07/10/2023

“RIVEDERE L’ABROGAZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA”

Approvata dal Consiglio comunale la mozione di Silingardi (M5s) che chiede al Governo di ripensare le politiche di contrasto alla povertà e all’inclusione

Rivedere la cancellazione del reddito di cittadinanza e quindi anche le attuali politiche di contrasto alle povertà e all’inclusione sociale, per affrontare adeguatamente il “disastro sociale” in cui si trovano famiglie e pure Comuni, non in grado di farsi carico di un numero crescente di persone in condizione di fragilità.  È la principale richiesta che il Consiglio comunale di Modena rivolge al Governo, approvando l’ordine del giorno sul reddito di cittadinanza, presentato da Giovanni Silingardi per il Movimento 5 stelle, nella seduta di giovedì 5 ottobre. Il documento è stato approvato con anche il voto a favore di Partito democratico e Sinistra per Modena e quello contrario di Lega Modena, Alternativa Popolare, Modena Sociale, Forza Italia e Fratelli d’Italia; astenuto invece Gruppo indipendente per Modena. L’atto, inoltre, chiede di potenziare le risorse umane ed economiche sia dei servizi sociali comunali sia dei centri per l’impiego (Cpi), per supportare pienamente la lotta alla povertà anche a fronte, appunto, della revisione del beneficio.

Il riferimento è alla legge di bilancio 2023 che introduce “radicali modifiche” alla disciplina del reddito di cittadinanza, attivata nel 2019 quale misura di politica attiva del lavoro e di contrasto a povertà, disuguaglianza ed esclusione sociale. Il documento ricorda che in previsione dell’abrogazione della misura, prevista l’1 gennaio 2024, è in corso un regime transitorio che “riduce il numero di beneficiari e introduce strumenti inefficaci per importo e durata, senza peraltro coinvolgere gli enti locali”. È il caso, puntualizza l’atto, della card solidale “Dedicata a te” (“iniqua e insufficiente”), del valore di 382,50 euro, ed erogata una tantum per l’acquisto di generi di prima necessità.

L’ordine del giorno puntualizza che sono migliaia le famiglie ad aver già ricevuto comunicazione di sospensione del beneficio tramite un sms (“modalità che dimostra insensibilità e disprezzo verso i percettori”). La sospensione, viene chiarito, riguarda le fasce più deboli di beneficiari e meritevoli di tutela, perché interessa proprio le famiglie con persone non attivabili al lavoro. Inoltre, viene precisato, in alcuni casi la sospensione dell’erogazione è conseguenza non della mancanza di requisiti, bensì della mancata comunicazione di presa in carico dei cittadini da parte dei servizi sociali; una causa, dunque, non imputabile al beneficiario. In particolare, viene puntualizzato che a Modena la sospensione del reddito di cittadinanza è pervenuta a tutti i 1.825 percettori abitanti nel comune, mentre la cessazione definitiva del contributo potrebbe riguardare seicento persone classificate come occupabili.

Al termine della fase transitoria, il 31 dicembre 2023, il reddito di cittadinanza verrà sostituito da una nuova misura, l’Assegno di inclusione, destinata però, specifica il documento, solo ad alcune categorie di cittadini fragili e caratterizzata, tra l’altro, da un requisito “discriminante” che prevede la residenza in Italia da almeno cinque anni, di cui perlomeno gli ultimi due continuativi.

Il documento, quindi, impegna l’Amministrazione comunale, anche attraverso il coinvolgimento dell’Anci, a chiedere a Governo e Parlamento la revisione del proprio orientamento sul reddito di cittadinanza, nonché sulle intraprese politiche sociali “che non allargano il perimetro del welfare”. L’esecutivo viene inoltre invitato a prevedere nella legge di bilancio 2024 nuove risorse agli enti locali per potenziarne le azioni territoriali di lotta alla povertà e all’inclusione sociale, anche attraverso l’istituzione di un tavolo urgente di confronto sul tema. Contestualmente, si chiede di garantire “celere” attuazione degli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il potenziamento dei centri per l’impiego, in via complementare alla riforma delle politiche attive e della formazione definita nel Programma nazionale Gol “Garanzia per l’occupabilità dei lavoratori”, che prevede (grazie a una dotazione di oltre 4 miliardi) servizi specifici per l’impiego e piani personalizzati di attivazione.

 

 

 

 

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