16/07/2012

SFALCI ERBA, OCCORRE L’AIUTO DI VOLONTARI E CITTADINI

Sono oltre 9 milioni i metri quadrati tra parchi, verde attrezzato e di arredo. I tagli di spesa incombono e servono nuove strategie per mantenere un bene della città

Secondo la classifica di Ecosistema Urbano di Legambiente, Modena è tra le prime città in Italia, tra i capoluoghi di medie dimensioni, per il verde urbano a disposizione dei cittadini con gli oltre 9milioni di metri quadrati tra parchi, verde attrezzato, verde di arredo e aree di forestazione urbana. Ogni modenese ha a disposizione 49 metri quadrati di erba, cespugli e alberi che vanno a comporre un ideale “monolocale” a contatto con la natura dove fare una passeggiata, portare a spasso il cane e rilassarsi. Con l’aggravarsi della crisi, il blocco della spesa imposto dal Patto di stabilità e la necessità di redistribuire le risorse di un bilancio sempre più gravato dai tagli, i fondi destinati alla manutenzione delle aree verdi sono stati quasi dimezzati, rapportati al 2004 a fronte di un patrimonio verde che è quasi raddoppiato nella sua estensione. “Le soluzioni che abbiamo adottato da due anni a questa parte per ovviare a questa situazione si possono riassumere nella cooperazione tra ente pubblico, volontariato e privato” commenta Simona Arletti, assessore all’Ambiente del Comune di Modena “Abbiamo, infatti, incrementato le convenzioni con i gruppi di cittadini volontari che si prendono cura delle aree in prossimità delle loro case come succede a Cognento o al Bonvi Parken. I contadini ci danno una mano con lo sfalcio delle aree di risulta e stiamo ottenendo ottimi risultati con l’adozione delle rotatorie stradali da parte delle imprese private. Ne abbiamo completate ben 21. In più sono al vaglio nuove soluzioni per le aree verdi stradali in maniera tale da favorire la sicurezza per gli automobilisti e ridurre i costi di gestione per l’Amministrazione”. Il verde urbano che contempla le aree verdi urbane, i parchi, il verde attrezzato a servizio delle aree residenziali, la forestazione della linea ad alta velocità, le aree protette e il verde ad evoluzione naturale, è composto da circa 7milioni 600mila metri quadrati. Il verde di arredo, come le aiuole spartitraffico, è di circa 900mila metri quadrati. Il restante patrimonio riguarda gli impianti sportivi, gli orti sociali, le aree cimiteriali e le aree protette come il Parco fluviale del Secchia . Il costo medio di gestione per il verde urbano è passata dagli 0,41 euro a metro quadro del 2004 agli 0,21 euro a metro quadro del 2011. Per il 2012 sono stati fortemente ridotti gli sfalci delle aree verdi, ad eccezione naturalmente delle aree gestite dal volontariato che hanno mantenuto la cura di sempre, passando da 7 , 6 o 4 all’anno a 6 , 4 o 2 a seconda delle zone e delle aree . Il Comune di Modena ha cercato di preservare il più possibile gli interventi nelle scuole di ogni ordine e grado e nei parchi di interesse urbano per dare a bambini e famiglie la possibilità di trascorrere il tempo in spazi più accoglienti, puliti e sicuri. Anche il verde di arredo, in carico al Settore Manutenzione e Logistica, che comprende le aiuole stradali e nei parcheggi, le rotatorie, le piste ciclabili ha dovuto ridurre gli sfalci a causa degli ingenti tagli. Nei viali principali della città (Tassoni, Reiter, Indipendenza, Galilei) si è passati da 8 a 6 all'anno. Nelle aree in cui erano programmati 3 sfalci annuali, come le zone industriali, si è passati ad un solo intervento. Inoltre, i 400mila euro previsti per la manutenzione straordinaria non sono stati finanziati per il 2012. “Con questi dati è essenziale continuare sulla strada della collaborazione” continua Arletti “i tagli al bilancio comunale, i mancati trasferimenti e le restrizioni del Patto di stabilità ci obbligano a compiere delle scelte. Il Comune di Modena ha tutelato i servizi alla persona e l’area Welfare. Una scelta doverosa che ci spinge a chiarire ai cittadini che ci scrivono chiedendo gli interventi di sfalcio delle aree verdi che non si tratta di incuria, ma di mancanza di risorse. Possiamo arginare il problema chiedendo ai cittadini di organizzarsi in gruppi di volontariato come sta avvenendo già in alcune zone. Invitiamo alla collaborazione le aziende per coprire i costi di gestione delle rotonde e agli agricoltori di aderire all’accordo per la gestione delle aree di risulta periferiche e utilizzare così i terreni per la produzione di foraggio o coltivazioni a tempo limitato”.

 

 

 

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