04/02/2008

COPERTURA DELLA GHIRLANDINA, DIBATTITO IN CONSIGLIO

La risposta dell'assessore alla Cultura Lugli all'interpellanza di Celloni (Udc-Ppl)



“Certamente non vogliamo ridurre la libertà di parola: eravamo disponibili già a dicembre a rispondere a queste interrogazioni, e comunque il dibattito in città è stato avviato da tempo. La prima volta che si è fatto cenno alla possibilità di un intervento artistico sulla Ghirlandina fu il 18 dicembre 2006. Il 23 gennaio 2007 deliberammo in Giunta e un primo dibattito in Consiglio ci fu a marzo 2007. La necessità di una copertura integrale della Ghirlandina con un telo deriva dalle esigenze di restauro. Le persone non possono lavorare a 60-70 metri di altezza senza un’adeguata copertura. Prima del telo di Paladino, si tratta della sicurezza e della qualità di un intervento di restauro”. Ha risposto così l’assessore alla Cultura Mario Lugli all’interpellanza presentata in Consiglio comunale da Sergio Celloni (Udc - Ppl) sui restauri della torre Ghirlandina.
Prima di Celloni è intervenuto Andrea Leoni di Forza Italia, che ha ritirato la propria interpellanza sullo stesso tema: “questa è l’ennesima interrogazione postuma, nella quale si discute di cose già avvenute e già decise, rendendo inutile e barocco il dibattito in Consiglio comunale”, ha detto Andrea Leoni: “non dirò se il telo di Paladino mi piace o non mi piace, avrei voluto poterlo fare prima. Mi si risponderà con le leggi che consentono alla Giunta di prendere decisioni senza di noi, ma cortesia istituzionale e opportunità politica vorrebbero che anche il Consiglio, vero parlamentino della città, venisse investito delle scelte fatte per tutta la città. Pertanto ritiro la mia interpellanza per protesta nei confronti del Sindaco e della Giunta, perché ad oggi è divenuta assolutamente inutile”.
È poi intervenuto Sergio Celloni (Udc – Ppl): “presentai una interrogazione nel marzo del 2007 a proposito del restauro della Ghirlandina e al tempo non mi fu risposto nulla, non abbiamo avuto chiarificazioni sul comportamento della Giunta ed è per questo che ripresento un’interrogazione”, ha affermato Celloni. “Chiedo con quale criterio sia stato selezionato l’artista e in che modo sono state fatte le altre scelte. Una perizia del 21/12 mostra che le spese del ponteggio sono salite a oltre 800 mila euro, 200 mila dei quali destinati al telo. Oltre a questo c’è il conferimento dell’incarico di studio a Paladino per 65mila euro. Il consigliere Leoni ha parlato di chiusura e mi sembra il minimo: molto spesso apprendiamo informazioni sulle scelte della Giunta dalla stampa. Il dialogo che sarebbe fondamentale nel discorso politico viene sempre ignorato da questa Giunta bulgara”.
“La copertura del cantiere poteva essere di riproduzione fotografica, oppure di tipo pubblicitario, o infine la scelta della copertura d’artista che ha poi trovato un diffuso consenso”, ha proseguito l’assessore Lugli: “dopo che, nel dicembre 2006, non si erano raccolti pareri sfavorevoli, abbiamo stabilito un comitato scientifico, un comitato eventi culturali e poi attraverso la Galleria civica, per individuare l’artista che meglio di altri poteva realizzare un’opera di public art. Mimmo Paladino era già intervenuto a Roma, Londra, Napoli. Da subito abbiamo reso pubbliche le diverse ipotesi artiste, con l’idea che una volta fatta la scelta dell’artista gli si sarebbe dovuto lasciare libertà di intervento. Quanto ai costi, i veri costi artistici non riguardano Mimmo Paladino che ha lavorato gratuitamente, i costi sono quelli della stampa e degli architetti che hanno lavorato all’installazione, per un totale di 38mila euro, mentre altri 27 mila sono stati destinati all’illuminazione. Mimmo Paladino ha fatto una mostra lo scorso autunno alla Galleria civica, con un buon numero di visitatori. Sapevamo che la copertura della Ghirlandina avrebbe avuto grande rilevanza pubblica, proprio per la scelta di coprire l’arte con l’arte”, ha concluso Lugli, “ma ci siamo messi a disposizione e abbiamo reso note le diverse soluzioni proprio perché il dibattito è stato utile anche all’artista per definire la soluzione finale”.
Dante Mazzi è intervenuto nel dibattito, pur dichiarandosi d’accordo con la scelta del proprio capogruppo Leoni, affermando che “nel dicembre 2006 l’assessore Guerzoni promise in Commissione che ci sarebbe stato un coinvolgimento diretto, ma questo coinvolgimento è stato minimo. Ci sono diverse cose su cui non si è fatta chiarezza, ad esempio anche la mostra di Covili. Un critico d’arte ha affermato che l’arte è provocatoria per definizione, ma lo stesso Paladino ha dichiarato che il suo telo non è arte. Certo, è giusto non mettere la pubblicità, ma siamo ancora in tempo ad unire l’utile al dilettevole, basterebbe aggiungere su sfondo verde la scritta ‘United colors of Benetton’. In ogni caso il problema della Ghirlandina risale al ’99 ma allora si pensava soltanto alla torre di Ghery”. Dante Mazzi ha inoltre precisato che “anche i soldi della Regione sono soldi pubblici, e inoltre non è vero che la discussione sia stata rinviata per colpa nostra: il 24 gennaio l’assessore Lugli ha voluto rinviare la risposta perché doveva andare al Teatro comunale”.
Michele Andreana del Pd ha osservato che “il tema del restauro del Duomo e della Ghirlandina fu oggetto di un’apposita Commissione. In quella sede ci fu annunciata l’ipotesi di Paladino, ma vedo che in tempo di campagna elettorale la memoria fa difetto. Mi pare che anche l’assessore Guerzoni possa intervenire per ricordarlo. La copertura, ci dissero, si sarebbe comunque fatta per ragioni di sicurezza. Si parla di sperperi di denaro pubblico raccontando falsità: la copertura può piacere o non piacere ma non ha senso citare cifre di spesa che sono palesemente false. Questo non lo possiamo accettare perché accredita l’idea di una gestione del denaro pubblico allegra, che questa Amministrazione non fa. Se lo facesse, saremmo anche noi a protestare e non soltanto gli amici della minoranza”.
L’assessore ai Lavori pubblici Roberto Guerzoni ha ripercorso la storia del progetto di restauro della Ghirlandina, ricordando che “siamo intervenuti con metodologie di piena partecipazione. Uno dei costi del ponteggio è dato da un ascensore che consente di programmare visite guidate per osservare le diverse fasi del restauro. Prevediamo di dare conto anche in modo conclusivo dei lavori in un convegno nel corso della primavera, ma già giovedì daremo conto di alcuni risultati. Anche sulla pubblicità, ne parlammo in Consiglio rispondendo a Celloni. L’opera di Paladino è nelle nostre disponibilità, potevamo scegliere tra i teli bianchi e una riproduzione in formato ridotto della torre. L’operazione pubblicitaria, invece, su un bene tutelato, è molto difficile da portare a termine. L’orientamento è generalmente, da parte delle Sovrintendenze, di negare la possibilità della copertura pubblicitaria. Sicuramente questo iter avrebbe ritardato i lavori”.
Baldo Flori di Modena a colori ha parlato di “Molto rumore per nulla”, osservando che “si è perso il senso della misura e si è alzato troppo il tiro attorno a scelte la cui natura andava ridimensionata fin dall’inizio. Non ci si deve meravigliare se le polemiche sono andate avanti. Credo che vada ricordata per il buon senso un’intervista che definisce l’installazione non come un’opera d’arte ma come un telone che serviva a coprire un’importante opera di recupero di una vera opera d’arte. Dovremmo fare tesoro di queste vicende per evitare di cadere in questi errori. La definizione di opera d’arte è contenuta anche nella relazione di bilancio. Le polemiche, è vero, arricchiscono il confronto e la democrazia, ma oltre un certo livello si esagera. Il Sindaco ha parlato di una battaglia contro i conservatorismi, una frase roboante che non c’entra niente. Condivido il giudizio autorevole di Zagaglia, che afferma ‘mi piace questa nota di colore’, tanto più che durerà soltanto due anni”.
Giuseppe Campana del Pd ha detto: “condivido che non si debba alzare troppo il tono, che sia forse fuori luogo parlare di eccelsa qualità artistica, ma credo che altrettanto eccessivo sia stato il tono di critica del collega Mazzi. C’è molta saggezza negli interventi dell’amico Zagaglia e altrettanta in quello del collega Andreana: tutte le opere d’arte, in particolare moderne e contemporanee, possono piacere e non piacere. Mi sono occupato per una decina d’anni del sistema bibliotecario provinciale, il Cedoc. Nessuno sapeva di che si trattasse, ma non me ne sono mai preoccupato più di tanto. Tuttavia, nell’ambiente degli addetti ai lavori il sistema gode di fama a livello italiano e internazionale. Questo ha a che fare con la sostanza e gli elementi strutturali della qualità della cultura in questa città. La fama di certi eventi e situazioni è effimera, ma spesso non si prende in considerazione la qualità di un lavoro lungo e duraturo. Concludo con una battuta: se un’artista dice ‘il mio telo non è arte’ dovete però anche ricordare che l’arte contemporanea è molto spesso accompagnata da questo rifiuto, da questo gioco, da questa sottile ambiguità”.
Achille Caropreso del gruppo indipendente ha sottolineato che “a parte ciò cui faceva riferimento il collega Campana, dire che il telo non sia un’opera d’arte è un normale intervento di modestia da parte di una persona. Il telo inoltre serve a tutelare chi lavora e chi passa sotto la Ghirlandina. Non so se il Consiglio comunale di Milano abbia dibattuto sulle coperture del Duomo o del Teatro alla Scala. A mio avviso, comunque, i teli non sono carta da macero, tra due anni si potrà vedere come utilizzarli. In ogni caso, visto che si tratta di un lavoro temporaneo, non credo fosse indispensabile un coinvolgimento del consiglio. Per le piazze, i cui lavori lasceranno un’impronta nella nostra città nel tempo, siamo opportunamente coinvolti. Ma per una scelta che dura due anni credo che la Giunta debba essere padrona di decidere. E comunque il telo di Paladino è molto meglio di una pubblicità”.
Adolfo Morandi di Forza Italia ha replicato: “dire che la Giunta è padrona in un luogo di discussione democratica mi pare proprio fuori luogo. Ritengo legittimo l’intervento del collega Caropreso, che però mi ha stupito in quanto era un po’ arrogante. Mi sembra poi doveroso dire che il telo non è un’opera d’arte. Addirittura si è parlato di fare il telo a pezzi e dividerlo tra i cittadini, come se fosse una reliquia. L’opera sarebbe un’opera nel suo insieme, oppure dopo cosa dovrei farne, attaccarlo alle pareti del Municipio?”.
A causa delle frequenti interruzioni durante l’intervento di Adolfo Morandi, il presidente del Consiglio Ennio Cottafavi ha sospeso il consiglio per un quarto d’ora.
Dopo l’interruzione, Morandi ha ripreso precisando che: “un’opera lunga decine di metri non è un’opera d’arte, e mi pare impossibile trovarle una collocazione nel futuro. Dal punto di vista della spesa riprenderemo la questione, mentre per quanto riguarda i turisti sarebbe stato sufficiente riprodurre il monumento, cosa che succede anche a Roma o anche a Modena, ad esempio per la chiesa di San Francesco. La scelta dell’Amministrazione è quantomeno discutibile, io personalmente in un contesto storico come quello del Duomo di Modena non l’apprezzo, è ‘un pogn in d’un oc’ come si direbbe in dialetto”.
Mauro Manfredini della Lega nord ha osservato che “il costo dovrebbe essere di circa 200mila euro, se le indiscrezioni dei giornali sono corrette, e ha chiesto nuovamente di sapere quanto costa il ponteggio, quanto costano le luci, e che anche la stampa potesse scrivere il costo reale operazione per operazione: impalcatura, telo, illuminazione, stampa, e al limite anche se Paladino ha ricevuto o meno un compenso. Chiedo con grande determinazione che si sappia, e che la stampa lo scriva, per mettere fine a tutte queste polemiche”.
Olga Vecchi di Forza Italia ha cercato di intervenire “non dal punto di vista della bellezza, ma da un altro punto di vista: contesto quello che l’assessore Lugli ha detto in questo periodo, anche in trasmissioni locali, cioè che tutti i cittadini siano stati informati. Questo non corrisponde a verità e posso dimostrarglielo, soprattutto come membro della Commissione competente. I cittadini modenesi non ne hanno saputo nulla, ma l’argomento è estremamente importante per la città e per il mondo: sto parlando del discorso dei 15 progetti, si è discusso della stabilità della torre e dei restauri, ma mai del telo. Io raccomandai all’assessore e ai tecnici di riprodurre semplicemente la Ghirlandina stessa. Non pretendevo che la Giunta accogliesse una mia proposta ma non mi sarei aspettata questa decisione. Furono fatti ben 15 progetti, mai presentati né al Consiglio né alla Commissione, e viene spontaneo chiedersi chi abbia scelto quale realizzare e con quali valutazioni. Non discuto la professionalità di Paladino, ma contesto, e sono in ottima compagnia, la bruttura dell’accostamento realizzato per la copertura. Inoltre, ho richiesto la documentazione con la quale la Giunta ha avuto l’approvazione della Sovrintendenza, ma mi è stato risposto che questo ok non era necessario. Ma l’opera d’arte è patrimonio dell’Umanità, non si deve avere l’ok, anche se si tratta di un’opera effimera? Decine di migliaia di euro il solo costo della copertura, un’opera effimera e creata solo per stupire. Non è vero che basta creare rumore, bisogna stupire con cose fatte bene. Questa è l’arroganza di chi non è riuscito a fare nulla di meglio e si accontenta di stupire”.
William Garagnani del Pd è intervenuto “da modenese che passa di lì e si fa un’opinione. De gustibus non est dispuntandum”, ha detto Garagnani: “è evidente che di fronte a opere dal significato artistico e immaginifico ci siano valutazioni diverse. Voglio però segnalare che un quotidiano e un periodico di larga diffusione stanno distribuendo un’opera divulgativa sulle arti contemporanee, una lettura piacevole perché fornisce conoscenze di base che consentono di decodificare immagini e segni che altrimenti rimangono incomprensibili. Questo perché se si esprimono pareri molto duri si rischia, da un lato, di cadere nel problema del detto latino che ho citato e, dall’altro, di essere naif verso tutto ciò che non è semplicemente divulgativo. Il fatto che l’opera sia effimera è tipico dell’arte contemporanea, che ha spesso elementi fortemente concettuali. Ritengo inoltre che ogni attività umana abbia una naturale componente di promozione, e che se avessimo ricoperto la Ghirlandina con l’insegna, che so, di Praga, non avremmo speso niente ma non avremmo veicolato il prodotto Modena. L’operazione fa parlare della città, la promuove sui mass media, serve a vendere sul mercato la nostra città. Un conto è l’operazione di Paladino e un altro sarebbe, sul piano dei valori, avere usato il telo come un veicolo pubblicitario”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha ricordato che “quello che conta, al di là di quello che avviene a pochi metri dalla sala del Consiglio, è quello che si dice negli ambienti che frequentano abitualmente questi temi, laddove si discute il rapporto fra il contemporaneo e l’antico. Il coraggio di questa operazione, in quelle sedi, viene valorizzato. Non mi sarei mai aspettato, con il clima di spaccatura politica che c’è qui, l’apprezzamento per un’iniziativa dell’Amministrazione. Anche se, negli ambienti colti della città, il dibattito è stato più trasversale, meno schematico e più aperto: l’importanza che ha lavorare sul monumento più caro ai modenesi, il bisogno di discutere sul rapporto fra il contemporaneo e l’antico. So che ci sono state anche posizioni critiche, ma vedere Giovanardi con uno striscione bianco che dice ‘giù le mani dalla Ghirlandina’ non mi pare consono ai ruoli istituzionali che egli ha ricoperto. Mi pare invece sia un sintomo di vecchia politica, di provincialismo che sta tra il rozzo e il bieco. Al di fuori di Modena l’idea è stata accolta benissimo, come una scelta finalmente di coraggio sul contemporaneo. Proprio perché l’opera è temporanea, siamo andati avanti con la creatività e con lo sforzo di cercare un dialogo con il contemporaneo. Il merito va all’assessore Lugli, ad Angela Vettese che ha individuato il percorso e alla capacità organizzativa che ci ha consentito di apparire sulle più importanti riviste di arte contemporanea”.
Mario Lugli ha infine replicato alle considerazioni emerse nel dibattito: “uso una formula blanda, è stato un intervento di public art non irrilevante. Su un problema e un tema molto presente, quello della copertura dei cantieri, ci sono state diverse soluzioni e la nostra ha raccolto interesse e curiosità anche da parte di chi ha criticato l’artista, l’opera proposta, eccetera. Nei prossimi mesi ci candideremo, come città, a essere il centro e il luogo di un’importante riflessione su questo tema. Modena poteva permettersi una riflessione di questa natura perché ha sempre considerato prioritari temi sociali e di servizio ai cittadini rispetto ai quali ha fatto scelte di eccellenza. Noi ce lo possiamo permettere perché abbiamo il primato degli asili nido e solo in virtù di queste priorità possiamo permetterci di osare soluzioni che fanno discutere. Sulla questione dei costi non ci siamo mai negati. Nelle registrazioni dei dibattiti ci sono le nostre risposte, comunque i costi sono: 3 milioni 200 mila il costo complessivo dell’intervento di restauro, 38 mila e 400 euro il costo artistico, cioè della stampa dei teli, mentre quello dei teli è di 180 mila euro, 80 mila le luci e le recinzioni e un primo stralcio di 900 mila euro dell’attività di restauro vero e proprio. La cosa è stata possibile anche per la gratuità della prestazione di Paladino. Se poi questa sia o meno un’opera d’arte lo diranno i posteri. Certamente, tra le diverse scelte possibili, confermiamo un orientamento: no al telo bianco, no alla riproduzione. Se parliamo di arte o non arte si può citare Benedetto Croce, che distinse nella Divina Commedia le parti artistiche e no. All’inizio del Novecento Carducci era il più grande poeta d’Italia, ora a fatica è nelle antologie scolastiche. Noi abbiamo inteso lasciare un tratto d’artista sulla copertura di un’opera d’arte. Non ho mai detto che volevamo farlo per stupire, che volevamo tagliarlo a pezzi. Su cosa se ne farà poi, devo precisare che questa non è un’opera effimera, ma temporanea, il che concorre a determinare la qualità estetica, mentre le opere d’arte normalmente sono permanenti. Ci fu il dibattito del dicembre del 2006, quando dichiarammo in Consiglio il nostro orientamento, in virtù di una scelta trasparente con numerose interrogazioni. Certo non avremmo potuto coprire la Ghirlandina clandestinamente, abbiamo invece dato a tutti la possibilità di intervenire liberamente”.
Sergio Celloni si è detto parzialmente soddisfatto: “se l’Amministrazione vuole risparmiare la prossima volta può interpellarmi, la grafica si può fare lo stesso con poche migliaia di euro. Il bello della politica è che si può mettere tutto in discussione. Non discuto se la Ghirlandina sia bella o non bella. L’arte è arte, da quella più umile a quella più importante. Ma non credo ci sia da parte nostra un preconcetto desiderio di contraddire la Giunta. Anzi, parlando di una cosa semplice come la copertura, che chiaramente ci voleva, si alza questo polverone. Mi chiedo, se in una famiglia o in una ditta si ragionasse a ritroso, a posteriori, ma con quale criterio si potrebbe andare avanti? Se siamo qui a discutere è perché i consiglieri non hanno saputo quale era la scelta, quale era l’artista. Non è un arrampicarsi sulla Ghirlandina, ma oramai sugli specchi. Sono contento che le nostre interrogazioni abbiano prodotto il dibattito, ma non è possibile che ci si debba scontrare ogni volta con questa situazione. I costi, riportati dall’assessore, sono 827 mila euro per i ponteggi, 900 mila euro per il primo stralcio e 68 mila per lo studio di Paladino e l’illuminazione. Ma ci sono tecnici che hanno osservato che il telo avrebbe dovuto lasciare una buona visibilità durante il restauro. Noi cerchiamo di essere propositivi, la lungimiranza di accogliere le proposte deve essere vostra”.

Azioni sul documento