06/05/2016

FONDAZIONE CRESCI@MO, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Diversi i consiglieri intervenuti sul trasferimento di altre tre scuole dell’infanzia comunali

Sul trasferimento di altre tre scuole dell’infanzia comunali alla Fondazione Cresci@mo, prima dell’approvazione da parte del Consiglio comunale di Modena della delibera (a favore Pd, Fas - Sinistra italiana e Sel, contrari M5s, Per me Modena, FI e Idea - Popolari liberali), sono intervenuti diversi consiglieri.

Ad aprire il dibattito, nella seduta di giovedì 5 maggio, è stato Francesco Rocco di Fas – Sinistra italiana, per il quale “di fronte a un Governo in fuga dal welfare, il modello della Fondazione risponde a un preciso dovere delle Istituzioni locali di dare risposte adeguate e soddisfacenti. Disattendere le richieste dei cittadini – ha aggiunto – nascondendoci dietro a paraventi normativi, costituirebbe un grave deficit amministrativo e politico”.

Per FI, Giuseppe Pellacani ha sottolineato che la “Fondazione Cresci@mo è stato un escamotage per aggirare precisi vincoli di bilancio che costringevano l’Amministrazione ad aprire al privato. È una scelta che denota diffidenza verso il soggetto privato – ha proseguito – mentre solo la privatizzazione garantirebbe una maggiore concorrenza, prezzi minori e stessi servizi”. Secondo Adolfo Morandi “i risparmi ottenuti con la Fondazione vertono sul contratto nazionale che è stato applicato ai lavoratori, peggiorativo rispetto a quello pubblico e solo in parte migliorato con il contratto integrativo. Se parliamo di risparmio – ha proseguito – si dovrebbero valutare le esternalizzazioni. Bisognerebbe fare scelte di servizi di qualità a minori costi, invece il Comune vuole poter continuare a dire che è il pubblico a garantire la qualità”.

Per il M5s, Mario Bussetti ha definito “non convincente” la soluzione della Fondazione: “Se diciamo che è parte del Comune – ha detto – ci sono altre forme giuridiche che danno più garanzie. Inoltre riteniamo che sia necessaria una equiparazione del contratto degli insegnanti della Fondazione e del Comune: non siamo d’accordo di conseguire un risparmio economico penalizzando le retribuzioni degli insegnanti”. Il capogruppo Luca Fantoni ha evidenziato la necessità di ragionare sulle esigenze attuali e, a sua volta, ha sottolineato che “i contratti dei dipendenti della Fondazione non sono equivalenti a quelli degli insegnanti assunti dall’Amministrazione comunale: i diritti di cui godono sono inferiori”. Il consigliere ha infine aggiunto che “non bisogna abbassare la testa sul fatto che vanno cambiate le regole del Patto di stabilità”. Per Marco Bortolotti “la discussione andava fatta a ottobre, pensando a diversi modelli, invece si decide tutto in questo momento e la maggioranza taglia democraticamente fuori la minoranza. O l’Amministrazione utilizza il ritardo per camuffare scelte precise già fatte o non è molto capace, perché arriva in ritardo”. Il consigliere ha infine chiesto se il Comune “ha battuto i pugni per ottenere dal Governo la possibilità di assumere insegnanti”. Elisabetta Scardozzi ha evidenziato le differenze contrattuali delle insegnanti anche in termini pensionistici: “Il Comune dovrebbe essere il primo Ente di garanzia di parità dei diritti e di tutela dei lavoratori. Il progetto dell’assessorato per il servizio scuola 0-6 anni – ha aggiunto – ci sembra essere sbarazzarsi delle scuole per avere un risparmio che in realtà ricade sul personale”.

Per il Pd, Caterina Liotti ha parlato di “decisione coerente con la scelta del 2012, quando abbiamo optato per la Fondazione. Una decisione che oggi si può prendere in piena serenità perché i livelli di valutazione emersi dalle indagini sono equiparabili rispetto alle scuole comunali e hanno dimostrato che la scelta fatta è stata corretta e giusta, e ha determinato economie che devono essere collocate in rette meno pesanti e salari ai dipendenti”. Vincenzo Walter Stella ha convenuto sul fatto che la Fondazione “rappresenta un escamotage, dettato però non da un capriccio dell’Amministrazione ma da necessità di ordine pratico e di esperimento pedagogico. A oggi risulta la strada percorribile più efficace per evitare le privatizzazioni e per garantire il servizio delle scuole dell’infanzia: non si sono palesate criticità e il livello di gradimento è alto”. Per Marco Forghieri “se le varie forme gestionali sono organizzate in modo da non prevalere mai una sull’altra sono forse in grado di influenzarsi a vicenda, contribuendo a tenere bassi prezzi e tariffe e rendendo possibile un controllo continuo della qualità da parte degli utenti”. Il consigliere ha inoltre ricordato che “gli strumenti che pensiamo adesso, con le esigenze che cambiano, in futuro non saranno probabilmente sufficienti”. Fabio Poggi ha definito “virtuoso” il sistema misto modenese. “Se le scuole dell’infanzia fossero tutte statali – ha proseguito – non ci sarebbe spazio per sperimentare e adattare il servizio sulla base delle esigenze della città. Se non possiamo dire che le scuole comunali e della Fondazione sono migliori rispetto alle altre, possiamo però riconoscere che sono quelle in grado di rispondere meglio in termini di flessibilità alla governance pubblica”. Secondo Diego Lenzini “l’obiettivo è garantire la qualità dell’istruzione in maniera uguale a tutti. Per ciò che mi riguarda – ha continuato – la governance deve essere assolutamente pubblica, ma ciò non significa ci debba essere una esasperazione in questo senso. Non sappiamo se la Fondazione è la soluzione definitiva, ma al momento è la soluzione migliore: funziona egregiamente, garantisce la governance pubblica e le relative valutazioni sono equiparabili alle scuole comunali”. Tommaso Fasano ha precisato che “la differenza di retribuzioni degli insegnanti della Fondazione rispetto ai comunali è ristretta” e che “da un’indagine del 2013 risulta che anche loro stessi sono contenti perché sono stati stabilizzati. Le somme risparmiate – ha aggiunto – sono reinvestite per rispondere ad alcuni dei bisogni emersi dall’indagine, come ridurre le rette per le famiglie e la forbice degli stipendi”.

Domenico Campana di Per me Modena ha definito la Fondazione “un ibrido creato giustamente per sottrarsi all’impossibilità di assumere personale. La critica non va alla delibera – ha precisato – ma al presentare le cose come se non ci fosse altra possibilità: si può mettere un cerotto, ma non può essere l’orizzonte strategico nel quale ci si muove. È il momento – ha concluso – di porre la questione della responsabilità nazionale del sistema educativo”.

Secondo Marco Cugusi di Sel “c’è un problema di politiche nazionali: ribadiamo la delusione rispetto al modo in cui il governo ha trattato la questione scuola e non solo, perchè non possono esserci solo tagli”. Per il consigliere “la scelta di portare tre nuove scuole in Fondazione ha l’obiettivo di salvaguardarci, ma dovrebbe esserci una generale omogeneizzazione dei trattamenti dei dipendenti”.

Luigia Santoro di Idea - Popolari liberali ha evidenziato che “la legge, se c’è, va rispettata da tutti, a partire dagli Enti pubblici, e creare una Fondazione per dribblarla non è stato giusto. La Fondazione per il Comune rappresenta anche un minor costo – ha aggiunto – ma la privatizzazione avrebbe portato un vero risparmio e avrebbe consentito di spostare quelle risposte su altri servizi”.

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