05/06/2021

RICONOSCERE LA PALESTINA/2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Gli interventi dei consiglieri comunali prima della votazione degli odg

Sono intervenuti consiglieri comunali di tutti i gruppi nel dibattito che ha accompagnato i due ordini del giorno sui temi del riconoscimento dello Stato di Palestina e del “cessate il fuoco” nel conflitto arabo-israeliano discussi nella seduta di giovedì 3 giugno del Consiglio comunale di Modena.

Aprendo il dibattito per Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia, Elisa Rossini ha espresso perplessità sul processo di pace arabo-israeliano “che non si può portare avanti quando un’organizzazione terroristica come Hamas controlla la Striscia di Gaza”. Inoltre, gli aiuti destinati a questo territorio, ha aggiunto, “sono stati spesso utilizzati per fini militari e terroristici”. Dopo aver ricordato che entrambi i popoli “pagano le conseguenze delle azioni delle fazioni più estremiste”, Antonio Baldini ha sostenuto che il governo italiano, anche a causa delle divisioni interne, “non è capace di farsi promotore di un processo di mediazione internazionale, mentre l’Unione Europea sulla politica estera è subordinata agli Usa”.

Per Lega Modena, Alberto Bosi, pur specificando che il Consiglio comunale dovrebbe occuparsi soprattutto di tematiche legate alla città, ha invocato “un dialogo e un confronto continui tra le parti in causa; sarebbe una vittoria per tutti”. A questo scopo deve tendere “la comunità internazionale, come indicato anche da Papa Francesco”. Giovanni Bertoldi ha auspicato che l’Italia “ritorni protagonista della diplomazia, soprattutto visto il ruolo del Paese nell’ambito del Mediterraneo, con l’obiettivo di contribuire a smussare le posizioni polarizzate”. Il consigliere ha definito “un’occasione persa” il fatto che sul tema siano state presentate due distinte mozioni. Stefano Prampolini ha fatto presente che “la striscia di Gaza ha anche un confine con l’Egitto, ma i confini sono ugualmente ‘blindati’ come accade per il confine con Israele”. Di conseguenza, ha affermato, “la questione è in realtà molto più complessa dei discorsi che affrontiamo in quest’aula”. “Non mi girerei mai dall’altra parte di fronte al martirio di un popolo, quello palestinese”, ha affermato Beatrice De Maio, motivando l’adesione alla mozione della maggioranza: “Un documento che squarcia il silenzio opprimente sul conflitto tra uno Stato, Israele, che occupa illegalmente un altro Stato, la Palestina, riducendo a una prigione la Striscia di Gaza”.

Affermando che “Hamas e questo tipo di governo israeliano sono complementari”, Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) ha osservato che “in questa vicenda drammatica il punto centrale è che il Governo non ha più il coraggio di avere una politica estera autonoma come in passato, agendo con equilibrio, senza schierarsi con le fazioni ma riconoscendo il diritto di tutti i popoli di avere il territorio”.

Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia), primo firmatario della mozione respinta, ha osservato che oggi nell’area interessata dal conflitto “c’è un vuoto di potere da entrambe le parti e l’unica parte forte, Hamas, è sostenuta dai Paesi arabi per prendere il potere che la parte più moderata della Palestina era riuscita a mantenere”.

Per il Pd, Antonio Carpentieri ha sollecitato “un passo indietro da parte di Israele”, indicando come via per raggiungere la pace “quella che passa per il riconoscimento dello Stato della Palestina”, oltre a esprimere la condanna verso le azioni terroristiche di Hamas. Marco Forghieri ha osservato che i mancati successi nelle trattative di pace sono legati anche a un’attenzione limitata, rispetto al passato, della diplomazia: “La questione israeliano-palestinese diventi quindi una priorità come in passato”. Diego Lenzini ha fatto presente che, nonostante la situazione molto complicata nell’area, “non deve mancare l’impegno per trovare una soluzione”, individuando, anche in Consiglio, “i pensieri che ci uniscono, affinché si trovi un’unica via verso la pace”. Secondo Irene Guadagnini non si può prescindere dal riconoscimento anche dello Stato di Palestina, “una ripartizione delineata in passato dall’Onu e dagli accordi di Oslo”. Questo percorso, “volto alla pace che tutti vogliamo in Medio Oriente”, potrà sviluppare una negoziazione in condizione di pari autorevolezza, legittimità e sovranità”. Anche il presidente dell’Assemblea Fabio Poggi è intervenuto sul tema per motivare il voto a favore anche dell’ordine del giorno di minoranza che, “pur partendo da premesse diverse dalle mie, chiede la pace, un obiettivo da raggiungere attraverso la non violenza”.

Katia Parisi (Modena civica) ha richiamato “il dovere morale” di sviluppare ogni azione per raggiungere la pace, specificando che negli ultimi anni la comunità internazionale “non sempre ha lavorato per favorire l’equilibrio dei due popoli coinvolti nel conflitto, in cui hanno perso la vita tante persone innocenti”.

Paola Aime (Verdi) ha sollevato il tema della vendita delle armi: “Anche l’Italia partecipa a questo commercio – ha precisato – sebbene con quote di mercato assai inferiori rispetto a Stati Uniti e Germania”. La consigliera ha rilevato “l’incongruenza” di vendere armi a Paesi in conflitto e poi “sedersi ai tavoli per la pace”.

Camilla Scarpa (Sinistra per Modena), prima firmataria della mozione approvata, ha osservato che sul tema sono state espresse alcune “valutazioni distanti”. In particolare, per la consigliera, nella mozione delle minoranze “gli estremismi sono messi sullo stesso piano”, a partire “dalle violazioni degli accordi internazionali da parte di Israele”; inoltre, “non c’è comunione sulle ragioni del popolo palestinese”.

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