21/12/2012

MUSEO CIVICO/4 - LA SFIDA DI RESTAURARE ABITI IN LINO E LANA

Materiali come quelli trovati a Roccapelago sono altamente deperibili e raramente sono giunti fino a noi. Un restauro finanziato dall'Ibc ne ha consentito il recupero

 

 

Gli oggetti rinvenuti assieme ai corpi mummificati degli abitanti dell'antica Roccapelago rappresentano un ritrovamento importante e raro e un'autentica sfida per i restauratori. Consunti dall'uso quotidiano, difficilmente gli abiti dei poveri si conservano e giungono fino a noi. Inoltre, i tessuti naturali come lino, canapa e lana, utilizzati comunemente dalla povera gente dell'Appennino, sono estremamente deperibili. Dopo un accurato intervento di restauro, alcune di queste vesti rurali saranno in mostra da sabato 22 dicembre al Museo civico d'arte di Modena, in largo Porta Sant'Agostino 337, nell'esposizione “Le vesti di sempre: gli abiti delle mummie di Roccapelago e Monsampolo del Tronto. Archeologia e collezionismo a confronto”.

Dei due siti archeologici presenti in mostra, lo scavo di Roccapelago è stato emblematico. Sui 300 inumati presenti nella cripta (infanti, ragazzi e adulti di entrambi i sessi), sono state trovate una grande quantità di indumenti di poche tipologie differenti. In genere, il corpo mummificato indossa una camicia avvolta in un sudario, mentre il capo è racchiuso talvolta in una cuffia e i piedi sono protetti da calze in maglia di lana. Povere vesti confezionate con tele riassemblate e rattoppate, i cui unici e “preziosi” decori sono rappresentati da bordi sfilati orlati a giorno o da merletti a fuselli nei colletti e nei polsini:  ornamenti semplici e accessori essenziali prodotti in ambito domestico con lavorazioni artigianali, a eccezione di due cuffiette in seta i cui tessuti preziosi, un velluto tagliato rosso morello e un damasco rosso, inducono a ritenerli probabili doni preziosi venuti “da fuori”.

I capi individuati per il restauro – un abito da bambino, una parte di camicia, un polsino in fibra vegetale e due cuffie in seta – sono stati scelti per fornire una campionatura ristretta ma significativa, selezionata in relazione a criteri diversi: la svestizione non distruttiva della mummia, la buona conservazione dei reperti, la varietà di tipologie vestimentarie e tessili documentate, il numero limitato di materiali da preservare in vista della risepoltura programmata degli inumati. Le operazioni conservative hanno previsto una prima documentazione fotografica e una prima pulitura, il lavaggio ad acqua o a secco in base alle prove di tenuta del colore effettuate preventivamente, l'asciugatura e il posizionamento delle fibre finalizzato al ripristino dell'ortogonalità.

Si è proceduto poi al rilievo grafico dei modelli sartoriali, allo studio dei filati, dei tessuti e dei decori, al consolidamento a cucito delle parti consunte e sfilacciate con applicazione di supporti tessili congrui tinti ad hoc per il risarcimento delle lacune locali, e al consolidamento integrale del reperto. Per la conoscenza dei materiali, determinanti sono state infine le analisi condotte con le più aggiornate strumentazioni scientifiche.

La mostra “Le vesti di sempre: gli abiti delle mummie di Roccapelago e Monsampolo del Tronto. Archeologia e collezionismo a confronto”, promossa da Museo civico d’arte di Modena, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna e Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con i Comuni di Pievepelago e di Monsampolo del Tronto, sarà aperta da martedì a venerdì dalle 9 alle 12, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 (25 dicembre e 1 gennaio solo al pomeriggio).

 

 

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