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Dal 1° al 13 dicembre Modena e Bologna ospitano un’esperienza culturale senza precedenti, accogliendo diciassette membri dell’equipe brasiliana che collabora con il Museo Civico di Modena e con l’Università di Bologna a un progetto ambizioso e innovativo. È un incontro che nasce dal desiderio di ripensare radicalmente i confini tra discipline, istituzioni e culture, e di costruire nuove forme di co-progettazione tra realtà culturali italiane, università e comunità dell’Amazzonia.
Questo percorso di ricerca e confronto prende forma, a Modena, nella mostra “Voci, saperi, patrimoni. Dall’Amazzonia al Museo”, che si inaugura sabato 6 dicembre e rappresenta una delle tappe più significative di un cammino avviato nel 2022. Il progetto, curato dal gruppo di ricerca “Letterature e patrimoni indigeni, musealizzazione e decolonialità”, riunisce ricercatori del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna, curatori del Museo Civico di Modena, studiosi e docenti dell’Universidade Federal Rural do Rio de Janeiro e rappresentanti del Projeto Nova Cartografia Social da Amazônia, insieme ai Centri di Scienza e Sapere, i cosiddetti “Musei vivi”, espressione diretta delle comunità indigene e quilombolas.
La finalità dichiarata è riportare al centro dell’attenzione i saperi tradizionali dei popoli amazzonici e ridefinire, attraverso di essi, il significato stesso di concetti come museo, patrimonio, letteratura, identità. Il progetto intende superare i confini – disciplinari, istituzionali, linguistici, culturali – che per lungo tempo hanno separato mondi solo apparentemente distanti, e interrogare criticamente le narrazioni che l’Occidente ha costruito sull’Amazzonia e sulle sue comunità.
L’interesse del Museo Civico di Modena verso questa collaborazione nasce da una coincidenza significativa: le recenti acquisizioni legate alla figura di Loretta Emiri, studiosa e attivista che tra il 1976 e il 1986 ha vissuto a lungo con gli Yanomami per finalità umanitarie. Nel 2022 l’Università di Bologna ha ricevuto in dono da Emiri un prezioso fondo documentario e bibliografico sulle popolazioni indigene amazzoniche; nel 2023 il Museo Civico ha acquistato una raccolta di oggetti yanomami che va a completare una precedente acquisizione del 2001.
Attorno a questi due nuclei – uno documentario, uno materiale – è fiorita una riflessione allargata, che ha trovato nel Projeto Nova Cartografia Social da Amazônia un interlocutore naturale. Da anni, il progetto brasiliano promuove la pratica dell’auto-mappatura come strumento di autodeterminazione, tutela e rappresentazione autonoma delle comunità amazzoniche: un modo per riappropriarsi del proprio territorio, raccontarlo attraverso le proprie parole, monitorarne trasformazioni e minacce.
Da qui si è sviluppato un lavoro collettivo che vede la mostra non come punto di arrivo, ma come tappa di un processo in continua evoluzione. L’obiettivo comune è da un lato, stimolare una riflessione critica sulle rappresentazioni dell’Amazzonia nel contesto europeo; dall’altro, ripensare profondamente lo spazio dei musei che conservano patrimoni indigeni, ricollocandoli entro le problematiche – politiche, culturali, ambientali – che oggi attraversano gli stessi popoli da cui quei patrimoni provengono.
Questa prospettiva si inserisce all’interno di un più ampio movimento internazionale che chiede ai musei di superare l’idea di depositi neutri di oggetti e di assumere invece un ruolo attivo nella ricostruzione delle storie collezionistiche, nel riconoscimento delle responsabilità storiche e nella costruzione di narrazioni plurali e condivise. Le raccolte etnologiche del Museo Civico, nate in epoca positivista e profondamente segnate da un approccio classificatorio ed eurocentrico, rappresentano un esempio emblematico di quella stagione culturale in cui le culture extraeuropee venivano guardate attraverso il filtro di una presunta superiorità occidentale.
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Ultimo aggiornamento: 05-12-2025, 12:12