20/05/2013

DUOMO, PIOGGIA E UMIDITÀ RENDONO EVIDENTI VECCHIE PATINE

L’assessore Alperoli ha risposto alle interrogazioni di Bellei (Pdl) e Garagnani (Pd) sui colori aranciati e verdi apparsi sui leoni e sulla facciata del monumento

Il colore aranciato intenso dei leoni del Duomo, così come quello giallo-aranciato della facciata, per i tecnici deriva dalla presenza di vecchie patine e dai materiali utilizzati in passato negli interventi di restauro. Le colorazioni sono risultate particolarmente evidenti a causa delle piogge abbondanti e dell'intensa umidità degli ultimi mesi. Le sfumature verdi riscontrate sui leoni sono invece da attribuire a vecchie macchie, visibili adesso che le sculture sono pulite, dovute a percolazione di verde-rame dalle gronde, ora modificate. Sarebbe invece da escludere la causa della presenza di microrganismi, come era stato ipotizzato.

Il punto della situazione lo ha fatto l'assessore alla Cultura del Comune di Modena Roberto Alperoli rispondendo nella seduta di oggi, lunedì 20 maggio, del Consiglio comunale alle interrogazioni dei consiglieri Sandro Bellei (Pdl) e William Garagnani (Pd) relative al fenomeno del cambio di colore dei leoni stilofori, di origine romana, e degli stipiti, dell’architrave e dell’archivolto scolpiti da Wiligelmo nella porta principale della facciata del Duomo, emerso dopo l’ultimo restauro.

Bellei ha chiesto cosa s'intende fare per mettere al sicuro da un possibile degrado parte del monumento più importante della città e ha domandato “se non sia il caso di mettere alle strette le autorità istituzionali competenti perchè diano una risposta che possa tranquillizzare i modenesi”, oltre alla possibilità di un intervento immediato da parte di un esperto. Anche Garagnani ha chiesto quali rimedi i tecnici preposti al restauro intendono utilizzare per ripristinare in via definitiva la colorazione originaria dei materiali, domandando anche quali sono le cause e la natura del fenomeno e quali tecniche e materiali sono stati utilizzati per il restauro. Garagnani ha inoltre colto l’occasione per invitare la Sovrintendenza “a rendere trasparenti le operazioni che compie informando attraverso un sito internet su tecniche, materiali e sostanze chimiche utilizzate per effettuare i restauri, oltre che sui tempi e i costi degli interventi. Sono aspetti che interessano una piccola nicchia di persone – ha aggiunto – ma ha allo stesso tempo svolgono una funzione di promozione della città, suscitando interesse”.

L’assessore, sottolineando che “dalle fotografie sui giornali i colori appaiono molto più carichi del reale”, ha precisato che “comunque sul fenomeno gli organi competenti, che sono anche quelli che hanno diretto i recenti restauri, cioè la Direzione regionale e la Soprintendenza ai Beni architettonici, hanno già incaricato esperti dell'Istituto centrale del restauro di condurre analisi scientifiche”.

Nel dettaglio, la colorazione di tutti i rilievi in facciata (Lastre Genesi, Portale principale e altro), di un giallo-aranciato, è dovuta alla presenza di vecchie patine di ossalati derivanti da prodotti a base proteica usati in passato per uniformare il diverso colore delle pietre impiegate per rivestire il Duomo. “Tali patine a

causa delle particolari condizioni atmosferiche della primavera 2013 sono risultate particolarmente evidenti – ha proseguito Alperoli – ma il fatto che siano state preservate nel recente intervento risponde alle più recenti prescrizioni della teoria del restauro e va giudicato in modo nettamente positivo, in quanto la loro presenza protegge la pietra”. L’assessore ha ricordato inoltre che tali patine risultano molto evidenti anche in alcune zone della Ghirlandina e su alcune delle sculture che la ornano e che pur non vedendosi dal basso, sono apparse evidentissime durante le visite guidate sui ponteggi. “Sui leoni – ha continuato – spicca la colorazione aranciata più intensa derivante dagli ossidi di ferro emanati dalle zanche impiegate nei vecchi restauri: non a caso sono presenti soprattutto nelle zampe dei leoni che sono state rifatte nell'Ottocento e attaccate, appunto con zanche in ferro, al corpo dei leoni romani”.

Nella replica il consigliere Bellei ha evidenziato come non si possa far altro che “prendere come tale la spiegazione tecnica fornita dall’assessore, in quanto non esperti, ma non mi convince. Mi pare strano – ha affermato – che in questi decenni non si siano mai verificate le stesse condizioni atmosferiche di questa primavera, tali da dare vita allo stesso fenomeno, e mi chiedo come mai solo due dei leoni del Duomo siano stati interessati”.

In chiusura, Garagnani ha ricordato come per un periodo i leoni furono portati nel museo lapidario e furono sostituiti da copie in marmo: “Le opere lapidee sono a rischio a causa di inquinamento”, ha aggiunto. “L’imperativo categorico delle municipalità è e deve essere quello di ridurre l’inquinamento nel centro storico. A questo proposito ricordo che da un anno stiamo aspettando il ripristino delle linee filoviarie e che più volte sia stato annunciato: è il momento di riattivare il filobus”.

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