28/04/2018

AL COMUNALE IN SCENA "ORIELE E LA FABBRICA DEL TABACCO"

Lo spettacolo, promosso dal Comune, in occasione della Festa del Primo maggio. Un progetto con cinque compagnie teatrali modenesi che esalta il lavoro femminile

Uno spettacolo che esalta il lavoro femminile e riscopre una parte importante della storia modenese attraverso un progetto condiviso che unisce il Comune, le organizzazioni sindacali e cinque compagnie teatrali cittadine. È “Oriele e la fabbrica del tabacco”, lo spettacolo che andrà in scena al Teatro Comunale Pavarotti per celebrare la festa del lavoro del Primo maggio.

Il progetto è promosso dagli assessorati alla Cultura e alle Pari opportunità del Comune di Modena, in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro comunale di Modena, Cgil, Cisl, Uil e con il contributo di Bper Banca. Lo spettacolo, che andrà in scena martedì 1 maggio alle 21, è a ingresso gratuito e i biglietti sono disponibili all’Ufficio relazioni con il pubblico e allo Iat di piazza Grande 17. “Oriele e la fabbrica del tabacco” è tratto dall’omonimo romanzo di Elena Bellei (per la casa editrice digitale Il dondolo), con la consulenza drammaturgica di Emanuele Aldrovandi, e vede riunite cinque compagnie teatrali modenesi, Amigdala, Čajka Teatro, Drama Teatro, Peso specifico teatro, Sted-Teatro, sotto la direzione di Toni Contartese e con i cori di voci femminili Le chemin des femmes e Le core.

Lo spettacolo “Oriele e la fabbrica del tabacco” è stato presentato questa mattina con una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il vice sindaco di Modena e assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza, l’assessora alle Pari opportunità Irene Guadagnini, Elena Bellei, autrice del romanzo dal quale è tratto lo spettacolo e Anna Paragliola, del coordinamento femminile della Cgil. Presenti inoltre Magda Siti di Drama Teatro e l’attrice Olivia Corsini che nello spettacolo interpreta il ruolo di Oriele.

“Con questo progetto – ha spiegato l’assessore Cavazza – vogliamo rendere un omaggio alle operaie che all’inizio del secolo scorso lavoravano, in condizioni molto dure, alla Manifattura Tabacchi di Modena ma anche alla creatività che la città allora come ora esprimeva. E lo facciamo attraverso la professionalità e i talenti degli artisti e delle compagnie teatrali che animano la vita culturale modenese”.

“La scelta della data del primo maggio per la rappresentazione – sottolinea l’assessora Guadagnini – naturalmente non è casuale. Cogliamo infatti l’occasione della Festa dei lavoratori per accendere un riflettore sul lavoro delle donne. Se infatti – prosegue Guadagnini – il dato modenese è buono, sfiorando il 70 per cento di occupate, ben venti punti al di sopra della media nazionale, gli ostacoli da superare per arrivare a una reale parità sul lavoro tra uomini e donne sono ancora molti, primo fra tutti il gender gap salariale ma anche una maggiore precarietà. E fa riflettere che questa battaglia per la parità sul lavoro e nelle retribuzioni sia attuale oggi come lo era così tanti anni fa”. Secondo i dati elaborati da Tindara Addabbo nell’ambito di una ricerca realizzata con i sindacati il dato nazionale riporta un gap salariale del 18 per cento. La media modenese è migliore, fermandosi tra il 14 e il 16 per cento ma va sottolineato che nel 2008, prima della crisi, era al 6 per cento.

“Oriele e la fabbrica del tabacco” racconta di Oriele, operaia alla Regia Manifattura Tabacchi di Modena, dove si entra solo con il certificato di miseria e la raccomandazione di qualche notabile della città e con le sue compagne, Teresa, Bruna, Argìa, Elide, lavora per dieci ore al giorno con il tabacco fermentato appoggiato sulla pancia. La loro storia si intreccia con quella del dottor Rolando Silvestri, l’unico che abbia a cuore le sorti delle sigaraie, le visita gratuitamente e compie ricerche per dimostrare il legame tra i vapori tossici della fabbrica e il tasso altissimo di aborti. Due storie che corrono parallele e si incrociano in un’unica vicenda di riscatto umano e sociale, in un racconto che esalta il lavoro femminile sullo sfondo del ventennio fascista, con la sua politica maschilista e la retorica della madre patria.

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