15/02/2006

IL CONSIGLIO COMUNALE CONTRO LA DIRETTIVA BOLKESTEIN

Approvato un Ordine del Giorno della maggioranza, respinto uno di Alleanza Nazionale
Il Consiglio comunale di Modena ha approvato un Ordine del Giorno che impegna il Sindaco a 'mettere in atto tutte le iniziative utili affinché la Direttiva Bolkestein sia profondamente modificata e che sia stralciato il principio del 'Paese d'origine' per ogni tipo di rapporto di lavoro, in modo da garantire i servizi d'interesse generale così come si sono andati configurando nei Paesi dell'Unione in avanzato livello di stato sociale'. L'Ordine del Giorno, presentato dai gruppi di maggioranza, nel corso della seduta è stato integrato con un emendamento di Rifondazione Comunista e uno di Lega Nord e approvato con il voto favorevole della maggioranza e Alleanza Nazionale e con l'astensione di Forza Italia e Lega Nord. Nel corso della stessa seduta, inoltre, è stato respinto con il voto contrario della maggioranza e il voto favorevole dell'opposizione un Ordine del Giorno presentato da Alleanza Nazionale che richiedeva il medesimo impegno a proposito della Direttiva Bolkestein, sottolineando però nella premessa che la Direttiva era stata presentata nel corso della presidenza Prodi della Commissione Europea. Una mediazione per arrivare alla presentazione di un solo documento non ha dato gli esiti auspicati, e si è andati quindi alla discussione e votazione dei due documenti distinti, con l'esito sopraccitato. Nel corso del dibattito Michele Barcaiuolo (An), ha illustrato l'Ordine del Giorno del proprio gruppo, dichiarando che avrebbe 'votato a favore di tutti e due gli Ordini del Giorno. Il fatto di citare Prodi è normale. C'è una certa sinistra che si identifica nel socialismo europeo, perché Tony Blair ha avuto atteggiamento preoccupante verso i temi del lavoro. La politica di Prodi, Blair e Bolkestein non è quella di Robin Hood ma quella dello sceriffo di Nottingham'. Mauro Tesauro, illustrando invece il documento della maggioranza, ha sottolineato che 'l'Ordine del Giorno sottoscritto da tutto il centro sinistra ha il sapore di mediazione politica, perché al parlamento europeo abbiamo posizioni non similari. Il nostro timore è che la direttiva possa incrinare il modello del welfare europeo, già agonizzante dopo una serie di privatizzazioni che si sono succedute. E' l'emblema di un ultraliberismo pericoloso su donne, ambiente e sul lavoro in genere. Deregolamenta i servizi che non sono gestiti dai poteri pubblici e non si capisce perchè fare dei regali ai consorzi transnazionali'. Alvaro Colombo (Prc) ha presentato un emendamento spiegando che lo stralcio del paese d'origine 'va allargato ad ogni tipo di lavoro, non solo a quello dipendente come prevede la direttiva, ma per ogni tipo di rapporto di lavoro', aggiungendo che 'bisogna capire se discutiamo di un Europa fatta di mercati, o di un Europa basata sui diritti. La direttiva vincola la crescita di un Europa unitaria all'uniformità dei mercati prima che all'uniformità dei diritti. E' modo di costruire l'Europa parziale. L'emendamento che sottolinea l'uniformità dei lavoratori, tutti, pone il tema della tutela dei lavoratori e degli utenti. Lo stesso accordo europeo lo supera solo parzialmente, anche per lo stesso mondo del lavoratore dipendente, ma non tiene presente ad esempio compensi e contributi. Come innalzare i paesi deboli per portali a livello dei paesi forti' Se non si eleva il loro livello, ad esempio con salari e diritti, è ovvio che in quei paesi ci sarà il dumping salariale verso i nostri paesi. Per superare le contraddizioni non ci può essere altro che l'elevazione di tutti i livelli salariali e di diritti dei paesi europei'. Per Paolo Ballestrazzi (Modena a Colori) 'è significativa la convergenza sulle intenzioni del Consiglio. Non è un caso che vengano citati sforzi del parlamento per ovviare la direttiva, sforzi fatti dai gruppi popolari e socialisti. C'è una cultura determinante e condizionante e assolutamente perniciosa nel mondo politico popolare, cristiano e socialista, cioè la cultura del rifiuto dello sviluppo. Come si possono coniugare valori in una prospettiva di diminuzione costante delle risorse a disposizione' Sul piano politico come si può pensare di mantenere elevati i livelli di welfare sapendo che l'economia europea è destinata al regresso globale' E' un limite culturale grande, di cui sono responsabili cristiani e socialisti, che non si sanno misurare con nuovi mondi del lavoro. Ci riempiamo la bocca a Modena sulla necessità di innovare e sui servizi. Però quando si tratta di toccare interessi concreti, che ci impongono di cambiare radicalmente, allora si riscopre la dimensione che appartiene solo all'area di Barcaiuolo, delle corporazioni ad oltranza, di difesa di interessi di parte, in cui ce ne freghiamo del resto del mondo. Noi possiamo pensare di rappresentare una concreta opportunità di realizzazione per il quarto mondo' L'economista Paolo Savona dimostra che l'attuazione della Bolkestein consente di far crescere il Pil del 3%, una prospettiva che altrimenti ci sogniamo. Solo così si consente la possibilità concreta di emancipazione per il terzo e quarto mondo'. Per Achille Caropreso (Forza Italia) si sarebbe potuta tentare una mediazione tra i due Ordini del Giorno: 'Leggendo i due documenti ' ha dichiarato - non vedo grosse differenze. Se vogliamo essere interessati a difficoltà cui potrebbe andare incontro, per fare un esempio, un lavoratore italiano dipendente di una ditta slovena, penso che i due documenti potrebbero arrivare ad un atto in comune'. Anche Michele Andreana (Ds) ha auspicato un'intesa sui due documenti: 'C'è la comune preoccupazione sugli effetti della direttiva. Io apprezzo la presentazione di Barcaiuolo, concordiamo con la richiesta, però la differenza è nel corollario. Noi vogliamo evitare il rischio che qualche liberale pensi ad una costruzione corporativa con 25 legislazioni, senza aspettativa di crescita sociale ed economica. Noi concordiamo su un mercato europeo dei servizi che può dare impulso, però non può essere fatto a discapito degli standard qualitativi erogati, né sul principio del paese d'origine. Quindi bisogna accompagnarlo con un modello sociale'. Un ulteriore tentativo di mediazione è stato fatto quindi dal Sindaco di Modena, rilevando che 'nel dispositivo i due Ordini del Giorno sono due gocce d'acqua, ma le motivazioni sono diverse. I punti di convergenza sono nella definizione dei servizi. In relazione a ciò, interviene la direttiva dicendo che si applicano i contratti dei paesi d'origine. Inoltre, specifica che si applica a qualsiasi tipo di servizi, quindi anche di portata generale, con conseguenze inaccettabili. Una norma di questo tipo avrebbe comunque difficoltà ad entrare nel nostro ordinamento, a partire dall'inderogabilità delle condizioni minime del contratto di lavoro. Poi c'è la considerazione politica, cioè la conseguenza che una concorrenza così devastante potrebbe avere sui servizi delicati, come le forniture e poi sui servizi alla persona. Questo è il quadro di condivisione, quindi qui si dovrebbe trovare un'unanimità, poiché le divergenze arrivano solo dove il ragionamento si allarga'. Mauro Manfredini (Lega Nord) ha stigmatizzato l'atteggiamento di Ballestrazzi, uscito dall'aula dopo il proprio intervento, 'che parla contro i lavoratori e poi non rimane nemmeno per il voto. La direttiva firmata da Prodi si pone come obiettivo la liberalizzazione completa del mercato dei servizi. La nostra critica è il riferimento al paese d'origine. Se un lavoratore italiano è assunto da una ditta estone, pur essendo in Italia sarebbe sottoposto al loro regime salariale e sociale. Mi sconvolge che l'abbia firmata Prodi che si appresta a governare il paese. Assumendo i nostri lavoratori, si vedranno svuotare le tasche e tolti molti diritti. Si fa calare dall'alto un provvedimento che metterà in crisi imprenditori e prestatori di servizi. Il nostro mercato dei servizi vale il 70% del nostro Pil. Si attenta alla sovranità di un popolo sottomettendolo alle leggi di un altro paese, con la conseguenza di una concorrenza selvaggia e lo smantellamento dei diritti. E' una visione iperliberista cara a Confindustria. La Lega non accetta invasioni di questo tipo dal super stato europeo, dal Leviatano europeo. La direttiva rischia il liberismo selvaggio, non resta che associarsi nel combatterla'. E' stata quindi la volta di Dante Mazzi (Forza Italia) che ha sottolineato l'assenza di convergenza: 'mi dispiace che se ne sia andato Ballestrazzi, perché condivido alcune cose ' ha dichiarato Mazzi - In termini teorici la direttiva era nata con gli intendimenti detti da Ballestrazzi. Questo, però, è l'ennesimo pasticcio di Prodi. Bolkestein si trova scritto in tanti modi, ma si pronuncia Prodi. Con il principio del paese d'origine ha svenduto per dare qualcosa ai paesi che entreranno nell'Ue. E' un pasticcio come nel caso delle quote dello zucchero. Anche lì l'origine è di qualche anno fa quando all'Ue dirigeva Prodi, che da una parte è iperliberista, dall'altra nel programma dell'Unione propone di cancellare la legge 30, dimostrandosi ipergarantista. Mi piacerebbe sapere se nel programma dell'Unione c'è il riferimento alla direttiva. Se fosse rimasto Ballestrazzi, avrei ricordato quanto detto da Barroso, che si è dichiarato aperto al dialogo, riconoscendo l'errore della precedente Commissione europea. Noi possiamo dire la nostra perché in parlamento Forza Italia ha presentato una mozione nel 2005 chiedendo di rivedere la direttiva. In parlamento la convergenza con altre forze politiche è trasversale, controfirmata anche da deputati del centrosinistra. E' l'ennesimo bidone di Prodi, che si aggiunge alle privatizzazioni, a quando ha regalato l'Alfa Romeo e a quando avrebbe voluto anche regalare la Sme e la Cirio ai suoi amici'. Secondo Antonio Maienza (Udeur) 'la direttiva è da modificare. Tende a diminuire la burocrazia e i vincoli alla competitività, ma si presenta piena di insidie e trappole. E' una minaccia per i livelli della qualità raggiunta dai nostri servizi. Riguarda il 70% dei posti di lavoro dell'Ue. Si riducono compensi e garanzie per allinearsi a chi non ne ha o ne ha meno. Restano al riparo trasporti e sanità, ma ci sono altri tentativi di escludere servizi come acqua ed energia. E' un primo tentativo di regolare il mercato del lavoro a livello europeo, però mi sembra che si sia tornati a parlare di frontiere e questo è un limite. Se la legge sarà approvata, anche se modificata rischia di essere la risposta dell'Ue al mondo che fu'. In fase di replica Mauro Tesauro (Verdi) ha aggiunto di voler 'rassicurare Ballestrazzi sul fatto che nessuno ce l'ha con le imprese. Ma se il mondo del lavoro deve eliminare l'orpello di turno e vuole essere senza diritti per chi lavora, noi non ci stiamo. Ai lavoratori usa e getta, non ci stiamo. Se modello è quello della Wall Mart, non ci stiamo. Nessuno pensa a tornare ai tempi che furono, a tentazioni pauperiste o francescane, ma neanche ad un regresso educativo e sociale. Ma non ho nemmeno fiducia incrollabile nella crescita infinita'. In fase di dichiarazione di voto Dante Mazzi (Forza Italia) ha messo in evidenza di 'apprezzare la dichiarazione di Colombo. Anche noi siamo convinti che la direttiva sia non solo a sfavore dei lavoratori e dipendenti, ma anche delle imprese, perché solo i più forti e i furbetti possono avere vantaggi a scapito di chi opera correttamente nei loro paesi d'origine, con delocalizzazione o scorciatoie non adatte al livello raggiunto nei paesi europei che si oppongono alla direttiva. Anche noi siamo per le tutele delle garanzie. Quando si parla di concorrenza sleale di Cina e Africa, dovremo esportare le nostre garanzie e diritti in quei paesi, non come chi propone la scorciatoia dei dazi. Esportare quindi garanzie negli altri paesi, questo ci rende simili. Tutto il resto è una scorciatoia che dura poco. Votiamo a favore del documento di An e ci asteniamo su quello della maggioranza perché riteniamo che non si può tacere che la direttiva è stata emanata da colui che si presenta a candidasi al governo di questo paese, quando in Europa ha fatto cose non proponibili'. Infine, Enrico Artioli (Margherita), ha dichiarato che 'il vero problema è esportare le tutele, ma anche capire come si intende esportarle. Il limite della direttiva è che mentre è condivisibile la creazione di uno spazio omogeneo, è il modo dell'armonizzazione che non si condivide. Condizioni così diversificate non consentono di applicare la direttiva'.

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