26/10/2017

MIGRANTI / 4 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Alcuni consiglieri sono intervenuti nel confronto scaturito dalle interrogazioni sui migranti

Dalle interrogazioni sui migranti trattate nella seduta del Consiglio comunale di oggi, giovedì 26 ottobre, è scaturito un dibattito che ha visto intervenire alcuni consiglieri.

Per il Pd, Federica Di Padova ha precisato che l’interrogazione presentata da lei e dal consigliere Tommaso Fasano “era di natura completamente diversa dalle altre con cui è stata trattata e aveva come preoccupazione principale il fatto che quella di via Milano fosse una sistemazione dignitosa per queste persone. Riscontro come in certi discorsi – ha proseguito – i concetti di migranti, clandestini e richiedenti asilo siano usati alternativamente, quando ci sono differenza molto chiare, e a volte ho la sensazione che si parli di bestie e non di persone. Spero – ha concluso – che dove non arriva una certa politica possa arrivare l’umanità”. Antonio Carpentieri ha sottolineato che, “almeno fino a quando una Commissione esamina la domanda di permesso – e in Italia ci vogliono almeno 18 mesi – stiamo parlando di rifugiati, di stranieri che scappano da guerra e violenza, e non possono rientrare in patria. Si può non essere d’accordo, ma siamo dentro un quadro normativo, a partire dalla Convenzione di Ginevra del 1951, che ci dice di comportarci così. Finché non cambiano le direttive questo è l’iter”. Il consigliere ha ricordato che “di questa grande protezione anche noi abbiamo goduto quando circa 6.000 ebrei italiani hanno ottenuto protezione in Svizzera durante la guerra mondiale”.

Adolfo Morandi di FI ha “contestato totalmente l’accusa” che l’interrogazione da lui presentata “sia priva di umanità. Non c’era alcuna malafede”, ha precisato. “L’istanza esprime un auspicio ben preciso, credo condiviso da tutti, e cioè cercare di sviluppare qualcosa che vada nella direzione di una vera integrazione. Queste persone – ha proseguito – hanno un costo rilevante e non mi sembra sbagliato se in parte si cerca di recuperarlo. Ciò che non è umano – ha detto ancora – è tenere queste persone disoccupate: inserirle in percorsi formativi e lavorativi vuol dire sviluppare una politica di integrazione, permettergli di imparare usi e costumi di un popolo, che le agevolerà se e quando verrà loro concesso il permesso”. Per Giuseppe Pellacani “i numeri sono importanti, perché quando la coperta è corta le risorse che vengono investite da una parte vengono tolte da un’altra. Questo avviene a tutti i livelli, da quello nazionale a quello locale e chi decide ne risponderà ai propri elettori”. Il consigliere, inoltre, ha ribadito che “l’inclusione passa anche attraverso il coinvolgimento di queste persone in attività di volontariato e lavorative” e ha espresso l’auspicio che, “ora che i flussi si sono ridimensionati, la situazione torni a essere sotto controllo e si faccia in modo di giungere più preparati al prossimo arrivo emergenziale”.

Domenico Campana di Art. Uno – Movimento Democratici e Progressisti / Per me Modena ha commentato: “Concedo a Morandi l'aggravante della buona fede: va capito se non si accorge della gravità di quello che dice. Il consigliere ha una posizione premoderna: capisco che gli elementi di diritto costituzionale del post seconda guerra mondiale non sono condivisi da tutti. La cultura non si insegna – ha aggiunto – ma si fa quando si è protagonisti dei processi che ci riguardano”. Rispetto al volontariato dei migranti, il consigliere ha parlato di “questione importantissima, sulla quale però bisogna porre molta attenzione in quanto non deve essere troppo separata dalle attività complessive di volontariato”.

In chiusura di dibattito, l’assessora al Welfare Giuliana Urbelli ha riconosciuto che “rispetto a questo fenomeno molto più grande di noi ci sono stati momenti di difficoltà. L’integrazione – ha proseguito – non può essere una cosa destrutturata e spontanea, ma va costruita. Con l’esperienza di volontariato effettuata alle scuole Paoli ci siamo resi contro che l’integrazione non è semplice, perché è difficile comprendersi e le persone non sono tutte uguali. È necessario mantenere il controllo e non eccedere rispetto a quelle che sono le possibilità di accoglienza di persone in tempi brevi. Perché l’integrazione – ha concluso – comincia nel momento in cui i numeri vengono trasformati in volti e ci si impara a conoscere”.

L’ultimo intervento è stato quello del sindaco Gian Carlo Muzzarelli, che ha evidenziato la necessità di avere “umanità verso persone che lasciano le loro famiglie e salgono su barconi rischiando la vita nella speranza di trovare un mondo migliore. È necessario trovare il giusto atteggiamento e anche il giusto linguaggio”, ha proseguito. “Dobbiamo fare un grande sforzo in questo senso perché sta accadendo una cosa negativa: si sta collegato sempre più il migrante all’idea dell’illegalità”. Muzzarelli ha poi sottolineato l’importanza di lavorare sulla scuola e sui corsi di lingua italiana, “perché la lingua è integrazione ed è necessario capirsi di più”. Il sindaco ha infine ricordato che il prossimo 25 novembre “verrà riconosciuta la cittadinanza modenese ai bambini di dieci anni che sono nelle nostre scuole: è un atto politico rilevante di riconoscimento – ha concluso – con il quale oltre i diritti questi bambini assumono anche i doveri”.

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