20/10/2017

LEGGE REGIONALE/2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Diversi i consiglieri intervenuti prima della votazione degli ordini del giorno

Ad aprire il dibattito sulla legge urbanistica regionale che si è svolto nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 19 ottobre in occasione della presentazione di due ordini del giorno (uno del Pd, approvato, e uno di Art. Uno – Movimento Democratici e Progressisti / Per me Modena, respinto) è stato Marco Cugusi di Art. Uno – Movimento Democratici e Progressisti / Per me Modena.

Il consigliere ha sottolineato come nell’elenco delle delibere di Giunta approvate il 10 ottobre compaia quella sul Protocollo d’intesa tra Regione, Provincia e Comune per attivare forme di collaborazione per la redazione dei nuovi strumenti urbanistici comunali ispirati ai contenuti del progetto di legge regionale. “Ritengo perlomeno intempestivo questo protocollo”, ha affermato il consigliere. “Visto che dobbiamo ancora discutere questi ordini del giorno ritengo si dovesse attendere a deliberare atti di questo genere”. Per Marco Chincarini “questa legge è di difficile lettura e dobbiamo addrizzare le antenne: se è di difficile lettura per i tecnici figuriamoci per altri e soprattutto chissà a quali conseguenze può portare. Invito il M5s a riflettere su come porsi rispetto alla nostra mozione – ha proseguito – visto che so che appoggia molte di queste posizioni, perché il nostro compito oggi è dire alla Regione di fare attenzione perché ci sono cose che non sono state scritte bene. È un’occasione per mandare un messaggio chiaro che questa legge regionale chiara non è”. Per il capogruppo Paolo Trande “la legge 20/2000, dopo 16-17 anni, necessitava di un tagliando in quanto è cambiata l’economia, la cultura, la sensibilità verso l’ambiente. Ma è una legge che provava a ricondurre tutto all’interesse generale e che è divenuta un modello di pianificazione. Quella di oggi – ha continuato – invece è una legge costruita su altri modelli: stiamo progressivamente slittando verso forme sempre più privatistiche di programmazione”. Il consigliere ha infine evidenziato che “si tratta di una legge costruita senza alcun coinvolgimento dei Consigli comunali e credo – ha aggiunto – emergerà un elemento di incostituzionalità. Abbiamo cercato di cambiarla in Regione, ma è chiaro che se i nostri emendamenti non dovessero essere accolti in nessun modo faremo le dovute considerazioni politiche”.

Marco Rabboni del M5s ha ricordato che a febbraio il suo gruppo “ha proposto una mozione sulla legge urbanistica che trattava di tutta una serie di argomenti ripresi oggi nel discorso di Trande: dal saldo zero falso all’assenza di pianificazione comunale. Peccato – ha aggiunto – che già allora non ci sia stata la forza di appoggiare la nostra mozione in cui si chiedeva di sollecitare la Regione di tenere conto di queste critiche. Se fosse stata presa una posizione in quel momento si poteva ottenere un segnale forte: speriamo che quella di adesso non sia tardiva, ma lo sembra visto che la discussione è già in atto a livello regionale”.

Per il Pd, Diego Lenzini ha evidenziato che “la legge dell'Emilia Romagna è l'unica che mette un limite parlando di un 3 per cento di sviluppo massimo, oltre al quale non si va. Non è un obiettivo e sta alle Amministrazioni fare delle scelte: se la nostra posizione è quella del consumo zero di territorio, ed è così, il problema non si pone, non siamo obbligati a costruire fino al 3 per cento”. Il consigliere ha infine ricordato che “gli accordi operativi, come quello del comparto di via Morane-Vaciglio, attualmente se non ci sono varianti non passano in Consiglio comunale, mentre con la nuova legge dovranno passarci”. Per il capogruppo Fabio Poggi “non stiamo discutendo di una legge perfetta. Prendiamo atto che c'è una legge ancora in divenire ma sicuramente frutto di un percorso di mediazione e di un contesto specifico. Il contesto che deve governare è più ampio – ha proseguito – quindi probabilmente non è la legge perfetta per la città in termini di impatto. È una legge che cerca di affrontare una situazione in divenire, figlia di questo tempo specifico, che è quello di una cultura che si sta rinnovando rispetto a temi ambientali, e che è il risultato della crisi. Credo sia nostro compito cominciare ad attrezzarci per procedere subito dopo allo sviluppo del piano urbanistico, in cui abbiamo ruolo e responsabilità importanti, e con la nostra mozione cerchiamo di dotarci di strumenti per farlo al meglio”.

Per Adolfo Morandi di FI “la legge regionale ha anche obiettivi giusti, ad esempio la sburocratizzazione. La Giunta e il Consiglio comunale avranno l’opportunità di progettare il territorio attraverso la definizione del Piano urbanistico generale ed è importante che vengano coinvolti i vari soggetti interessati”. Il consigliere ha inoltre evidenziato che “si è deciso di cambiare rotta rispetto al passato in cui la nostra città era bloccata e attraverso il Pug è possibile farlo, attraverso la rigenerazione e la ristrutturazione, seppur con evidenti difficoltà. È importante però che ci siano linee guida chiare su come il Piano deve essere costruito e al momento non le vedo”. Giuseppe Pellacani ha espresso l’auspicio che “si costruisca in confronto con la città e con le forze politiche come la Giunta ha detto. La legge – ha precisato – si muove sulla strada di coordinamento della disciplina nazionale ed un aggiornamento è un dato ineluttabile. La parte della semplificazione sembra più consistente nei confronti dei grandi progetti e non si capisce quanto agisca sul piccolo, se poco o nulla, limite di una normativa che vuole andare incontro ai cittadini. Quando si parla di saldo zero, infine, mi torna in mente il caso Morane-Vaciglio. Laddove un impegno non sia ancora stato assunto, pur essendo nel Piano regolatore, vogliamo parole chiare dall’Amministrazione che tutto quello che viene costruito venga portato in Consiglio a prescindere da quanto definito dal Piano”.

In chiusura, l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli ha precisato che “la delibera della Giunta comunale è una delibera con cui si porta avanti un progetto iniziato un anno e mezzo fa: da tempo stiamo lavorando con Provincia e Regione per condividere i diversi documenti e quadri conoscitivi che gli Enti hanno e nel Protocollo si esplicita che si vuole lavorare nel solco dei principi della nuova legge che abbiamo condiviso: rigenerazione e riqualificazione del patrimonio esistente, sostenibilità e resilienza. Avevamo bisogno di formalizzare quella collaborazione – ha proseguito – ma in termini di contenuti e di forme il Piano è tutto da costruire e verrà fatto sulla base delle indicazioni che usciranno dalla maggioranza e dal confronto con la città e con le forze politiche”. L’assessora ha infine evidenziato che “il Documento per la qualità urbana e ambientale sarà quello che definirà la conformazione della città, sarà lo strumento atto a far comprendere i margini di discrezionalità politica che ogni Consiglio comunale si darà. Avremo occasione di confronto serio per definire il Piano urbanistico – ha concluso Vandelli – un progetto che va oltre le previsioni di espansione previste dalla legge”.

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