21/03/2014

VARIANTE PONTE ALTO, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Pd: “Delibera che mette fine a polemiche ristabilendo ciò che c’era in origine”. Per le opposizioni “sulla vicenda c'è un’eredità pesante; prima la bonifica”

Ha sottolineato soprattutto come la delibera ridefinisce “il perimetro del territorio utilizzabile dell’area di Ponte Alto ricompattandolo in funzione di un più efficace utilizzo” il consigliere del Pd Stefano Goldoni che nel Consiglio comunale di giovedì 20 marzo ha aperto il dibattito sulla variante al Piano strutturale comunale (Psc) relativa all’area di ponte Alto. La variante è stata adottata con il voto a favore del Pd; contrario di FI-Pdl, Fratelli d’Italia, Nuovo centro destra, Modena futura, Etica e legalità, Modenasaluteambiente.it e l’astensione dell’Udc.

Goldoni ha osservato che “la variante arriva dopo l’approvazione dello schema di accordo tra Comune e Provincia” e “le nuove destinazioni urbanistiche produttiva e agricola dell’area”, sottolineando infine che “lo strumento attuativo dovrà tener conto degli aspetti di attenzione ambientale e prevedere  approfondimenti anche sull’impatto acustico”. Il capogruppo del Pd Paolo Trande ha ribadito: “La soluzione costruita dall’assessore pone la parola fine su tutti i dubbi e i sospetti avanzati negli anni. Ripristiniamo un’area produttiva in area produttiva, chiude ogni polemica ristabilendo ciò che era in origine. L’assessore non ha nascosto il problema della bonifica di un’area che necessita di interventi differenziati in funzione della destinazione agricola o produttiva, ma la bonifica è preliminare e contestuale a qualsiasi possibilità di utilizzare l’area.”

Per FI-Pdl, il capogruppo Adolfo Morandi ha ricordato che “l’area era destinata ad attrezzature generali, poi, in base all’accordo che prevede la possibilità di perequazione, è stata acquistata da privati che pensavano di costruire edilizia residenziale, ma i problemi di natura ambientale hanno bloccato tutto. Questa operazione – ha concluso - dà la possibilità di risarcire i nuovi proprietari concedendo la possibilità di realizzare attività produttive, ma il bene collettivo avrebbe richiesto di lasciarla ad area F”. Olga Vecchi ha rivendicato “la libertà di parlare di qualcosa che per anni è stata sui giornali e per la quale abbiamo lottato” e ha continuato: “Al proprietario della fornace che insisteva sull’area non è mai stata concessa la possibilità di trasformare la destinazione d’uso chiesta per 15 anni; oggi alla vigilia delle elezioni fa comodo risolvere la faccenda”.

Anche Sandra Poppi di Modenasaluteambiente.it ha ricostruito la vicenda aggiungendo: “La proposta ridefinisce un perimetro più corretto; il fattore positivo è che l’area torna ad essere produttiva” ma non si è detta sono convinta della proporzione tra agricola e produttiva, “inoltre - ha continuato - il procedimento per la bonifica è in corso e non sappiamo ancora se sarà finanziata. Infine, nella stessa zona ci sono parecchi capannoni dimessi che potrebbero essere riqualificati, senza la necessità di costruire ulteriormente”.

Eugenia Rossi di Etica e legalità ha parlato di “un’eredità pesante, di operazioni più che discutibili, di imbarazzanti passaggi di proprietà e dell’Amministrazione che alla fine è stata costretta a riconoscere che l’area è fortemente inquinata. “La procedura è corretta – ha concluso - ma la scelta di prevedere una possibilità di edificazione non mi convince, prima occorre bonificare il terreno e solo successivamente fare una variazione sulla base di una scelta urbanistica nel merito della quale non voglio ora entrare”.

In conclusione il sindaco Giorgio Pighi ha commentato: “L’area reca evidenti i segni di una storia industriale e va alla ricerca di una destinazione che l’Amministrazione deve assecondare. La destinazione dice al privato cosa può e non può fare e deve anche tener conto di quanto accade nell’economia e sul mercato. Capisco le riflessioni di carattere politico, ma il nostro lavoro consiste nel riconoscere la vocazione produttiva riconosciuta per svolgere attività produttive diverse dal passato. Non si può lasciare l’area all’abbandono”.

Infine, in sede di replica, l’assessore alla Programmazione e gestione del territorio ha sottolineato: “Abbiamo messo una pietra tombale sulla possibilità di costruire alloggi, ma non è vero che non se ne potesse realizzare una parte dei tanti previsti. Oggi adottiamo una variante, ma la destinazione definitiva ci sarà solo dopo l’approvazione del progetto di bonifica e i limiti ammessi per la funzione agricola sono uguali a quelli richiesti per il residenziale. La coda della faccenda sarà gestita dal prossimo Consiglio”.

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