09/04/2010

"IL CROCEFISSO RESTI NELLE AULE SCOLASTICHE"

Il Consiglio comunale di Modena ha approvato un ordine del giorno del Pd: il simbolo religioso non va rimosso dai luoghi pubblici in cui è già esposto

Il Consiglio comunale ha approvato con il voto favorevole di Pd e Lega nord (astenuti Idv e Sinistra per Modena, contrario il Pdl) l’ordine del giorno “Il crocefisso nei luoghi pubblici”, presentato dal Pd e illustrato dal consigliere Salvatore Cotrino. Nel documento si afferma che “il Comune di Modena non ha alcuna intenzione di rimuovere il crocefisso dalle aule scolastiche o da altri luoghi pubblici dove sia esposto”. Il Consiglio ha invece respinto la mozione presentata dal Pdl (“Richiesta di azioni per impedire la rimozione del crocefisso nelle aule scolastiche e uffici pubblici dell’Amministrazione comunale e per procedere all’esposizione nella sala del Consiglio comunale che tutt’ora ne è sprovvista”) a favore della quale si sono espressi Pdl e Lega nord, contrari Pd, Sinistra per Modena e Idv. Il terzo ordine del giorno presentato sul tema dalla Lega nord è invece stato ritirato. Alla base della lunga discussione in cui si è impegnato il Consiglio c’era la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo favorevole alla richiesta di rimuovere il crocefisso dalle aule scolastiche. La Corte ha in seguito accolto il ricorso presentato dalla Stato italiano contro la sentenza.
Per Michele Barcaiuolo (Pdl), che ha illustrato la mozione presentata dal suo schieramento volta a “ribadire l’importanza non solo religiosa, bensì culturale del crocefisso e la pericolosità di avvicinarsi a certe norme francesi”, il problema principale “è che qualcuno, da fuori, possa permettersi di dire cosa dobbiamo fare nelle nostre aule. Su un tema come questo nessuno ci deve dire cosa fare a casa nostra”, ha ribadito il consigliere. Anche secondo Olga Vecchi (Pdl) occorre “non cedere all’invadenza dell’Europa, perché il crocefisso non lede nessuno e simboleggia la nostra cultura e le nostre radici. La vera posta in gioco è la deriva laicista che nega i valori della nostra società”. Adolfo Morandi (Pdl) ha precisato che “l’ordine del giorno intende sottolineare che questa nazione e l’Europa intera fondano le proprie radici sul cristianesimo; solo se i nostri giovani capiscono da dove veniamo, possono tenere saldi i valori che la nostra società ha acquisito nel tempo, come la tolleranza e la libertà religiosa”.
Un po’ diversa la posizione dei consiglieri della Lega nord. Per Andrea Galli “la religione è un fatto privato” e quindi “è condivisibile il documento presentato dalla maggioranza, anche se contiene una contraddizione quando non prende in considerazione l’ipotesi di esporre il crocefisso dove non c’è, come nell’aula consiliare”. Secondo Stefano Berberini l’ordine del giorno del Pd rappresenta un’inversione di tendenza della maggioranza perché è “in contraddizione con le battaglie portate avanti in passato oltre che con quanto emerso nel corso della precedente seduta”. Sandro Bellei si è chiesto perché “nella stessa aula consiliare accanto all’immagine di San Geminiano, non sia esposta quella dell’altro patrono di Modena, Sant’Omobono.”
“Dietro al crocefisso non dovrebbe esserci la questione del rapporto tra Stato e Chiesa bensì quella del rapporto tra pubblico e privato”, ha detto Eugenia Rossi (Idv) sottolineando “la differenza tra ‘rimuovere’ e ‘aggiungere’, perché sarebbe veramente grave aggiungere il crocefisso laddove non c’è”. Federico Ricci ha spiegato la posizione di Sinistra per Modena, contraria a entrambi gli ordini del giorno “per contrastare una nuova forma di cristianesimo etnico e rivendicare il diritto a una società plurale senza simboli imposti, come ogni altra società avanzata”.
Molti dei consiglieri del Pd intervenuti hanno invece criticato l’uso strumentale che ritengono venga fatto del crocefisso. Lo ha sottolineato Stefano Prampolini: “La croce è soprattutto un segno d’amore, non posso quindi nascondere la mia amarezza nel vedere le discussioni e le divisioni che si creano intorno ad esso”. Francesco Rocco ha aggiunto: “A chi vorrebbe imporre la presenza del crocefisso ricordo don Milani che lo tolse dalla sala parrocchiale della sua scuola perché non voleva far pensare a una scuola confessionale”. Sulla stessa linea Giandomenico Glorioso: “Vedere un partito che brandisce il crocefisso adottando atteggiamenti contrari a quelli d’amore e uguaglianza mi fa pensare ad un uso strumentale”. L’assessore all’Istruzione Adriana Querzè ha invece ricordato come presupposto della sentenza della Corte d’Europa sia la preoccupazione di garantire i diritti di tutti e come la materia in Italia sia già regolata dalle leggi. E Cinzia Cornia ha sottolineato che l’autonomia scolastica assegna alla scuola la responsabilità di decidere in materia. Dal sindaco Giorgio Pighi è giunto il richiamo ad adottare un atteggiamento che tenga conto del pluralismo in una società che va preservata da inutili scontri. “Un risultato – ha concluso il sindaco - che si ottiene solo attraverso scelte condivise”.
 

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