10/02/2003

PANNICELLO CALDO O RIMEDIO ALL'ITALIANA, IL RISULTATO NON CAMBIA

Trasmettiamo una riflessione di Raffaele Candini, Assessore allo Sport del Comune di Modena, in merito all'emendamento parlamentare salva società calcistiche di serie A e B
"Pochissime riflessioni sul recente emendamento salva bilanci rivolto alle società calcistiche di serie A e B in approvazione parlamentare in questi giorni. Che lo si chiami pannicello caldo o rimedio all'italiana, penso che la sostanza non cambi. E' la logica dei condoni una tantum della finanziaria 2003 che si trasferisce tout court al mondo dello sport. Un artificio contabile che non modifica la realtà del calcio professionistico italiano: aziendalizzazione fallita, costi di acquisto e retribuzioni del giocatori spropositati, nessuna diversificazione degli introiti, mancanza di patrimonio reale, eccessive aspettative finanziarie verso pay-tv al tracollo. L'elenco dei mali del calcio potrebbe continuare con l'infimo livello di credibilità e fiducia nelle sue istituzioni (arbitri ricusati, lega e federazioni contestate, nazionale abbandonata, società fallite), ma tutto è noto. Quello che mi lascia perplesso è come i provvedimenti elaborati schivino completamente questi bersagli, oltretutto premiando i furbi e penalizzando gli onesti (Modena compreso). Il calcio, per salvarsi, ha bisogno di cambiar pelle, non di allontanare nel tempo i propri debiti. Occorre un pacchetto di norme che trasformi le società di A e B in vere e proprie aziende con bilanci regolari, appetibili sul mercato e più concorrenziali fra loro. Lo sport americano (nba, nfl, nhl sono leghe di esempio) insegna: tutte le squadre hanno pari possibilità di ingaggiare i grandi campioni, esiste un tetto cumulativo ai salari, le società costruiscono e possiedono i propri impianti, producono utili diversificati (biglietti, diritti tv, merchandising, attività commerciali dirette) e sono contese da imprenditori come ogni azienda appetibile. Risultato: ascolti ai massimi, arene sempre piene, grande credibilità di istituzioni e arbitri, campioni differenti quasi ogni anno. Esattamente il contrario di quanto avviene da noi, dove la concorrenza reale è bloccata in mano ad un pugno di società e dove si va in borsa solo per spillare qualche quattrino fresco ai poveri risparmiatori italiani per pagare l'ingaggio del fenomeno di turno. E dove le società sono burroni in cui i paperoni nostrani buttano soldi a badilate per il proprio prestigio (quando va bene per amore della maglia) e nulla più. Ma su questo tutti tacciono, e tamponano con provvedimenti una tantum, solo perché "the show must go on", lo spettacolo deve continuare. I tifosi italiani non si disperino se ci saranno altri casi Fiorentina, perché il disastro era ampiamente annunciato: il macchinista al momento dell'avvistamento dell'iceberg era al bar per un meritato e gustoso caffè a discutere di campionati di A a 128 squadre, di Baggio si-no-forse, movioloni in campo e ex veline abbandonate."

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