06/03/2024

CONSIGLIO / 2 - "NO NAME. IL CARCERE NEGLI OCCHI DELLE DONNE"

Caterina Liotti racconta il progetto realizzato nella sezione femminile del Sant’Anna. Al centro percorsi di consapevolezza e sostegno, anche attraverso l'arte

La detenzione femminile in Italia è quasi invisibile, sia per le dimensioni numeriche sia per la scarsa pericolosità sociale. Alla fine del 2023 le donne detenute nelle carceri italiane erano 2.541 a fronte di 60 mila 166 uomini; in Emilia Romagna sono 151 (mentre gli uomini sono 3.572) e a Modena sono 32 le donne rinchiuse nella sezione femminile del carcere maschile di Sant’Anna. Numeri e situazioni che contribuiscono a far “sparire” le donne detenute, i loro specifici bisogni e le loro sofferenze.   

Parte anche dall’idea di rendere visibile questa realtà “No Name. Il carcere negli occhi delle donne”, il libro che racconta il progetto “(Ri)comincio da me”, realizzato all’interno del carcere modenese nel 2023, e la mostra di opere delle detenute “(In)curabile bellezza. Donne che fanno comunità”. Curato da Caterina Liotti, del Centro documentazione donna di Modena, il volume è al centro dell’iniziativa che il Consiglio comunale dedica alla Giornata internazionale della donna nella seduta di giovedì 7 marzo, con inizio alle 17.30, nella quale Liotti esporrà le esperienze che hanno portato alla realizzazione del libro stesso.

“No Name” è il nome che le detenute del Sant’Anna hanno scelto per il loro Collettivo, “autore” delle opere con le quali hanno voluto raccontare la detenzione femminile insieme alle volontarie e alle operatrici del Centro documentazione donna, della Casa delle donne contro la violenza, del Gruppo carcere città. La mostra, come i laboratori realizzati all’interno del carcere e la pubblicazione conclusiva, è il risultato del progetto “(Ri)comincio da me. Percorsi di consapevolezza e sostegno, da donna a donna, per il benessere psicofisico e il reintegro lavorativo e sociale delle donne detenute” che, a partire dalla primavera 2023, ha coinvolto circa 25 detenute e una decina di volontarie e operatrici che si sono incontrate nella biblioteca della sezione femminile raccogliendo bisogni disattesi, voglia di libertà, paure, sofferenze e cercando di costruire momenti di consapevolezza e sostegno incanalati nel laboratorio di educazione all’arte di cui la mostra è il risultato.

La mostra, esposta dal 7 marzo nella sede dell’Assemblea legislativa regionale dopo essere già stata allestita lo scorso novembre alla Casa delle donne e, di seguito, all’interno del carcere, restituisce l’esperienza del laboratorio artistico nel corso del quale le detenute hanno incontrato la comunità delle pescatrici del Delta del Po: un incontro nel quale le donne che vivono il carcere si sono messe in gioco facendo nascere una comunità basata sui valori della cura e della sorellanza come emerge dai collage che hanno realizzato (su fotografie di Marianna Toscani). Una narrazione nuova, come spiega Liotti, “che racconta qualcosa di apparentemente inconciliabile con la durezza del luogo in cui tutto ciò è avvenuto: la nascita di uno spazio di inaspettata bellezza”.

La pubblicazione “No Name”, realizzata in forma di catalogo, nella prima parte accompagna il visitatore nel percorso laboratoriale mentre nella seconda offre un contributo di Grazia Zuffa, autrice di diverse ricerche e pubblicazioni sulla realtà delle donne dentro al carcere. L’obiettivo è ridurre la distanza tra la città e il carcere affinché la società civile possa aiutare a sostenere percorsi di uscita dal reato e di reinserimento lavorativo e sociale delle donne detenute.

Il progetto “(Ri)comincio da me” è stato promosso dal Centro documentazione donna, Casa delle donne contro la violenza, Csv Terre Estensi in collaborazione con il Comune di Modena e dal Direzione della Casa circondariale Sant’Anna, ed è stato sostenuto con il contributo dell’8 per mille della Chiesa Valdese.

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