15/11/2013

NIENTE OGM, “PROMUOVIAMO I PRODOTTI DOP E IGP LOCALI”

L’assessore Prampolini ha risposto all’interrogazione del capogruppo di Sel Ricci

Attualmente su tutto il territorio regionale non si possono coltivare specie vegetali e allevare animali geneticamente modificati. Ciononostante non possiamo definirci territorio “Ogm free”, perché non si può escludere che i mangimi utilizzati negli allevamenti, ad eccezione degli allevamenti biologici in cui è vietato, siano prodotti a partire da soia e mais geneticamente modificati importati.

Lo ha detto l’assessore allo Sviluppo economico Stefano Prampolini rispondendo in Consiglio comunale all’interrogazione di Federico Ricci (Sel) giovedì 14 novembre. Il capogruppo di Sel aveva chiesto quali atti siano in essere o si intenda intraprendere, per fare di Modena un territorio “Ogm free” considerato che “le tecnologie relative agli organismi geneticamente modificati si ritiene non siano state sperimentate e testate per un tempo sufficiente a garantirne la sicurezza e la genuinità” e che altri Comuni italiani si sono impegnati a non accogliere coltivazioni di organismi geneticamente modificati: “una posizione considerata anche una tutela per le coltivazioni di coloro che hanno da decenni un'agricoltura priva di Ogm”.

L’assessore, dopo aver ricordato come aziende e industrie agroalimentari che utilizzano organismi geneticamente modificati siano escluse dall'accesso ai marchi di qualità, ha sottolineato l’impegno dell’Amministrazione comunale per difendere le biodiversità e la qualità dei nostri prodotti e promuovere la conoscenza delle tipicità agroalimentari del territorio. Prampolini ha quindi sottolineato che “nelle mense delle scuole modenesi cresce l'impiego di prodotti biologici, certificati Igp e Dop tipici locali; negli ultimi anni si è favorita la diffusione di prodotti tipici certificati e biologici attraverso eventi come il Mercato Biologico di piazza Pomposa; sono state promosse attività di informazione per i consumatori ed è stato approvato il Regolamento per lo svolgimento dei mercati dei produttori agricoli; infine, si sta lavorando con le associazioni del commercio ad un progetto di valorizzazione della filiera agroalimentare, delle tipicità e delle materie prime di qualità del territorio.

L’istanza è stata trasformata in interpellanza da Gian Carlo Pellacani dell’Udc che ha parlato di “interrogazioni che non guardano la realtà, mentre le scelte andrebbero fatte sulla base di evidenze scientifiche e non di posizioni ideologiche. Oggi gli Ogm nel mondo – ha continuato – sono un elemento di successo con oltre un milione di ettari coltivati e in Italia si adottano, invece, provvedimenti anti ogm senza verificare la qualità dei prodotti: il mais geneticamente modificato è per esempio più sano di quello italiano. Il nostro Paese per orografia e conformazione non può avere un’alimentazione a chilometro zero, si deve essere incoscienti per fare una fiera inneggiando solo al biologico”.

Anche il capogruppo del Pdl Adolfo Morandi ha ribadito l’inopportunità “di negare l’evidenza di uno sviluppo innovativo che è mondiale, soprattutto davanti all’esigenza di una migliore produttività necessaria a sfamare una popolazione sempre in crescita” e come anche in Italia sarebbe necessario sviluppare un discorso scientifico a vantaggio di una migliore produttività “che non è per nulla in contrasto con la tutela delle nostre produzioni Dop e Igp conosciute in tutto il mondo”. Sandro Bellei ha raccomandato di “usare gli ogm con grano salis” e ha invitato a preoccuparsi piuttosto “del fenomeno dell’imitazione dei prodotti alimentari modenesi che vengono contraffatti in maniera sempre più massiccia, ne sono un caso l’Aceto balsamico di Modena prodotto ormai anche nel napoletano con la stessa etichetta, il Parmigiano Reggiano e persino certi salumi spacciati per modenesi ma non prodotti con i nostri suini. Non credo che gli Ogm rappresentino un pericolo come invece altri alimenti.”

Per il Pd, è intervenuto il consigliere William Garagnani: “Credo le nostre produzioni non sarebbero garantite nel caso dell’introduzione di Ogm e, l’altro dato di fatto, è che comunque la legislazione italiana vieta queste coltivazioni”. Ha inoltre evidenziato come “il nostro turismo sia legato alla produzione alimentare della zona” e invocato un’operazione di “trasparenza da parte delle aziende sulla provenienza degli ingredienti utilizzati negli alimenti”.

L’interrogante Ricci ha precisato che “lo spirito dell’interrogazione sta proprio nella necessità di riferimenti scientifici” è ha ricordato gli effetti a lungo termine di molti prodotti considerati in una prima fase “innovativi, come il latte in polvere, il ddt e ultimo in ordine di tempo l’amianto. L’avidità economica – ha concluso - ha portata a sementi non di origine naturale, non potremmo arginare tutto, ma a partire dalla legislazione la nostra comunità può fare qualcosa proprio nella logica della filiera che ricordava l’assessore”.

E, in conclusione, proprio Prampolini ha ricordato l’impegno del Comune contro la contraffazione e annunciato un convegno dell’Anci che si svolgerà prossimamente a Modena.

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