26/09/2006

VIA PAOLUCCI, NUOVI ALLOGGI, UFFICI E LABORATORI

Approvata in Consiglio comunale una variante al piano di recupero della zona
Ventinove alloggi destinati alla residenza, 350 metri quadrati per i pubblici esercizi, 2.800 per laboratori, 4.300 destinati agli uffici e 1950 riservati agli opifici. Sono queste le principali caratteristiche del piano di recupero del comparto di via Costa – via Paolucci, illustrato in aula dall’assessore alla Programmazione e Gestione del Territorio Daniele Sitta.
L’intervento, approvato con il voto favorevole della maggioranza e del Gruppo Indipendente, Lega Nord, Udc, Modena a Colori e l’astensione di An e Forza Italia, prevede una variante rispetto al progetto originario e – come ha spiegato Sitta – “consentirà il recupero e la riqualificazione di un’area produttiva da tempo dismessa, evitando fasi di abbandono e di conseguente disagio per i cittadini in una zona fortemente urbanizzata. Rispetto al progetto iniziale – ha detto l’assessore – la capacità insediativa per funzioni produttive viene diminuita da 11.500 a 9.400 metri quadrati. Il numero complessivo di abitazioni, invece, viene portato a 29 residenze, contro le 36 previste. Nel comparto, inoltre, sono previste circa 10 abitazioni in regime di convenzione, da destinare all’affitto, la cui realizzazione costituisce un ulteriore motivo per favorire la più rapida riqualificazione dell’intero comparto”.
Nel dettaglio, l’intervento mantiene i fabbricati che sono soggetti a riqualificazione e ricomposizione tipologica, estendendo questo vincolo a tutti tre i fabbricati appartenenti al primo nucleo storico delle officine Alfieri-Maserati che si affacciano su via Paolucci. I rimanenti fabbricati, invece, saranno demoliti a partire dal prossimo 4 ottobre.
Il progetto, infine, prevede la costruzione di quattro fabbricati polifunzionali e di due fabbricati residenziali. La ditta che si è aggiudicata l’appalto, inoltre, sarà tenuta anche a realizzare la sistemazione ciclopedonale di tutto il Canale dei Montanari e la predisposizione di un ulteriore collegamento ciclopedonale con via Costa, oltre alla realizzazione di una ciclabile su tutto il fronte di via Paolucci.
In fase di dibattito Mauro Manfredini (Lega Nord) ha dichiarato di essere a favore della delibera, perché “si mette in sicurezza una zona che era altamente degradata. Chiederei che l’amministrazione si impegni a fare uno studio sulle zone insicure, chiamando i proprietari e dando una svolta a Modena in cui mancheranno certi tipi di personaggi. Chiedo quindi questo studio, così da bonificare le zone insicure”.
Achille Caropreso (Indipendente) ha aggiunto che “a volte noto sulla stampa che i cittadini e i politici sono impegnati alla caccia alla zona degradata, quasi una gara a vedere il degrado. Non so fino a che punto questa fotografia, che non è realistica, abbia un fondamento. Costituisce una forma di vessazione morale della città. Le zona degradate esistono, ma non facciamo la caccia alle zone degradate, perché in qualsiasi città d’Italia ci sono queste situazioni, intere strade abbandonate. Ricordo ad esempio alcuni anni fa nel centro di Padova, che 200 metri più in là del Caffè Pedrocchi c’erano saracinesche abbassate, dimora di topi e di gatti. Combattiamo quindi le zone degradate, ma a mio sommesso avviso bisogna evitare l’inventario a volte pretestuoso, quando si sa che per una zona è previsto un progetto di riqualificazione. Quanto alla delibera – ha aggiunto Caropreso – ben venga l’intervento privato perchè penso che queste iniziative diano una modernizzazione urbanistica a tutta la città. Quanto alla pericolosità della strada, c’è poco da fare, lì si corre, ma è anche vero che non deve essere un deterrente per l’intervento. La delibera, insomma, contribuisce al welfare della città”.
Enrico Artioli (Margherita) ha espresso “dispiacere per il mancato accordo con i privati per l’intervento su tutta l’area. E’ attenzione ad un pezzo di storia agli edifici che hanno avuto un ruolo per la città, in particolare le officine Maserati, che non vengono rase al suolo. E’ apprezzabile anche l’attenzione agli aspetti acustici, perché le barriere che sono state prospettate hanno elementi di bellezza molto significative. Quanto alla viabilità, effettivamente all’uscita di via Paolucci c’è un aspetto problematico. Infine, sulla sicurezza, la zona degradata con questo intervento trova una soluzione efficace, ma bisogna ricordare che il pericolo è che il problema venga solo spostato e non risolto alla radice”.
Sergio Rusticali (Sdi) ha aggiunto che “il progetto è positivo, innanzitutto perché è in continuità con la politica dell’amministrazione di affrontare sicurezza e aree di degrado con interventi coordinati di tipo urbanistico e tentando di gestirne le progettualità, come nel caso di via Attiraglio. Anche questo intervento mira a mettere in sicurezza edifici residenziali, restituendo alla città un pezzo storico”. Rusticali ha aggiunto che “si risponde alle sollecitazioni dei cittadini che segnalavano la difficoltà in certi orari per le attività non positive che si svolgevano in zona. Infine, il progetto va giudicato per la riposta complessiva che ci sarà nell’area, ad esempio di quando cesserà l’attività della ferrovia, con la messa in sicurezza totale di un’area di grandi fabbriche dalla Crocetta alla Sacca. Va posta attenzione sulla viabilità”.
Ubaldo Fraulini (Ds) ha espresso “apprezzamento per l’intervento, in particolare perché si fa un intervento di qualità urbanistica in una zona degradata. Il degrado è frutto dell’abbandono prolungato e quindi questo aspetto va tradotto in azioni, perché è facile che certe situazioni si ripetano quando le attività – per varie ragioni – cambiano sede. Credo che il problema sia quindi di accelerare i tempi di recupero, perché è la presenza attiva dell’uomo che fa la differenza. E’ bene che nelle 24 ore ci sia una presenza attiva dell’uomo. Le zone miste in cui sono compatibili le attività produttive, i servizi e la residenza, sono importanti in questo quadro. Se non ci preoccupassimo che in futuro questo venga sempre attuato, ci sarebbero dei problemi. Quanto al progetto, che è di qualità, sottolineo il tema della residenza. Dobbiamo evitare le grosse concentrazioni, che ci siano motivi per cui in un fabbricato ci vadano solo etnie di una certa tipologia.
Inoltre – ha proseguito Fraulini – inviterei a ripensare soluzioni sul fronte della sicurezza stradale, come ad esempio quelle su via Panni Nord. Il mio suggerimento, quindi, è di combinare varie soluzioni, per evitare come in via Panni che l’autobus abbia difficoltà a manovrare”.
Sergio Celloni si è detto “d’accordo sul fatto che l’intervento sia importante, ma non credo che la residenza possa convivere con attività artigianale, anche solo per una questione logistica, salvo per il centro storico, dove certe attività possono convivere. Però in una zona come questa non posso vedere che arriva un camion che fa carico e scarico. Il progetto mi sembra avveniristico, e si inserisce in un territorio più vasto che deve avere una logica di urbanizzazione. Mi sembra però che in certi casi i progetti dovrebbero essere imbrigliati dal punto di vista architettonico per non uscire dal contesto della zona. Ben vengano queste imprese – ha continuato – ma mi dispiace che queste agevolazioni non siano arrivate prima, perché avremmo avuto più risultati da tempo”.
Baldo Flori (Modena a Colori) ha annunciato il voto favorevole del gruppo, dichiarando “apprezzamento per qualità e tempistica”. Flori apprezza anche “la soluzione mista, calibrata, soprattutto in una realtà in cui la presenza artigianale è compatibile con la residenza. Quanto alle caratteristiche delle zone degradate, noi non pensiamo ad un inventario, che non ha significato. C’è invece la necessità di elaborare un vero e proprio piano. Nessuno in Consiglio può attribuire il degrado ad un elemento naturale e va rifiutata la semplice presa d’atto, perché si impoverisce la città e si creano spazi per altri problemi. Quindi nel piano ci deve essere la mano pubblica, sostenendo e incanalando certi investimenti. Rivendichiamo quindi una funzione attiva dell’amministrazione. La sollecitazione a Sitta fatta solo una settimana fa rispetto ai contenitori abbandonati ha trovato quindi una prima riposta positiva”.
In fase di replica Sitta ha dichiarato di condividere gli interventi dei consiglieri, ricordando che “la tempistica è stata importante”, rammaricandosi dell’impossibilità di un intervento completo sull’area: “di fronte alla constatazione che tra le parti non c’era possibilità di accordo e che ci sarebbero voluti forse anni di discussione, abbiamo preferito la via dello stralcio dei lavori, che però riguarda in ogni caso circa il 90% dell’area stessa”. Sitta, rispetto alle zone di degrado, ha ricordato che “se si fa mente locale sui contenitori abbandonati che possono portare a situazioni di degrado, ci si trova di fronte a pochissimi casi. Giustamente bisogna prestare attenzione particolare, per far sì che non diventino luoghi di degrado e di difficile gestione della città”, citando come esempio l’ex Manifattura Tabacchi, il Sant’Agostino e le Fonderie, tutti contenitori per i quali sono previsti interventi a breve e medio termine. Riguardo ad edifici come quello di via Attiraglio e il Lambda sulla via Emilia Ovest, Sitta ha garantito attenzione a valutare le situazioni, per “intervenire con gli strumenti opportuni”.
Sitta, inoltre, ha ricordato che sul territorio ci sono “zone miste come a Modena Est, il Villaggio Artigiano Modena Ovest o come San Cataldo che oggi vedono sempre più presente la residenza. Sono d’accordo che non si debba dare una zonizzazione eccessivamente rigida – ha aggiunto – Bisogna stare attenti alle tipologie di insediamento produttivo da collocare. L’artigianato di servizio è a tutti gli effetti una ricchezza per la residenza, che è cosa diversa dal prevedere attività che richiedono logistiche pesanti. La zona di San Cataldo oggi vede insistere ancora attività produttive pesanti, che però nel tempo andranno ripensate e ricollocate per dare vivibilità alla zona”.

Azioni sul documento