06/06/2018

HOSPICE / 2 – “ACCOLTA UN’ISTANZA CIVICA DEL TERRITORIO”

Il dibattito in Consiglio. L’assessora Urbelli: al lavoro da mesi con la Sanità e il Comitato. Già chiesto un finanziamento pubblico. Il 23 giugno un seminario sul tema

“Villa Montecuccoli a Baggiovara è la soluzione più idonea per l’hospice territoriale: è lontana e insieme vicina, immersa nel verde e sarà una bella casa per le persone che vi abiteranno in un periodo molto difficile della loro vita”. Lo ha detto il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli intervenendo, lunedì 4 giugno, nel dibattito che ha portato il Consiglio comunale all’approvazione unanime dell’ordine del giorno proposto dal Pd che chiede di realizzare anche a Modena un hospice territoriale che completi l’assistenza domiciliare integrata e rafforzi la rete delle cure palliative con l’obiettivo di dare una risposta a tutte le persone che, per motivi di assistenza familiare o di gravità della loro condizione, non possono essere assistiti a domicilio.

Il sindaco ha proposto l’emendamento, approvato all’unanimità, che individua come collocazione possibile per la nuova struttura villa Montecuccoli a Baggiovara, sulla quale verrà approfondito un progetto per il recupero e la valorizzazione: “La villa – ha spiegato – fa parte del patrimonio del Comune ed era in vendita. Con questa decisione, già condivisa con il comitato Hospice Modena onlus, le diamo un nuovo valore e facciamo anche un’opera di rigenerazione, con l’obiettivo di realizzare un modello modenese di hospice territoriale, perché a Modena abbiamo anche una rete di assistenza domiciliare che funziona molto bene e due hospice all’interno degli ospedali. Un progetto – ha concluso – che portiamo avanti nella Conferenza territoriale sociale e sanitaria e nell’ambito del piano regionale della rete degli hospice”.   

Nel presentare l’ordine del giorno, Simona Arletti, Pd, ha ricordato che la terapia del dolore effettuata non solo dietro richiesta del paziente “è una conquista culturale recente e realizzare anche a Modena un hospice territoriale, secondo una scelta che in Regione è già stata fatta da tempo, significa anche dare atto di questo cambiamento culturale. Un malato terminale – ha proseguito la consigliera – necessita di assistenza 24 ore su 24 e in una società che invecchia e dove, allo stesso tempo, si va in pensione più tardi l’assistenza domiciliare può essere molto difficoltosa. Una struttura come l’hospice risponde quindi a un bisogno di assistenza della famiglia in un contesto di inserimento nel territorio ed è un grande aiuto in una fase delicata della vita”. Chiara Susanna Pacchioni ha sottolineato che l’ordine del giorno sostiene la programmazione regionale delle cure palliative che prevede, appunto, anche il potenziamento degli hospice che vanno a integrare una rete che comprende anche gli ambulatori e l’assistenza domiciliare. “Inoltre – ha aggiunto – l’hospice può garantire un’accoglienza qualificata e divenire anche un centro di ricerca, didattica e alta formazione per professionisti non medici”.

Paolo Trande, che ha presentato l’emendamento che ribadisce che le strutture sanitarie sono un servizio essenziale a cui deve far fronte integralmente lo Stato e che l’opera preziosa del volontariato non deve essere intesa come sostitutiva di queste strutture, ha affermato la necessità di dare una risposta al fine vita “perché le azioni adottate finora non sono più sufficienti a dare risposte ai cittadini. L’ospedale non è il posto giusto dove morire, e dobbiamo fare in modo che le persone in quei momenti drammatici possano scegliere la propria casa o l’hospice con garanzia di dignità e sicurezza. Ma, oltre alla nostra volontà di concretizzare la proposta, ci vogliono i soldi del servizio sanitario nazionale”.

Elisabetta Scardozzi, M5s, nel presentare l’emendamento che chiede di collocare prioritariamente l’hospice in una struttura già esistente, ha condiviso l’emendamento proposto dal sindaco. E Marco Bortolotti ha affermato che è “fondamentale e positivo dare una prospettiva all’hospice nel nostro territorio. L’hospice è dedicato a persone che hanno bisogno di un percorso il più sereno possibile e con questa proposta avete provato a creare una cornice per realizzarlo avendo cura della dignità delle persone e delle famiglie in questo ultimo accompagnamento”.

Anche Luigia Santoro, Idea-PeL, ha condiviso la proposta di Villa Montecuccoli e messo in evidenza l’importanza delle cure palliative, “nel senso di prendersi cura di un paziente che non si può più curare per portarlo a guarigione e permettere ai malati terminali di godere degli ultimi momenti con i familiari, in modo dignitoso e assistiti”.

Secondo Adolfo Morandi, FI, “bisogna riflettere molto attentamente su come rispondere a questa esigenza di assistenza e a come formulare la proposta perché il problema è delicato e complesso e l’ordine del giorno si limita a dare un indirizzo”. Una riflessione necessita, per il consigliere, anche la scelta di villa Montecuccoli, “un po’ lontana dagli operatori che devono fare assistenza e probabilmente vincolata quindi complicata da ristrutturare. Rischiamo di spendere soldi in una struttura che potrebbe non essere coerente con il progetto”.

A conclusione del dibattito l’assessora a Welfare e Sanità Giuliana Urbelli ha ricordato che “rispetto alla normativa regionale, Modena è l’unica città capoluogo nella nostra regione a non avere un hospice territoriale. Darsi degli indirizzi, come questo ordine del giorno, è importante perché interpretano un sentire comune. Ma è necessario concretizzarli in piani operativi e tramutarli in realtà. Dobbiamo quindi andare oltre le parole e per questo da mesi stiamo lavorando insieme alla sanità e nell'ambito dei Piani di zona e abbiamo chiesto un finanziamento pubblico di 3 milioni 800 mila euro. Un percorso che ha anche accolto un’istanza civica presentata del Comitato hospice Modena ‘Dignità per la vita’, che intende affiancarsi alle istituzioni e portare avanti un modello e completare la rete delle cure palliative che si basa oggi sull'assistenza domiciliare e sul Com. L’hospice territoriale – ha proseguito l’assessora – è infatti una struttura residenziale nella quale il paziente viene assistito da un’equipe ma rimane in cura al proprio medico di medicina generale, che lo conosce e lo segue anche nel momento più difficile. Ma ci sarà modo di confrontarsi nel seminario che stiamo organizzando insieme per il 23 giugno”.

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