17/01/2011

RIFIUTI, "UN SISTEMA MODENA PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA"

L'assessore all'Ambiente Simona Arletti ha risposto oggi in Consiglio comunale a un'interpellanza di Adolfo Morandi (Pdl) sull'utilità del termovalorizzatore

Con il 50% di raccolta differenziata, Modena è la terza città in Italia tra quelle con più di 150 mila abitanti (dati 2009). Solo nel 2005 era al 12esimo posto. Il risultato è frutto di un sistema integrato di gestione rifiuti nel quale 11 mila cittadini sono coinvolti nella raccolta porta a porta, numero destinato ad aumentare con l’ampliamento del servizio che riguarderà in primo luogo l’area del centro storico.
Lo ha annunciato l’assessore all’Ambiente del Comune di Modena Simona Arletti rispondendo oggi, lunedì 17 gennaio, in Consiglio comunale all’interpellanza del consigliere del Pdl Adolfo Morandi sull’utilità del termovalorizzatore.
Il consigliere ha chiesto, in particolare, “quando verranno fermate le tre linee del vecchio inceneritore, in previsione per fine 2010”, se e quando l’Amministrazione pensa di estendere la raccolta differenziata porta a porta a tutta la città, e se il Comune non ritiene opportuno rivedere il contratto di servizio di Hera allo scopo di utilizzare una parte dell’aumento di ricavi e utili derivante dal maggior utilizzo del termovalorizzatore per ridurre la Tia, Tariffa di igiene ambientale”. Morandi ha inoltre chiesto se sono disponibili studi e riscontri scientifici circa la quantità, la qualità e le tipologie delle emissioni in atmosfera del nuovo termovalorizzatore e, in caso affermativo, di portarli all’attenzione del Consiglio comunale.
“Anche la qualità della raccolta differenziata a Modena è particolarmente elevata. La percentuale avviata a smaltimento si è ridotta allo 0,2%, mentre nel 2009 era più del 3%”, ha affermato l’assessore Arletti. “Ciò conferma che diversi sistemi di raccolta, se ben organizzati, possono offrire performance qualitative ampiamente paragonabili a quelle dei sistemi domiciliati”. La complessità delle strutture urbane, economiche e sociali delle città “condizionano fortemente l’efficacia e i costi di sistemi spinti di raccolta selettiva”, ha proseguito. “Per questa ragione “l'Amministrazione non intende importare modelli preconfezionati altrove, ma vuole realizzare un sistema Modena, costruito sulla base delle esigenze e delle caratteristiche strutturali, economiche e sociali della nostra città, compatibile con il contenimento della Tia”.
Arletti ha poi precisato che le due linee più vecchie dell’inceneritore sono state disattivate nel 2008 e la terza non è più in funzione dall’aprile 2009, in attesa di essere ristrutturata. “Il gestore degli impianti posti sul territorio del Comune di Modena versa all’Amministrazione un contributo ambientale corrispondente alla quantità di rifiuti trattati dai sistemi di smaltimento”, ha spiegato. “Con la chiusura della discarica, resa possibile grazie ai livelli raggiunti di raccolta differenziata, tale gettito si è fortemente ridimensionato”. Proprio perché ospita l'inceneritore, il Comune di Modena “può beneficiare di un costo di smaltimento sensibilmente più basso rispetto alle tariffe fissate da Regione e Autorità d’ambito. Tale condizione ha consentito di mantenere più contenuta la Tia che, pur con servizi sensibilmente più consistenti dal 2005 al 2009, è cresciuta mediamente di poco più del 7% a fronte di un aumento dell’inflazione del 9%.”, ha aggiunto Arletti.
L’assessore ha infine spiegato come gli aspetti ambientali e sanitari siano controllati dalle autorità locali preposte, Arpa e Usl, e con una specifica attività di monitoraggio su altre problematiche sanitarie. I primi risultati degli studi effettuati, ha spiegato, “confermano l’assenza di conseguenze anomale sia di tipo sanitario che ambientale, a carico delle popolazioni e dei territori direttamente interessati dalle emissioni”. Arletti ha inoltre rinviato al sito web www.gruppohera.it/gruppo/attivita_servizi/business_ambiente/termovalorizzatori per avere informazioni sulle emissioni dell’inceneritore di Modena. “Si tratta dell’unico esempio a livello nazionale di servizio informativo per i cittadini sulle prestazioni tecniche degli inceneritori”, ha osservato.
Per il Pd, Elisa Sala ha affermato: “O abbiamo la bacchetta magica e facciamo sparire tutti i rifiuti o c’è un unico vero modo per risolvere il problema: smettiamo di produrne. Il piano migliore in assoluto non esiste – ha aggiunto – ma si costruisce in base alle caratteristiche del territorio e alla sua complessità”. Giancarlo Campioli, relativamente ai monitoraggi, ha sottolineato che “vengono organizzate periodicamente visite all’inceneritore ma non vedo mai grande afflusso dei consiglieri di opposizione”. Il consigliere ha inoltre sottolineato l’importanza del risultato ottenuto nella raccolta differenziata: “Negli ultimi anni c’è stato un aumento del 20%”, ha detto.
Vittorio Ballestrazzi, Modenacinquestelle.it, ha sottolineato come bruciando i rifiuti nell’inceneritore “non siamo comunque autosufficienti: rimane un 30% di ceneri che bisogna esportare in altre province. Il porta a porta è l’unico sistema che può portare benefici alle tasche dei cittadini e alla qualità dell’aria. Con i 53 milioni di euro di spesa per rifare la terza linea dell’inceneritore si poteva estendere a tutta la Regione”.
Per Sergio Celloni, Mpa “è vero che l’inceneritore rilascia diossina, ma noi non possiamo fare a meno degli inceneritori, della raccolta differenziata e di tutto il resto, perché produciamo più rifiuti di quanti siamo in grado di smaltirne. Secondo il consigliere è “fondamentale ridurre tutto quello che può diventare rifiuto, ma per chiudere l’inceneritore bisogna chiudere le grosse distribuzioni”.
Il consigliere della Lega nord, Stefano Barberini ha definito “poco credibile” l’intervento di Giancarlo Campioli: “E’ intervenuto come consigliere o come stipendiato Hera?”, ha chiesto.
Nella replica, Morandi si è detto non pienamente soddisfatto. “Ho chiesto informazioni su studi relativi alle nanoparticelle e l’assessore ha rimandato a un sito. Chiedevo quando venivano chiuse le vecchie linee e sento che c’è un piano per ristrutturarne una. Non si sa per quale motivo si debba costruire un’altra linea – ha aggiunto – e il rischio è che Modena diventi la città dove si smaltiscono i rifiuti con il termovalorizzatore”.
 

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