21/12/2017

FONDERIE / 2 – “ATTENZIONE ALL’AMBIENTE E AL LAVORO”

Lo hanno sottolineato i consiglieri intervenuti nel dibattito che ha portato all’approvazione del protocollo d’intesa per la delocalizzazione dello stabilimento

Il protocollo d’intesa tra il Comune e le Fonderie cooperative di Modena ha tre obiettivi importanti: delocalizzare lo stabilimento per risolvere i problemi attuali mantenendo a Modena la produzione; garantire, con il trasferimento, l’innesco per la trasformazione del Villaggio Artigiano dove si trova attualmente; contrastare il processo di degrado che si potrebbe verificare nel caso in cui l’azienda chiudesse o non fosse in grado di bonificare l’area attuale. Lo ha detto l’assessora all’Urbanistica del Comune di Modena Anna Maria Vandelli chiudendo, in Consiglio comunale, il dibattito che ha portato all’approvazione unanime della delibera che dà l’avvio all’iter per la delocalizzazione dello stabilimento industriale situato in via Zarlati 84, in zona Madonnina, entro gennaio 2022.

Aprendo il dibattito per ArtUno-Mdp-Per me Modena Marco Malferrari ha ricordato che strategie per la delocalizzazione erano state definite già nella precedente consigliatura e ha poi sottolineato che “insieme alla tutela dell’ambiente e della salute dei residenti bisogna tenere ben presenta il problema del mantenimento dell’occupazione nello stabilimento facendo in modo che l’attività rimanga a Modena”. Anche Vincenzo Walter Stella ha ribadito che è “necessario un equilibrio tra il miglioramento ambientale e la tutela della salute e il mantenimento del lavoro per i 70 dipendenti delle fonderie”. L’Amministrazione – ha aggiunto – agevoli il dialogo con l’azienda per permettere un soddisfacente trasferimento restando a Modena e valuti zone diverse per la delocalizzazione individuando siti già urbanizzati”.

“Oggi siamo tutti partecipi di un esempio di democrazia dal basso”, ha affermato Elisabetta Scardozzi, M5s, celebrando “un ascolto attivo dei cittadini e di un comitato che ha portato avanti le proprie ragioni con determinazione”. Sono i comitati dei cittadini, ha aggiunto Luca Fantoni, “che qualcuno ha definito quelli delle fole, che hanno ottenuto questo risultato. Oggi si inizia un processo che farà sì che l’Aia non possa venire rinnovata e questo per noi è fondamentale”. Secondo Marco Bortolotti la “parola chiave è controllo da parte nostra soprattutto nel procedimento di scelta del nuovo sito, da realizzare nella massima trasparenza e senza usare suolo vergine ma avvantaggiando il recupero”. Il consigliere ha chiesto poi la massima informazione al Consiglio “perché i tempi sono stretti ed è fondamentale che il processo vada in porto”.

Marco Forghieri, Pd, ha evidenziato che quello delle fonderie è stato la delibera è stato uno dei rari casi di buon funzionamento della dialettica tra comitati e Amministrazione, anche perché questa volta il confronto è stato influenzato positivamente dal fatto che le richieste erano possibili e l’Amministrazione aveva gli strumenti per dare le risposte. L’Amministrazione però – ha proseguito – deve avere un occhio di riguardo anche per le legittime aspettative degli imprenditori e dei lavoratori”. Fabio Poggi ha ricordato che “i controlli ci sono sempre stati e continueranno a esserci. Ma è doveroso anche sottolineare il nostro impegno verso l’azienda e faremo di tutto per metterla nelle condizioni di poter delocalizzare. Dovremo continuare a vigilare sull’impatto ambientale ma anche sulla realizzazione degli impegni che ci siamo presi mettendo l’azienda nelle condizioni di mantenere i propri”. E Diego Lenzini ha osservato che con il protocollo “non abbiamo una soluzione ma ci impegniamo a trovarla e ci assumiamo questa responsabilità nei confronti del quartiere, della città ma anche dell’azienda con la quale iniziamo un percorso per arrivare insieme a un risultato nei tempi”.

Secondo Adolfo Morandi (FI) non si può “cantare vittoria perché il protocollo d’intesa pone le basi per la delocalizzazione ma non la realizza. Costruire stabilimenti di questo tipo richiede investimenti rilevantissimi e quindi l’Amministrazione deve attivarsi con rapidità per mettere in campo le azioni necessarie a reperire i finanziamenti per evitare che tra quattro anni l’azienda cessi l’attività o delocalizzi fuori da Modena”.

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