20/07/2004

'LA PIAZZA DEGLI UOMINI LIBERI'

Intervento del Sindaco Giorgio Pighi e del Vice Sindaco Mario Lugli
I modenesi sanno da sempre che il loro Duomo è una delle chiese più belle del mondo. Non ha la solenne monumentalità di S.Pietro, a Roma, non ha la l'imponenza orgogliosa di S.Maria in Fiore, Duomo di Firenze, ma pochissime chiese hanno la sua maestosa luminosità, che deriva dall'insieme dei marmi bianchi e rosa, e che si esalta nella 'leggerezza' delle suo disegno. Segni distintivi di una cattedrale unica, che come poche altre sa esprimere spiritualità anche attraverso le forme. I modenesi l'hanno sempre amata, la loro chiesa, non solo perché simbolo della città, ma proprio in virtù di una bellezza talmente sfacciata da annichilire chiunque la veda per la prima volta. Fra questi, sempre più numerosi, nei mesi scorsi c'è stato anche Dario Fo. Ne è rimasto talmente colpito dal voler immediatamente tradurre questo suo entusiasmo con l'arte che lo ha reso famoso in tutto il mondo: il teatro, il racconto di donne e uomini. Quando l'artista ha proposto all'amministrazione comunale lo spettacolo che abbiamo visto in questi giorni nessuno ha avuto dubbi sulla straordinaria opportunità che si presentava con l'incontro fra un monumento Patrimonio dell'Umanità e un grande artista premio Nobel. Modena poteva solo decidere di cogliere questa possibilità, facendola propria e trasformandola in un evento irripetibile. Non dovrebbero essere necessarie ulteriori spiegazioni, ma il dibattito di questi giorni ci induce a ribadire alcuni aspetti che forse troppo frettolosamente avevamo dato per scontato. Il primo è che il duomo di Modena non ha bisogno di una nuova consacrazione. Non lo pensa questa amministrazione e non lo pensa, crediamo, nemmeno Dario Fo che, invece, ha creato uno spettacolo molto bello partendo da una sua personalissima interpretazione della storia della nostra città e del nostro Duomo. Non è perfettamente aderente alla realtà dei fatti, o anche solo alla storia ufficiale' Francamente ci sembra questione di scarso rilievo politico e storico: lo spettacolo di Dario Fo avrebbe una sua valenza comunque, anche se il riferimento al Duomo fosse puramente pretestuoso. Ma non è nemmeno così, in quanto, attraverso la sua ricostruzione, Fo ha voluto raccontare una storia di popolo dell'anno mille, legata alla cattedrale, ma con riferimenti espliciti anche alla realtà di oggi. Nell'elenco degli obiettivi raggiunti citiamo solo i più importanti: l'offerta culturale della nostra città si è sicuramente arricchita; intorno all'opera di Dario Fo sono cresciute altre iniziative sul Duomo di Modena (anche molto distanti come la mostra allestita dall'associazione Collina della Poesia presso la Chiesa del Voto); attraverso la ripresa televisiva integrale e grazie anche ai tanti servizi realizzati in questi giorni dai media locali e nazionali, Modena ha avuto una promozione turistica di straordinaria portata. La nostra intenzione, quindi, non era quella di abbracciare la libera interpretazione che Dario Fo ha dato delle vicende che hanno portato all'erezione della cattedrale, ma semplicemente di offrire alla città ed anche oltre, una occasione di spettacolo e di riflessione. Nel segno del pluralismo del pensiero e delle idee, come dimostrano altre scelte dell'amministrazione comunale: basti ricordare, che nella stessa piazza e con la stessa grande affluenza di pubblico, nelle ultime edizioni del Festival Filosofia, Mons. Bruno Forte ha tenuto due lezioni sul tema della Bellezza e della Vita. Il segno distintivo dell'amministrazione, è perciò quello di proporre, a persone di comprovato valore culturale e intellettuale, siano essi Dario Fo o Mons. Bruno Forte, momenti pubblici di incontro per arricchire il dibattito collettivo e per favorire anche la ricerca personale. Il limite di una polemica costruita con schemi ideologici, francamente polverosi e irrealistici, è evidente: comunisti contro cattolici, anticlericali mangiapreti contro crociati della fede, difensori del sacro contro blasfemi. Se il ragionamento prendesse le mosse da queste considerazioni ci sarebbe ben poco da aggiungere, semplicemente risulterebbe inutile. Se invece si vuole discutere di varietà delle idee e delle proposte, di una città che vive anche di cultura, di un futuro da costruire anche sulla straordinaria capacità delle cultura, nelle sue diverse espressioni, di sollecitare il confronto tra le persone, insomma se si vuole essere utili, sicuramente nell'amministrazione comunale di Modena si troverà un interlocutore interessato e soprattutto propositivo.

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