14/11/2006

PUBBLICI ESERCIZI, IL CONSIGLIO APPROVA LA DELIBERA

Tutti gli interventi dei consiglieri comunali nel corso dl dibattito
Il Consiglio comunale di Modena ha approvato con il voto favorevole di tutti i gruppi, ad eccezione dell’astensione di Forza Italia e il voto contrario di Modena a Colori, le linee di programmazione e definizione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni degli esercizi di somministrazione, che prevedono il rilascio di un massimo di 75 nuove autorizzazioni per l’apertura di pubblici esercizi come bar, locali, ristoranti o trattorie nei prossimi cinque anni, di cui 16 in Centro storico e 59 nel resto del territorio comunale.
Illustrando la delibera, l’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini ha dichiarato che “il lavoro svolto parte da una approfondita analisi effettuata sulla base di diverse variabili, quali l’evoluzione demografica, l’evoluzione dei consumi, l’attuale dotazione di pubblici esercizi ed attraverso una metodologia di calcolo fornita dalla Regione Emilia-Romagna - recepita a livello provinciale – individua il contingente numerico dei nuovi pubblici esercizi da rilasciare nei prossimi cinque anni. Le nuove autorizzazioni – ha aggiunto - saranno concesse prevalentemente tramite bando pubblico e i punteggi saranno assegnati sulla base di criteri quali l’innovazione del servizio offerto, nuove modalità di gestione e apertura al pubblico, attrattività e innovatività del format di somministrazione, complementarietà dell’attività di pubblico esercizio con altre attività, come ad esempio attività artigianali. Particolare attenzione sarà inoltre riservata a promuovere l’imprenditoria giovanile e femminile e a conciliare le attività con le esigenze dei residenti, con prescrizioni rigorose in termini di impatto acustico”. L’assessore, inoltre, ha sottolineato che la delibera nasce in seguito ad un confronto con le associazioni di categoria degli imprenditori, con i rappresentanti dei lavoratori e dei consumatori e che “la proposta, pur rientrando ancora in una logica di programmazione numerica, punta ad introdurre progressivamente una maggiore concorrenza, come stimolo alle imprese esistenti e ai nuovi imprenditori a migliorare la qualità, innovare i servizi e possibilmente ridurre i prezzi, a favore dei consumatori”.
In fase di dibattito Achille Caropreso (Indipendente) ha apprezzato le agevolazioni rivolte ai giovani, sottolineando anche la ricaduta positiva che avranno le nuove aperture di pubblici esercizi in Centro storico, seguito da Andrea Galli (An) che ha invece sottolineato “la desertificazione di alcune zone del centro in seguito allo sviluppo della grande distribuzione commerciale degli ultimi vent’anni”. Galli ha anche ricordato che la programmazione delle licenze prevista dalla delibera “presto incontrerà una liberalizzazione che si presume sarà totale, compresi i bar e ristoranti”, aggiungendo di essere a favore dell’immissione di nuove licenze che “garantirà nuova vitalità al Centro storico. Una limitazione, al contrario, porterebbe ad un calo di qualità e ad una speculazione abnorme sulle licenze, che hanno anche valore di diverse decine di migliaia di euro”. Galli, inoltre, ha dichiarato che “le scadenze di 5 anni sono solo ipotizzate. In ogni momento, infatti, l’amministrazione centrale potrebbe decidere di andare ad una liberalizzazione che, se non attentamente pesata, potrebbe portare al tracollo delle attività commerciali”.
Ubaldo Fraulini (Ds) ha ricordato che gli obiettivi di Maastricht sono quelli della libera circolazione dei cittadini e delle merci, della garanzia di concorrenza attraverso le liberalizzazioni e della tutela dei consumatori: “Solo con Bersani si è dato il via alle liberalizzazioni – ha evidenziato Fraulini - anche se a nessuno sfugge il contrasto con ciò che diciamo e stiamo facendo, anche se è comunque da considerarsi come un passo avanti”. Fraulini ha quindi sottolineato che “la concorrenza è l’anima del commercio, è l’unico strumento per combattere le rendite di posizione e permette a nuovi operatori di abbassare i prezzi, introduce vivacità e innovazione di idee e comportamenti. Pensiamo a quanti operatori sono rimasti chiusi nel periodo del Festival Filosofia. C’è bisogno di grossi passi in avanti, perché quei comportamenti non giovano”. Il consigliere dei Ds ha concordato sul fatto che “l’arco temporale dei 5 anni sarà superato dalle proposte e dalle leggi future. Operiamo sulla base della legge regionale, che è però ancorata ai vecchi principi e non alle innovazioni di cui c’è bisogno. Quindi chiedo una verifica entro due anni”.
Sergio Celloni (Udc) ha invece posto il tema della perdita di valore delle licenze in seguito alle liberalizzazioni: “Io sono per la tutela delle attività se il risultato dev’essere quello che dopo 40 anni di lavoro arriva un concorrente di fianco a te. Dire che in questi anni sono cambiate le esigenze è aleatorio, perché cambieranno ancora se continua la crisi. Io voto a favore – ha dichiarato - ma chiedo che i pubblici esercizi vengano aperti in parti del centro che vanno rivitalizzante. Il mio, insomma, sarà un voto a favore con riserva, perché come imprenditore ritengo fondamentali i diritti e la tutela, perché le attività risentono di forte crisi. Non capisco – ha concluso - come mai le associazioni abbiano concertato questa delibera, sembrano fuori dal mondo”.
Olga Vecchi (Fi) ha sottolineato il turn over nei pubblici esercizi, che è un “segno di crisi”, aggiungendo – in merito al progetto di rivitalizzazione dell’area Saragozza – che “togliere il liceo Sigonio spaventa i negozianti della zona, perché una scuola porta a movimento nella città, che si ripercuote anche nell’acquisto”. Secondo Olga Vecchi va perseguita la qualità dei pubblici esercizi e vanno garantiti i parcheggi, ricercando – nell’apertura dei nuovi locali – “compatibilità con i residenti in merito ai problemi degli orari di apertura”.
Giovanna Lolli (Ds) ha dichiarato di apprezzare l’iter che ha portato alla delibera, in particolare la consultazione con le associazioni di categoria e l’analisi di alcuni parametri di riferimento: “In questi anni – ha dichiarato – si sono trovate modalità nuove, si aprono esercizi dove ci sono situazioni di riqualificazione, decisione importante anche in relazione alle imprese che hanno l’esigenza di collegarsi ad un territorio che non sia deserto. Nel monitoraggio dei risultati di questa delibera deve essere coinvolta anche la commissione apposita”.
Renato Cocchi (Ds) si è chiesto se “sia un paese moderno quello che ancora fa distinzione tra servizi commerciali e pubblici esercizi. E’ il segno di un’arretratezza politica e culturale che si deve superare. Siamo in una situazione in cui si è liberalizzato il commercio, ma non ancora questa fetta. E’ evidente che ci sono problemi, la crisi dei piccoli esercizi del centro storico e non solo. Il problema è di garantire la qualità del servizio, qualificare la città. Tutto questo è più facilmente risolvibile con una programmazione pubblica o con ricorso a parametri come concorrenza, competizione merito e capacità imprenditoriale? Dovremo fare questo salto, perché la programmazione pubblica risente degli enormi difetti del sistema politico italiano, ma anche di rigidità quando affronta questioni che non le sono proprie. Se per garantire ad un artigiano di avere tre tavolini è necessario fare delle norme speciali, questo dice che siamo un paese in cui molte cose non funzionano”. Sul fronte delle liberalizzazioni Cocchi ha aggiunto che “non si può punire il taxista che lavora anni per pagarsi la licenza, ma neanche dire che il futuro è di chi fa rendita su un sistema di concessioni pubbliche. La liberalizzazione toglie la possibilità di governare il sistema? Io non credo, il Comune ha altri strumenti a propria disposizione. La giunta si faccia quindi coraggio e portabandiera di questa scelta di modernizzazione”.
Antonio Maienza (Udeur) ha concordato con l’intervento di Cocchi, aggiungendo che “siamo di fronte alla fotografia di una città molto ingessata. Avremo dovuto avere coraggio di andare incontro alle maggiori richieste pervenute. Per il centro storico – ha aggiunto - sottolineo in negativo questa blindatura di 16 concessioni, che è gravissima, perché significa che le licenze andranno alle stelle. Anche la spalmatura delle altre licenze nelle zone periferiche è poca cosa rispetto a quanto viene chiesto. Bisogna liberalizzare anche in prospettiva del decreto Bersani. L’assessore – ha concluso - deve avere più coraggio e più determinazione verso chi vuole lavorare nella nostra città”.
Paolo Ballestrazzi (Modena a Colori) ha dichiarato di condividere quanto detto da Cocchi e Maienza: “Il problema – ha spiegato - è che visto che le associazioni di categoria sono critiche poiché si tocca nel vivo il portafogli di alcune categorie notoriamente sensibili, abbiamo l’impressione che l’amministrazione marci ‘lento pede’, con grandi affermazioni, ma pochi fatti. L’amministrazione dà valutazioni positive delle politiche della città, ma ciò non toglie che su questo terreno ci deve essere la possibilità di migliorare, altrimenti se ci si trastulla nel dire che si è bravi perché muoviamo tre gocce d’acqua in un mare grande come quello del commercio, che richiede invece il coraggio politico di mettere in campo progetti che siano il più possibile condivisi e riformatori. In questo atto noi questo coraggio non lo cogliamo e quindi daremo voto contrario”. Anche Dante Mazzi (Forza Italia) ha invocato “maggiore coraggio da parte dell’amministrazione per rivolgersi alla Regione e dire che non si può più fare riferimento a questa legge regionale del 2003, perché ci sono stati fatti nuovi, il percorso è cambiato, gli obiettivi sono mutati e quindi si va ad adempiere a un compito, ma siamo fuori tempo perché le direttive nazionali ed europee vanno in un’altra direzione. Ci vorrebbe un Ordine del Giorno che richieda di non ottemperare a questa legge regionale e andare per un’altra strada”. Mazzi ha anche criticato “l’eccessiva presenza del pubblico”, ricordando che “il piano quinquennale è un retaggio del passato”, facendo poi riferimento al caso dello spostamento del liceo Sigonio: “In questo caso - ha dichiarato - penso al danno di chi aveva investito nel fatto che ci fosse il liceo ed è rimasto frustrato da un provvedimento di imperio da parte dell’amministrazione. Anche un semplice piano del traffico e dei parcheggi cambia totalmente le prospettive di redditività di un esercizio pubblico. Parlare di zonizzazione è superato da quello che è il principio di libertà di insediamento e concorrenza a cui si ispira l’intera Unione Europa. Quindi – ha concluso – ci voleva il coraggio di fermarsi e vedere se era opportuno fare questo piano quinquennale o appellarsi alla Regione e chiedere una sospensione per essere conformi a quanto succede nel governo centrale e in Europa”.
Enrico Artioli (Margherita) ha invece chiesto a “chi invoca il coraggio di dire cosa intenda per liberalizzazione. Se intende il laissez fair senza governare non so se sia condivisibile. Siamo in una fase di transizione verso nuove politiche. Il sistema complessivo va letto con oculatezza e quindi se le sollecitazioni sono viste in prospettiva sono d’accordo”. Artioli ha aggiunto che “ci vuole equilibrio tra la situazione di oggi e quella che verrà. I presupposti sono chiari e condivisibili. Il meccanismo di rilascio tramite bandi è apprezzabile e prende in considerazione innovazione, ecologia, sicurezza. Non so se la libera concorrenza lo garantirebbe. L’assessore dimostra di saper accogliere le domande, ma anche fermezza di fronte alla richiesta di riduzione. 75 nuove licenze su quelle esistenti significa il 10% di incremento, che non è poco”.
Per Mauro Manfredini (Lega Nord) “ci vuole coraggio politico, ma non vuol dire apertura a tutto campo, come se per ogni saracinesca ci debba essere un negozio. Così non si risolvono i problemi. Abbiamo già avuto l’esperienza con Bersani, che la prima volta ha dato una mazzata a tutti i commercianti. Chi poteva chiudere ha chiuso. I commercianti li vedete come tutti ladri, ma sono in altri posti. Ci sono i ladri legalizzati come le cooperative. Oggi – ha aggiunto - ci sono commercianti che non possono chiudere perché sono indebitati e cercano il momento di andare in pensione, costretti a vendere l’appartamento che hanno acquistato. Per l’usura sono in prima fila proprio i commercianti, costretti a farlo per pagare le tasse. Il modo va governato e questa delibera fa bene, perché garantisce un controllo. Non ho mai votato così convinto come in questa delibera”.
E’ stata quindi la volta del sindaco di Modena, Giorgio Pighi, che ha commentato gli interventi del dibattito ricordando che “è difficile in questa fase trovare una linea in cui l’esigenza di concorrenza si coniughi, senza disastri sociali, con le aspettative già maturate. Ci sono imprenditori che si trovano a metà del guado e che di fronte a operazioni del genere rischiano di essere penalizzati. Il tema delle liberalizzazioni – ha aggiunto - non è più ideologico, ma va nella direzione di mettere i commercianti in grado di misurarsi e dare risposta alla domanda di servizio, senza creare nel contesto economico e sociale delle distorsioni. Ho sentito più volte il richiamo all’intervento di Cocchi, cioè che bisogna essere convinti che la strada delle liberalizzazioni non ha alternative. Bisogna rendersi conto – ha sottolineato - che con tutta l’accortezza a non penalizzare e con il rispetto verso le categorie, è una strada che va perseguita. Non si cita l’evasione fiscale per un’intera categoria, ma ci sono categorie che devono essere guidate a compiere in maniera più decorosa il loro obbligo fiscale. La delibera, quindi, va nella strada giusta, forte anche della convergenze con le associazioni”.
In fase di replica Stefano Prampolini ha ribadito che quello con le associazioni “è stato un confronto, non una concertazione. Siamo in una fase transitoria che si governa attraverso lo strumento dei bandi. La qualità di alcuni pubblici esercizi di Modena – ha aggiunto – ha ricevuto lodi della stampa per qualità e innovazione. E’ la strada giusta per spingere nuovi e attuali gestori a mantenere la qualità”. Prampolini ha anche ricordato i risultati del bando per l’area Saragozza, concordando infine sulla necessità di andare ad una verifica dei risultati della delibera in discussione alla scadenza dei 24 mesi.
Le dichiarazioni di voto si sono aperte con l’intervento di Sergio Celloni (Udc) che ha ribadito il proprio voto favorevole, dichiarando che “la richiesta di competitività è un argomento trito e ritrito, ma a Modena c’è l’indice più alto di grande distribuzione, quindi non nascondiamoci dietro questi argomenti. Quando qui dentro sento parlare di impresa – ha aggiunto - vorrei sapere chi ne capisce qualcosa. Un conto è fare il finanziere o il sindacalista, un altro è fare l’imprenditore. Io voto a favore, ma ritengo opportuna la salvaguardia delle imprese e del loro valore, altrimenti si toglie il valore di tutta la sua attività”.
Mauro Tesauro (Verdi) ha ricordato che “anche chi non tira su la saracinesca ha spese. Noi insegnanti, ad esempio, abbiamo lo stesso livello di reddito di alcune categorie di commercianti. Il nostro sarà un voto favorevole per un motivo di fondo: noi non siamo degli ultra liberisti, non crediamo al mercato che si governa da solo e non crediamo neanche nei piani quinquennali, ma in una sana via di mezzo . Auspico – ha concluso . che nei meccanismi premianti dei bandi di gara possano trovare spazio anche contenuti quali l’adesione a buone pratiche di gestione rifiuti e approvvigionamento energetico”.
Secondo Andrea Galli (An) “la delibera accompagna il futuro del commercio, ma non si tiene conto che in questi anni già il sistema ha cercato di modernizzarsi. Non sono d’accordo con chi esprime timore che questa liberalizzazione distrugga il lavoro di una vita. perchè il costo di una licenza è solo una minima parte. Modena negli ultimi decenni ha perso punti rispetto a realtà commerciali delle altre città della regione. Non siamo i primi della classe e in parte è dovuto alla grande distribuzione che ha tolto risorse a piccoli e medi commercianti. Se lei assessore dice che Modena si distingue per la qualità, non sono d’accordo. I commercianti non sono responsabili in toto, però non siamo i primi della classe. Il riposizionamento – ha concluso - vorrà dire per alcuni perdere la propria attività come avviamento commerciale, ma non si può fare altrimenti. Questo è il tentativo di accompagnare il maggior numero di negozi ad un futuro che è imminente. Noi voteremo a favore, sperando che il tessuto commerciale superi questa prova”.
Baldo Flori (Modena a Colori) ha criticato “i tempi lunghi, la logica del rinvio a tempi miglior, la posizione attendista rispetto alla regione o al governo, la rinuncia a fare da stimolo al governo, la rinuncia ad essere parte del laboratorio Emilia che tanto vantiamo. Noi voteremo contro, non ci teniamo il mal di pancia che abbiamo sentito anche nella maggioranza. La delibera sa di vecchio rituale, di concertazione o confronto a tutti i costi. Potevamo giocare in modo attivo la transizione, la delibera doveva parlare con più coraggio di competitività, concorrenza e innovazione. La risposta alle esigenze della mancanza di un progetto chiaro non è la conservazione o l’ingessatura, ma la spinta nella direzione delle riforme”.
Michele Andreana (Ds) ha dichiarato che “l’esigenza di ammodernare è trasversale. Avere coraggio non signifca disconoscere il buon lavoro fatto, che ha impostato con ricerca del consenso un atto deliberativo che accompagna, ma non impone. Bisogna decidere, ma non con un atto di imperio. L’assessore ha già detto che il provvedimento si muove su questa falsariga, con una verifica a 24 mesi perché se i processi di liberalizzazione a livello nazionale andranno avanti, si farà altrettanto con le regole locali. Questo governo, con una risicata maggioranza, proprio su questo si sta spendendo. Il governo precedente, con una maggioranza di oltre 100 parlamentari, le liberalizzazione le ha bloccate. Daremo quindi voto favorevole pensando anche ad una verifica di metà mandato”.
Adolfo Morandi (Forza Italia) ha annunciato l’astensione del suo gruppo dichiarando che “una liberalizzazione totale sarebbe un problema per molti, quindi va bene governare il passaggio. Siamo favorevoli a percorrere questa fase, ma il nostro sarà un voto di astensione perchè questa fase pone numeri che tutto sommato non ci convincono, continua ad avere punti non completamente chiari, soprattutto per le zone nuove. Ci voleva maggiore coraggio con autorizzazioni superiori”.
Alberto Caldana (Margherita) ha infine dichiarato che “dal 1991 a oggi sono state rilasciate 19 licenze e, solo oggi, se ne rilasciano 25, quindi siamo in linea. Fa sempre specie sentir parlare di maggior coraggio da chi è stato al governo cinque anni senza fare niente, da chi ha manifestato con i tassisti romani contro le liberalizzazioni”.

Azioni sul documento