15/11/2019

FONDERIE, “UNA TAVOLO PER TUTELARE L’OCCUPAZIONE”

Sì del Consiglio all’ordine del giorno di Sinistra per Modena e Verdi che chiede l’apertura di un confronto con proprietà e sindacati per affrontare la crisi aziendale

Aprire un tavolo di confronto con la proprietà, le organizzazioni sindacali più rappresentative e i rappresentanti dei lavoratori per affrontare la crisi aziendale di Fonderie cooperative e tutelare i livelli occupazionali insieme all’aspetto ambientale. Lo chiede l’ordine del giorno presentato in Consiglio comunale da Sinistra per Modena e Verdi, nella seduta di giovedì 14 novembre, e approvato anche con il voto del Pd (contrario il Movimento 5 stelle e astenuti Lega Modena, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia e Modena solidale). L’ordine del giorno prevede anche che, se richiesto dalle parti, si possa arrivare alla stesura di un nuovo protocollo per definire un’intesa con la proprietà.

Il documento, presentato da Camilla Scarpa (Sinistra per Modena), parte dalle notizie, di fonte sindacale, della possibilità di chiusura di Fonderie con trasferimento in provincia di Padova delle attività produttive, “con un forte rischio occupazionale per i dipendenti modenesi e in modo non conforme a quanto stabilito dal protocollo sottoscritto lo scorso marzo”. Dopo aver sottolineato che rimane operativo il tavolo tecnico tra proprietà, amministrazione comunale, Ausl e Arpae per il costante monitoraggio della qualità dell’aria, il documento ricorda anche che le amministrazioni pubbliche, come previsto dalla legge, “possono concludere accordi per disciplinare lo svolgimento di attività di interesse pubblico”.

Nel suo intervento, la consigliera Scarpa ha spiegato che l’ordine del giorno ha uno specifico obiettivo di metodo: affrontare il tema della tutela dei livelli occupazionali “attraverso l’apertura di un tavolo trilaterale con proprietà e sindacati, che finora non sono mai stati incontrati insieme”.

Aprendo il dibattito, Paola Aime (Verdi) ha aggiunto che l’obiettivo è tenere insieme la tutela dell’ambiente e del lavoro, anche attraverso l’eventuale revisione del protocollo, se richiesta, “trovando una via d’uscita soddisfacente sia per i cittadini della Madonnina che per i lavoratori della fonderia”.

Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) ha motivato il voto di astensione spiegando che “pare evidente che la Giunta sta seguendo il processo di delocalizzazione perché la fonderia è una realtà produttiva importante per il territorio e non in virtù del protocollo sottoscritto. La richiesta di arrivare a un nuovo protocollo, quindi, è superata”.

Per la Lega, Giovanni Bertoldi ha affermato che “alla garanzia del mantenimento dei posti di lavoro, si è sostituito un tavolo per l’occupazione”, chiedendo poi come mai non sia ancora stato individuato un capannone adatto alla delocalizzazione. “Il sospetto – ha detto – è che si porti avanti nel tempo la chiusura di uno stabilimento che non dovrebbe esistere più da anni”. Per il consigliere, infine, “oltre al tavolo per l’occupazione, bisognerebbe attivarne uno con i residenti”.

Bene per Katia Parisi (Modena solidale) l’apertura di un tavolo di confronto “con tutti i portatori di interessi, cittadini, lavoratori, impresa, tecnici, in modo da tutelare contemporaneamente tutti gli interessi coinvolti”, ma richiamo anche al rispetto del protocollo già esistente, “un punto fermo negli impegni assunti con i cittadini”.

Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha ribadito, tra i punti centrali dell’ordine del giorno, la garanzia della riqualificazione dell’area dopo la dismissione dello stabilimento e la centralità della questione occupazionale. “L’amministrazione è stata coerente su entrambi i punti, ma, visto che la proprietà ha deciso di ridurre l’attività, è prioritario coinvolgere le parti sociali. Se riterranno sufficiente il protocollo in vigore, non ci sarò bisogno di farne uno nuovo”.

Dopo aver ricordato che le fonderie chiuderanno entro il termine del 31 gennaio 2022 e che, “per quanto gli odori siano fastidiosi”, in base alle analisi tutti gli inquinanti sono sotto i limiti di legge, Alberto Cirelli (Pd) ha sottolineato che l’amministrazione sta lavorando perché azienda, sindacati e lavoratori possano trovare una soluzione. “Le delocalizzazione è una cosa molto delicata – ha affermato – e più ci teniamo i fari puntati, più la rendiamo difficile. Bisogna fare in modo che questo lavoro sia svolto da chi è titolato per farlo, sotto la vigilanza dell’amministrazione, come sta accadendo”.

Per il M5s, Giovanni Silingardi ha ribadito che nella questione delle Fonderie sono coinvolti molti interessi meritevoli di tutela sui quali è complicato fare sintesi, affermando poi che i monitoraggi ambientali non competono all’amministrazione che deve, però, “verificarli e implementarli”. Il protocollo vigente, “che riteniamo molto criticabile, parla però di tutela del lavoro, di salute e di riqualificazione. Non capiamo che contenuti potrebbe avere un nuovo protocollo”.

Chiudendo il dibattito, l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli ha ricordato che il percorso per la dismissione sta procedendo: insieme al Consorzio delle attività produttive, si stanno definendo le esigenze tecniche in base alle quali individuare, entro la metà del prossimo anno, una nuova struttura adeguata. Democenter, del quale Fonderie è socia, interverrà per sostenere l’azienda nella partecipazione ai bandi che erogano fondi per le imprese che innovano. L’assessora ha quindi ricordato che la tutela del lavoro è sempre stato uno dei temi prioritari nell’ambito degli obiettivi primari del protocollo che sono garantire la delocalizzazione, accompagnando l’azienda in questo processo, e procedere alla bonifica e riqualificazione dell’area. Su questi temi saranno riconvocati i tavoli con tutti i soggetti interessati e sarà aperto un laboratorio per sviluppare la ristrutturazione urbana del quartiere.

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