06/12/2013

PARTECIPATE, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Per la maggioranza l’odg approvato giovedì 5 dicembre “consente di avviare l’iter di riforma” per le opposizioni è “un documento demagogico che non incide sui fatti”

L’innesco che consentirà di avviare l’iter di riforma o un documento demagogico che non incide sui fatti. Sono le due interpretazioni avanzate rispettivamente da maggioranza e opposizione dell’ordine del giorno “Aprire le nomine dei rappresentanti del Comune in enti controllati e partecipati ad una partecipazione più ampia e trasparente” approvato dal Consiglio comunale giovedì 5 dicembre (favorevoli Pd e Sel; contrari FI-Pdl, Modena Futura, Lega nord, Etica e Legalità; astenuti Fratelli d’Italia, Udc, Msa.it e la consigliera Luigia Santoro).

Gian Carlo Pellacani dell’Udc ritiene “importante l’oggetto ma non ci si può limitare alla nomina; occorre affrontare il problema alla radice, incidere sulla strumentalizzazione che la politica ha fatto delle municipalizzate e rifare gli indirizzi, altrimenti gli interventi sono solo palliativi”.

Per il Pdl, è intervenuta Olga Vecchi: “Era ora di tirare fuori il problema, perché vengono scelte sempre le stesse persone in una sorta di valzer degli incarichi. Il problema è verificare che ci siano veramente le capacità e le specializzazioni adeguate e va affrontato con serietà per poi applicare soluzioni reali”. Per il capogruppo Adolfo Morandi “le intenzioni sono apprezzabili ma il documento è demagogico, come parlare di rendiconto e limitare i compensi al di sotto di quelli del sindaco. L’impressione - ha continuato - è che non cambierà nulla nella sostanza e le nomine continueranno con il vecchio sistema”.

Secondo Michele Barcaiuolo di Fratelli d’Italia “l’odg nasce depotenziato e con una debole capacità di agire sulla realtà dei fatti. Occorre innanzitutto cambiare la legge che affida al sindaco il potere di nomina. Inoltre, andare a verificare in quali casi ci sia la reale necessità che il Comune possa nominare un rappresentante e interroghiamoci su quali società chiudere e quali esternalizzare”.

Per la consigliera pidiellina Luigia Santoro, che ha detto di condividere quanto affermato da Gian Carlo Pellacani, “è giusto che nelle partecipate pubbliche i compensi abbiano un tetto e così come vengono premiati economicamente i successi, quando le cose vanno male ciascuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità”.

Per Sandra Poppi di Modenasaluteambiente.it “l’ordine del giorno è interessante e condivisibile in alcuni punti, tranne per quanto riguarda l’effettiva efficacia. Più opportuno affidare alla Commissione affari istituzionali una delibera che potesse essere condivisa da tutti i gruppi e davvero vincolante per il sindaco”.

Eugenia Rossi di Etica e Legalità ha definito l’odg “un’azione di furberia”, mentre andrebbero “razionalizzati gli enti, altri eliminati o ridotti come il numero dei membri del cda, e servirebbe “una riforma drastica di queste pieghe partitiche, mentre non mi interessano le operazioni di facciata”.

Per il Partito democratico, una delle prime due firmatarie dell’odg, Giuliana Urbelli ha sottolineato “l’obiettivo del documento di ampliare gli indirizzi introducendo massima trasparenza, accentuazione del merito, numero massimo di mandati, limiti al cumulo di incarichi e agli emolumenti, equilibrio di genere: vorremo che ciò diventasse patrimonio vero dell’Amministrazione comunale modenese e di altre”, ha ribadito sottolineando la necessità di favorire pari opportunità per tutti, a parità di merito e competenza.

Giulia Morini, dopo aver illustrato l’ordine del giorno in Aula, ha chiarito che “è un atto di indirizzo necessario a dare il via all’iter che sarà approfondito in Commissione consiliare per poi arrivare al documento da votare in Consiglio comunale”. Ha anche spiegato come la complessità della materia abbia comportato dei vincoli, “sta poi a noi – ha aggiunto - portare avanti nelle nostre organizzazioni quella battaglia per moralizzare la realtà di cui c’è assolutamente bisogno, ma si tratta di due livelli diversi”.

“Apertura, trasparenza e rendicontazione sono gli assi principali su cui si muove l’odg – ha spiegato il capogruppo Paolo Trande - nel tentativo di rompere la commistione tra politica, pubbliche amministrazioni ed enti. Vogliamo aprire la possibilità di candidarsi a tutti quelli che hanno titoli e capacità per farlo; tutto deve essere chiaro e pubblicizzato per tempo ed è importante introdurre l’obbligo di rendere conto ciò che si fa. Sappiamo che l’odg non risolve tutti i problemi ma innesca un percorso che si trasforma in atto istituzionale, stabilendo indirizzi che si tradurranno in una delibera di Consiglio”.

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