21/04/2022

REVOCA CITTADINANZA/2 – “FU ATTO DIVISIVO, IMPOSTO DA ROMA”

L’intervento in aula dello storico Montella: “Il provvedimento dell’Assemblea fu funzionale a creare una narrazione di parte, ma la città non era monocolore fascista”

La cittadinanza onoraria che Modena conferì a Benito Mussolini il 21 maggio 1924 “fu un atto politico, funzionale a creare una narrazione di parte. Con questa onorificenza, infatti, si intendeva creare un filo di continuità tra il sacrificio della Prima guerra mondiale, la violenza squadrista e la conquista del potere attraverso la marcia su Roma”. Così lo storico Fabio Montella ha aperto l’intervento dedicato a “Modena e Mussolini nel 1924” nel corso della seduta del Consiglio comunale dedicata alla Festa della Liberazione nella quale è stata approvata la revoca della cittadinanza onoraria di Modena a Mussolini.

Modena, ha proseguito Montella, conferì la cittadinanza a Mussolini come moltissimi altri Comuni italiani, tra i quali Firenze, Napoli e Roma. Il fascismo, ha spiegato, aveva appena trionfato alle elezioni politiche del 6 aprile 1924 e, proprio a seguito dell’enorme clamore suscitato da quella vittoria e dal conferimento in Campidoglio della cittadinanza romana al Duce, era maturata l’idea di estendere il provvedimento a tutti i Comuni italiani, indicando come data simbolica il 24 maggio, giorno dell’ingresso dell’Italia nella Grande guerra. Anche il prefetto di Modena, come gli altri, invitò tutti i Comuni del territorio ad adeguarsi e la città di Modena lo fece, appunto, il 21 maggio poiché il sindaco Fausto Bianchi il 24 avrebbe dovuto recarsi a Roma per le cerimonie del nono anniversario dall’entrata in guerra. La delibera consiliare fu approvata per acclamazione.

Ma occorre andare cauti, ha spiegato lo storico” nel descrivere una Modena monocolore fascista, come potrebbe sembrare basandosi sulla semplice appartenenza dei suoi rappresentanti in Consiglio comunale: alle elezioni del 6 aprile, il “listone” fascista in città aveva vinto, ma con uno dei peggiori risultati in provincia. A votarlo fu meno di un modenese su due (il 47 per cento) e non era rappresentata in Consiglio oltre la metà dei cittadini: socialisti e sindacalisti, comunisti e repubblicani, i popolari di Francesco Luigi Ferrari e gli anarchici, alcuni liberali, gli ex combattenti di Italia Libera e le operaie della Manifattura Tabacchi.

“Oltre che un atto rituale e scontato, la concessione della cittadinanza onoraria a Mussolini fu anche un atto fortemente divisivo. Servì a rimarcare il ‘noi’ e il ‘loro’: di qua coloro che rientravano nella narrazione fascista, di là gli altri, bollati come antinazionali”. Ma quella linea di continuità ideale tra guerra, rivoluzione fascista e marcia su Roma era “una narrazione di comodo che rafforzava un consenso difficile da raggiungere: all’inizio del 1925, gli iscritti al Fascio non erano più di 850, l’uno per cento della popolazione”.

Il conferimento della cittadinanza a Benito Mussolini, ha concluso Montella, “ha dunque il sapore di un atto calato dall’alto più che promosso dal basso; imposto da Roma a Modena. Non fu il riconoscimento condiviso di una particolare benemerenza, ma un semplice passaggio, scontato e persino banale, nella costruzione di un racconto funzionale a una visione di parte. Non era Mussolini che si celebrava, ma il suo personificare un legame astratto tra guerra, rivoluzione fascista e conquista del potere. Un legame che era molto più problematico di quanto i fascisti volessero far credere”.

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