03/03/2011

8 MARZO, APPUNTAMENTO A TEATRO CON IVANO MARESCOTTI

In occasione della centesima Festa delle donne l'Amministrazione comunale regala lo spettacolo "Lui, un patàca qualsiasi". I biglietti si ritirano venerdì 4 e sabato 5

In occasione dell’8 marzo l’Amministrazione comunale di Modena rinnova l’ormai consueto invito a teatro regalando una serata gratuita allo Storchi. Lo spettacolo scelto per la centesima edizione Festa della donna, dall’assessorato alle Pari opportunità assieme a Emilia Romagna Teatro Fondazione, è il recital di e con Ivano Marescotti, “Lui, un patàca qualsiasi”. Andrà in scena martedì 8 marzo alle 21 al Teatro Storchi di largo Garibaldi.
Gli inviti si possono ritirare alla biglietteria del Teatro Storchi domani, venerdì 4 marzo, dalle 10 alle 14 e sabato 5 marzo dalle 10 alle 13. Sabato si possono ritirare anche dalle 16.30 alle 19 alla biglietteria del Teatro delle Passioni, in viale Carlo Sigonio 382.
Per le modenesi, l’eclettico attore, originario di Bagnacavallo e legatissimo al suo dialetto, riproporrà la galleria dei personaggi ormai celebri, dall’analfabeta al fumatore accanito, dalla “zdora” al disertore fino al “patàca” o “quaion”, dal momento che in Romagna tra le due parole non c’è molta differenza. Ma lo farà in modo inedito perché lo spettacolo, una sorta di autobiografia in cui Marescotti attinge da Dante, da Ariosto, ma anche da Tonino Guerra e da Raffaello Baldini, fonte inesauribile per il suo talento, è da anni sempre uguale e sempre diverso: “Una sorta di tormentone indirizzato a tutti coloro che dopo lunga ponderazione hanno deciso di dare una svolta alla propria vita seguendo l’indicazione di Baldini, il più grande poeta uscito negli ultimi decenni: ‘e poi basta mi sono stufato, tutti i giorni uguali, non se ne può più: voglio farmi crescere i baffi!’ tò mo vè!”.
E “Lui” è, appunto, un “patàca” qualsiasi che si racconta. Un personaggio a cui dà voce Ivano Marescotti, che ha fatto dei suoi recital una forma di spettacolo in progressione. Una figura di autodidatta cresciuta nel dialetto romagnolo, sua lingua madre, un mondo dove, per descrivere una processione si usava dire “mo non c’era mica nessuno, c’erano delle donne…!” Un recital che finge di essere altro ma che si regge sostanzialmente su storie autobiografiche vissute, “fatti everi”, come si dice dalle sue parti.
 

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