25/01/2019

ITALPIZZA / 3 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Gli interventi dei consiglieri prima dell’approvazione degli ordini del giorno

Prima dell’approvazione da parte del Consiglio comunale dei due ordini del giorno su Italpizza, presentati rispettivamente da CambiaModena, Pd, M5s, FI, Energie per l’Italia, Lega nord, e da Sinistra unita Modena, sono intervenuti numerosi consiglieri.

Aprendo il dibattito dopo la presentazione degli ordini del giorno, Fabio Poggi, Pd, ha fatto appello “a non perdere l’occasione, in una situazione così drammatica, di lanciare un messaggio chiaro, forte e unanime. Possiamo ancora farlo, con lo sforzo di tutti. La città non chiede a noi di stabilire chi ha ragione ma ci chiede di fare la nostra parte per risolvere la questione e perché le parti trovino un accordo nell’interesse di tutti”. Antonio Carpentieri ha posto il tema di cosa può fare l’amministrazione per tutelare i lavoratori e per valutare se sia applicabile il contratto degli alimentaristi ricordando che nel caso Castelfrigo la Provincia ebbe un ruolo chiave nel pilotare un accordo che riconosceva ad almeno una parte dei lavoratori questo contratto più vantaggioso. Il consigliere ha affrontato anche la questione degli appalti affermando che “830 lavoratori appaltati in un’unica attività produttiva non ci possono lasciare indifferenti. La vera precarietà ormai è qui ma deputato a risolvere il problema è il legislatore”. Diego Lenzini, dopo aver ricordato che nella commissione capigruppo si era deciso di non affrontare l’argomento di Italpizza nella seduta in corso e di fare un percorso diverso, “ma poi l’impegno è stato disatteso”, ha ribadito che “avere quattro quinti della forza lavoro gestita in appalto è al limite dell’imbarazzo dal punto di vista della responsabilità sociale d’impresa, è sbagliato anche se purtroppo è permesso dalla legge, e inaccettabile. Nel territorio modenese però ci sono molte aziende che lavorano responsabilmente e quindi dobbiamo chiedere anche a Italpizza di farlo”. In chiusura di intervento, il consigliere ha sottolineato che “quello che fa l’azienda non va bene ma non giustifica quello che accade fuori”.

“Perché si possa tornare alla normalità – ha affermato Antonio Montanini, CambiaModena – dobbiamo capire con chi abbiamo a che fare e a Italpizza non sono i sindacati o i lavoratori ma un gruppo che si muove con metodi mafiosi”. Per il consigliere l’ordine del giorno “condiviso con le forze politiche responsabili” è un buon risultato anche se “affrontare il dibattito su questo tema ora, senza le necessarie informazioni, e con queste modalità non rende onore alla delicatezza dell’argomento. La pace sociale è il tema di attualità di cui dovevamo parlare: si è passati da conflitto sindacale a problema di ordine pubblico e se continuiamo così diventerà un problema sociale. Dobbiamo tutelare il diritto dei lavoratori e il diritto al lavoro”. Montanini ha poi detto che l’azienda ha già avviato un “percorso di confronto con i sindacati veri. Se la situazione perdura c’è il rischio che l’imprenditore sentendosi abbandonato dalle istituzioni perda fiducia e delocalizzi, inoltre hanno già congelato investimenti che avrebbero aumentato l’occupazione. Qui – ha concluso – c’è da schierarsi a favore della tutela dei posti di lavoro e quindi dalla parte della legalità”.

Marco Cugusi, Sinistra unita Modena, ha ricordato che la situazione di tensione nello stabilimento Italpizza dura da tempo: dopo l’incontro in Prefettura speravamo che si potesse tornare alla normalità nonostante le violazioni contrattuali accertate dall’Ispettorato del lavoro ma non è stato così. Ma un’azienda che si sta sviluppando – ha proseguito – può pensare di farlo comprimendo il costo del lavoro? Non siamo mica in Cina e credo che il comportamento dell’azienda non sia tollerabile. Condanniamo ogni forma di violenza, favoriamo il dialogo tra le parti e vogliamo che la situazione si risolva pacificamente ma nessuno deve essere preso in giro”. Paolo Trande ha sostenuto che il Consiglio “deve provare ad assumere una posizione rispetto a quanto avvenuto e sta avvenendo dal punto di vista economico, sociale, sui diritti dei lavoratori e sul modello di impresa che viene proposto da Italpizza. Non possiamo pensare – ha aggiunto – che quello sia il modello di competitività territoriale che dobbiamo seguire, perché se lo è, dobbiamo prepararci al disastro per tutti. Un’azienda di quella forza con molti elementi interessanti e innovativi può avere quasi tutti i dipendenti esternalizzati?”. Per Marco Malferrari bisogna sollecitare il legislatore perché intervenga sulle regole del lavoro modificandole per fare in modo che i lavoratori “non siano costretti a manifestare la loro esasperazione per il mancato rispetto dei diritti. È necessario intervenire sulla giungla contrattuale che ha permesso alle aziende di abbassare il costo del lavoro a scapito dei dipendenti ma che ha abbassato anche il potere di acquisto dei lavoratori”. Ribadendo i concetti espressi dai colleghi del gruppo consiliare, Vincenzo Walter Stella ha sottolineato che “è inaccettabile un simile gioco al ribasso della qualità del lavoro e della condizione dei lavoratori. Condanniamo senza dubbio ogni forma di violenza: quella fisica messa in atto all’esterno dello stabilimento ma anche quella che si esprime attraverso il ricatto economico o psicologico a danno dei lavoratori”.

Secondo Giuseppe Pellacani, Energie per l’Italia, il caso di Italpizza rientra in una situazione di crescita di conflittualità che negli ultimi anni ha visto contrapporsi non solo lavoratori e sindacati alle aziende ma anche sindacati confederali e non confederali, causando una degenerazione del conflitto e iniziative di protesta non sempre spontanee. Ma, ha aggiunto il consigliere, “con Italpizza ci troviamo davanti a un’emergenza e il messaggio univoco che deve uscire da questo Consiglio è quello di abbassare i toni e di dare un messaggio di solidarietà, come specificato nell’ordine del giorno, come preambolo di una discussione più ampia e di merito che faremo quando avremo informazioni più chiare, precise e trasparenti ascoltando le parti interessate nell’incontro che abbiamo previsto di fare”.

Per Luigia Santoro, Lega nord, “le questioni sono controverse e non possono essere ridotte a questo dibattito. Sarebbe quindi stata una decisione saggia approvare un ordine del giorno di condanna della violenza e di solidarietà e prendersi il tempo di acquisire gli elementi necessari a un dibattito più informato”.

La globalizzazione, “la cui prima vittima, a causa del confronto con i paesi più poveri”, è stata il lavoro, e l’euro, “che ha impedito all’Italia di usare la svalutazione che ci permetteva di essere competitivi”, sono per Andrea Galli, FI, i motivi che “hanno reso drammatico il tema del lavoro. I sindacati poi hanno aggiunto ulteriori aggravi, come tredicesima, quattordicesima, assicurazione sul lavoro, che obbligano le aziende a trovare sistemi di elusione della legge per rimanere sul mercato senza licenziare i lavoratori ma licenziando i loro diritti”. Nel caso di Italpizza, ha aggiunto il consigliere, “il fatto che tanti lavoratori siano dipendenti in appalto è sconcertante ma le aziende hanno bisogno di flessibilità, anche interna. Ma con i vincoli che ci sono, il mondo del lavoro è un mondo in cui qualche compromesso va accettato e chi non capisce questi vincoli non capisce la realtà delle aziende”.

Marco Chincarini, Modena bene comune, ha affermato: “non voglio fare il processo ai cobas e non voglio cadere nel ricatto della delocalizzazione che è grave. Per questo dobbiamo affrontare il tema insieme e chiedere al sindaco di farsi promotore del tavolo. Come Consiglio abbiamo non solo l’obbligo di seguire l’evoluzione della situazione ma anche un obbligo di attenzione sulla qualità del lavoro nel territorio e dobbiamo pretenderla dagli imprenditori”.

Per il M5s, Elisabetta Scardozzi ha ricordato che sono state accertate violazioni a carico delle cooperative, tra le quali il superamento delle ore lavorative e l’omissione di contributi. “Come forza di governo, il M5s chiede dunque con forza all’esecutivo di lavorare a un quadro normativo decisamente lacunoso. È necessario anche un tavolo di confronto di cui il sindaco si faccia garante che riunisca le forze imprenditoriali, i lavoratori e i sindacati per individuare il miglior accordo possibile tra i diritti dei lavoratori e le esigenze dell’azienda”.  

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