21/04/2022

REVOCA CITTADINANZA/3 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Gli interventi dei consiglieri prima dell’approvazione della delibera

Sono numerosi i consiglieri comunali intervenuti nel dibattito che ha preceduto l’approvazione della delibera che revoca la cittadinanza onoraria di Modena a Benito Mussolini.

Barbara Moretti (Lega Modena) ha affermato che “il problema della cittadinanza a Mussolini non esiste: è un fatto storico, che non si può cancellare né nel suo esistere né nel suo significato. Non serve revocare la cittadinanza quasi cento anni dopo alla luce di una Costituzione antifascista in cui tutti ci riconosciamo: quella è la nostra storia e con quella dobbiamo fare i conti. Rileggere tutti gli atti del passato alla luce dei principi di oggi porta solo a cancellazioni e dibattiti divisivi. Quella di oggi – ha concluso – è una trappola ideologica che lasciamo votare a chi strumentalmente l’ha proposta”. Per Stefano Prampolini dal passato, “specie se difficile, dovremmo trarre la forza di migliorare. Quella pagina della nostra storia cittadina deve scolpirsi nella memoria di ogni modenese come memento perché scelte come quella non si ripetano. È sbagliato cancellare un fatto storico con una delibera: il tentativo di imbrogliare la storia è un atto di debolezza ed è sempre pericoloso”. Per Luigia Santoro la delibera è “strumentale e priva di senso”, definendola “un atto politico che distoglie l’attenzione dai veri problemi della città”. Anche la consigliera ha osservato che “la cittadinanza onoraria era decaduta con la morte di Mussolini” e ha suggerito alla giunta di “dedicarsi ai veri problemi della città, come la crisi economica, la sicurezza e il lavoro, situazioni sorte anche a seguito della pandemia”. In sede di dichiarazione di voto, Alberto Bosi ha innanzi tutto ricordato che “la libertà deve rappresentare sempre e comunque un principio fondamentale da perseguire, non ci sono totalitarismi classificati di serie A o B”. Quindi, motivando l’astensione al provvedimento, ha affermato pure che “la giunta sta strumentalizzando la vicenda. Piuttosto dovrebbe occuparsi di problemi reali di sicurezza e ambiente e invece i cittadini subiscono un nuovo aumento dell’Irpef e un incremento delle multe con l’obiettivo dell’Amministrazione comunale di far cassa”.

Affermando che la revoca arriva quasi cento anni dopo il conferimento della cittadinanza “senza che nessuno finora l’abbia ritenuta importante”, Beatrice De Maio (Modena sociale) ha sostenuto che “forse i motivi alla base di questa revoca proprio ora sono lavarsi la coscienza per ciò che si sta facendo su altri fronti”. La consigliera ha ricordato, quindi, che l’Italia e i Paesi della Nato non hanno votato la risoluzione dell’Onu del 18 novembre 2021 che vieta la glorificazione del nazismo. “E questo a pochi mesi dall’operazione russa in Ucraina che tutti sapevano essere la destinataria del provvedimento. Il cinismo dell’Occidente è senza vergogna”, ha concluso auspicando una riflessione su quanto sta accadendo.

Ricordando le denunce di Giacomo Matteotti, che, “come il giudice Borsellino, sapeva che sarebbe stato ucciso per il suo operato”, Paola Aime (Europa verde-Verdi) ha affermato che “noi, oggi, saremmo superficiali se pensassimo di essere fuori da quei giorni infernali: nulla va dato per acquisito o per scontato e meno che mai la libertà o l’antifascismo. La revoca della cittadinanza è un impegno a vigilare, a non farci intrappolare dalla pigrizia spirituale, a non rinunciare mai alla nostra libertà. Che la nostra fede resti nella giustizia, nella libertà e nella pace”.

Per Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) se c’è ancora “una divisione sulla valutazione del fascismo, questo significa che l’ideologia fascista ancora non si è definitivamente spenta, ma anzi è pericolosamente viva e pronta a riaccendersi. Per questo è indispensabile continuare a proporre occasioni di memoria, confronto, riflessione e approfondimento storico su quello che hanno rappresentato per il nostro paese il fascismo e Mussolini. Giusto anche – ha concluso – che, come c’è agli atti il conferimento, ci rimanga anche in maniera indelebile la revoca”. Camilla Scarpa ha definito la revoca “un atto simbolico ma fondamentale di memoria, per quanto ha rappresentato l’antifascismo per la città, per Modena città medaglia d’oro per la Resistenza, per l’impegno collettivo per la Liberazione. Ma anche per il futuro, in un momento in cui i movimenti neofascisti sono in forte crescita e reclutano nuovi seguaci. Il voto di oggi da solo non basta, serve che le istituzioni siano capaci di coltivare ogni giorno la fiducia dei cittadini. Ma allo stesso tempo è un segno inequivocabile che non c’è alcuno spazio per l’intolleranza neofascista”.

Dopo aver premesso di essere “convintamente antifascista”, Enrica Manenti (Movimento 5 stelle) ha detto che “Modena, anche se non completamente, è stata fascista. È un fatto storico, con cui dobbiamo fare i conti anche se non ci piace. Oggi votiamo un’azione di cancellazione, ma guardando soprattutto al futuro, pensiamo che si potrebbero mettere in campo molte piccole azioni, ma concrete, per affermare i valori antifascisti uscendo dalla retorica, come, per esempio, ripristinare l’accesso diretto dei cittadini agli atti politici e amministrativi del Comune”. Giovanni Silingardi ha annunciato il voto a favore della delibera “perché siamo antifascisti e abbiamo la consapevolezza che l’antifascismo e la resistenza reso possibili la democrazia e la libertà. Il fascismo, ci dice la storia, è stato un male radicale, fin dal suo inizio. La primavera del 1945 ci ha portato la Liberazione e la delibera di oggi deve farci riflettere sui valori di democrazia e partecipazione, diritti e giustizia che quella primavera ci ha portato e che sono racchiusi nella Costituzione”.

Per Fratelli d’Italia - Popolo della famiglia, Antonio Baldini ha sostenuto che la delibera “è inapplicabile e illegittima sotto il profilo giuridico perché se la persona è deceduta si estingue anche la qualità della cittadinanza onoraria”. Il fascismo, ha aggiunto, “si è concluso nel 1945 e bisogna analizzarlo in quel contesto, non con le categorie di oggi e attraverso un antifascismo a tratti caricaturale. Non dobbiamo fare confusione tra passato e presente: i singoli atti di matrice fascista vanno condannati ma oggi l’accusa di fascismo viene usata per demonizzare l’avversario. In questo senso, la delibera è fuori tempo e ha valore solo propagandistico”. La delibera avrebbe dovuto concentrarsi “sui totalitarismi, anche quelli purtroppo attuali, e non sui ‘fascismi contemporanei’ a cui si fa riferimento nel testo”, ha affermato Elisa Rossini, che ha poi rimarcato come l’atto della giunta sia “vuoto” e presenti profili “strumentali e ideologici”. Per la consigliera il documento, infatti, “è inopportuno e irresponsabile per la sua distanza dalla realtà, ovvero la guerra in Ucraina”, e si perde quindi l’occasione “per esprimersi davvero a favore della pace e della libertà”.

“L’antifascismo odierno offende la memoria di chi ha lottato e si è sacrificato all’epoca”, ha affermato Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia). Per il consigliere la delibera “è fuori luogo e fuori tempo” e si inserisce nel contesto di “una rilettura della storia con una lente nuova e artefatta. Piuttosto che cancellare la memoria con un atto uguale e contrario, sarebbe stato meglio studiarlo e valorizzarlo per il futuro. Non è con la negazione che si fa un servizio alla collettività e alle nuove generazioni”.

Per il Pd, Stefano Manicardi ha affermato che “il fascismo può essere dentro ciascuno di noi, per esempio ogni volta che si accetta una sopraffazione o che un’aggressione possa risolvere un conflitto”. A mitigare questa tendenza è “il civismo democratico, fatto anche di azioni, commemorazioni e simboli che tengano viva la memoria di quello che è stato e che potrebbe essere di nuovo. La delibera di oggi è una di quelle azioni che formano il senso comune democratico nella società”. Per Alberto Bignardi la revoca dovrebbe essere considerata da tutti “un atto dovuto, in una città che è Medaglia d’oro per la Resistenza. Approviamo questo atto per chiarire, una volta di più, la natura antifascista di questo Consiglio, per non farci venire il dubbio che l’antifascismo sia solo di facciata, per mantenere viva la memoria. Passiamo il testimone da chi ha combattuto per la libertà alle generazioni che verranno”. Anche per Federica Di Padova la revoca è un “atto dovuto e necessario, con il quale oggi, nel cuore delle istituzioni della nostra città, proviamo a fare i conti con il passato. Ci esprimiamo con un voto democratico, che è la vera vittoria di oggi, per dire che quel voto di allora non rende onore alla nostra città. La storia si scrive giorno dopo giorno, e oggi scriviamo una nuova pagina nella quale tutti dovremmo riconoscerci”. Mara Bergonzoni ha voluto ricordare che “l’onorificenza a Mussolini allora fu calata dall’alto, non era voluta dalla popolazione. Dobbiamo ricordare anche che gli iscritti al fascio erano pochi in città. Questo atto non cancella la storia ma fa parte della storia di oggi, per tutelare una democrazia che è fragile”. “L’antifascismo “è un patrimonio comune da sviluppare anche nel presente”, ha affermato Federica Venturelli, sottolineando che “dobbiamo essere nuovi partigiani per contrastare le diseguaglianze le violenze”. La consigliera ha spiegato che votare la delibera significa “contribuire a ribadire i principi di democrazia e libertà anche per le nuove generazioni”. Dopo aver sottolineato che “l’atto amministrativo è valido in quanto mai annullato”, Antonio Carpentieri ha precisato che “Modena non può più accettare di essere rappresentata dalla figura che incarnava il fascismo, Mussolini, e la città non si riconosce più in quei valori di violenza, razzismo e assenza di democrazia che erano presenti nel 1924”. Rivolgendosi “ai consiglieri che trovano la delibera illegittima”, il consigliere ha suggerito di “rivolgersi al Tar”.

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