24/03/2022

ROSE BIANCHE IN CONSIGLIO PER LE DONNE VITTIME DELLE MAFIE

Sono 12 le storie lette dai capigruppo, dal presidente Poggi e dal sindaco Muzzarelli. Enza Rando, vicepresidente di Libera, ha raccontato Lea Garofalo: “Il suo esempio per la libertà”

Spezzate, come le vite delle donne vittime delle mafie, ma capaci di esprimere immutata bellezza e di incarnare una purezza che nemmeno la violenza più feroce può scalfire. C’erano 12 rose bianche, appunto simbolicamente spezzate, al centro dell’iniziativa “Donne vittime di mafia: Lea Garofalo, Denise e altre undici storie” che si è svolta oggi, giovedì 24 marzo, in Consiglio comunale a Modena. In aula, infatti, sono state portate le tragiche vicende di 12 donne che hanno perso la vita a causa della criminalità organizzata, raccontando la loro storia e il loro sacrificio: il fiore reciso, poi ricollocato in acqua in un vaso a simboleggiare la vita spezzata che prosegue con l’esempio.

Dedichiamo questa seduta alle donne vittime di mafia – ha affermato il presidente dell’Assemblea Fabio Poggi – offrendo così il nostro contributo e la nostra testimonianza nel solco sia delle iniziative in corso per la Giornata della donna dell’8 marzo, sia raccogliendo il testimone dei protagonisti della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie celebrata pochi giorni fa, il 21 marzo”. Ma con questa iniziativa si è voluto anche “dare l’abbraccio di Modena e del Consiglio a tutte le donne che combattono le mafie”. Alla cerimonia ha partecipato l’avvocata Enza Rando, vicepresidente di Libera.

Lea Garofalo con sua figlia Denise, Simonetta Lamberti, Renata Fonte, Susanna Cavalli, Marcella Di Levrano, Francesca Morvillo, Emanuela Loi, Rita Atrià, Lia Pipitone, Ilaria Alpi, Maria Chindamo e Maria Concetta Cacciola sono le donne ricordate dal Consiglio nella cerimonia che rientra nel programma di eventi e approfondimenti sviluppato dall’Amministrazione comunale, in collaborazione con Libera, Avviso pubblico e il Centro studi e documentazione sulla legalità di Unimore. Tra loro una bambina, una magistrata, una studentessa, una poliziotta, donne uccise dalla famiglia mafiosa: le storie di queste donne, molto diverse tra loro ma accomunate dalla violenza mafiosa subita, sono state lette dai nove capigruppo dei gruppi consiliari, dal presidente Poggi, dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli e da Rando.

La vicepresidente di Libera ha concluso gli interventi, concentrandosi sulla figura di Lea Garofalo, di cui è stata peraltro legale difensore fino alla morte nel 2009. “L’eredità di Lea non è solo la figlia Denise – ha detto – ma anche la sua ricerca di libertà: ha raccontato e ha insegnato che un’altra vita è possibile al di fuori degli schemi mafiosi”. Parlare delle donne che hanno perso la vita a causa delle mafie, quindi, “da un lato consente di custodirne la memoria, un vero e proprio ‘bene comune’, e dall’altro dona più forza a tutte le donne che oggi combattono queste difficili situazioni, consapevoli che un Consiglio comunale parla di loro e si schiera al loro fianco, con la certezza che la lotta per la libertà è più forte del buio delle mafie”

Introducendo la cerimonia, il presidente Poggi ha messo anche l’accento sul valore del ricordo: “Non dobbiamo dimenticare quante donne sono vittime di un’unica ignobile violenza in cui degenerano diversi tipi di soprusi – ha affermato – né a quante donne sono negate con la violenza, che si esprime nelle forme più orribili, i loro diritti, pure quelli elementari”. E proprio “il ruolo di donna – ha rilevato – è stata la ‘colpa’ per diventare bersaglio delle mafie”.

Dopo aver dedicato un pensiero alle donne ucraine vittime del conflitto (“Madri, lavoratrici e giovani costrette a separarsi dai propri cari e a fuggire del proprio Paese, o prigioniere di bunker e di città assediate, spesso vittime di violenza”), il sindaco Muzzarelli ha sottolineato l’importanza di “sconfiggere le mafie offrendo a tutti, a partire proprio dalle donne, altri esempi, altre opportunità, altri valori. I valori non sono, né mai potranno esserlo, quelli delle mafie, che sono sempre scorciatoie: per il denaro facile, per il potere”. Le donne vittime di mafia, ha concluso, “sono spesso persone che con estremo coraggio hanno saputo opporsi, dire di no quando sarebbe stato semplice dire di sì”.

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