Modena inserisse il vincolo per cui non si possono più costruire nuovi edifici”. Secondo Elisabetta Scardozzi ci sono obiettivi, già scaturiti dal percorso dei Cento per Modena, sui quali è necessario che il Psc sia chiaro: “Non costruire sulle falde acquifere e su aree sensibili; definire norme certe per le zone urbanizzabili; riequilibrare il sistema di mobilità dando più spazio al trasporto pubblico, ai pedoni, alle ciclabili e a nuove forme di trasporto come il car sharing e il car pooling; aumentare le aree verdi e puntare al recupero dell’edilizia e degli spazi pubblici”. Fondamentale in questo percorso, per Marco Rabboni, “non considerare una cosa di secondo piano la sostenibilità finanziaria delle opere e dei servizi: occorrerà una attiva mano pubblica e sarà quindi necessario saper cogliere tutte le opportunità finanziarie esistenti”. Il consigliere ha inoltre espresso la speranza “che venga fatta una Commissione urbanistica differente da quella esistente, formata non solo da architetti e ingegneri ma anche da sociologi, psicologi, ambientalisti e artisti, nominata dal Consiglio e non dalla Giunta”.

Domenico Campana di Per me Modena ha sottolineato “l’unicità strutturale dell’Emilia Romagna che ha portato alla nascita di città di media grandezza con sviluppo economico e lavorativo omogeneo, tali da consentire l’assorbimento delle ondate migratorie del passato. Mettendo mano a un progetto di città bisogna tenere conto di questa straordinaria ricombinazione di carattere demografico e culturale per evitare che le comunità finiscano per rinchiudersi in ambiti ristretti”.

Per FI Adolfo Morandi “Modena ha la necessità di modificare gli obiettivi e di adeguare il Piano edificatorio alle esigenze che sono mutate nel tempo. Negli indirizzi ci sono affermazioni condivisibili – ha aggiunto – ma non vorrei che rimanessero solo parole senza tradursi in fatti concreti. Bisogna rendere Modena attrattiva per le imprese e ridisegnare il Psc”.

Antonio Montanini di CambiaModena ha sollevato “un grave problema di metodo: prima di arrivare al Psc avremmo dovuto farci qualche domanda in più sulle prospettive future della nostra economia e industria: come si fa a progettare la città se non si immagina come sarà dal punto di vista economico industriale?”. Per il consigliere “non ci si deve limitare al concetto di riqualificazione ma bisogna avere il coraggio di rinnovare e sperimentare, ad esempio con la progettazione di nuovi quartieri autosufficienti e senza automobili”.

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