Sala del Vecchio Consiglio - capienza massima 30 persone
La sala è così denominata perchè all'inizio del Seicento vi furono trasferiti gli stalli lignei dei Conservatori dalla Sala del Fuoco e divenne così la Sala del Consiglio comunale. Nella sala è visibile una spendida decorazione della volta, realizzata tra 1604 e 1608, che mostra al centro del soffitto l'insegna municipale sorretta dall'aquila estense, dipinto di Ercole dell'Abate. Nelle quattro tele d'angolo sono raffigurati episodi riconducibili al duplice tema del buon governo e dell'amor patrio: sopra gli stalli, a destra, Volumnia e i figli davanti a Coriolano di Bartolomeo Schedoni e, a sinistra, Il Sacrificio di Menecio Tebano di Ercole dell'Abate. Sul lato opposto Le Sette armonie greche dello Schedoni e L'Ercole gallico che incatena gli uditori con la propria eloquenza, di Ercole dell'Abate. La fascia inferiore con le Storie di San Geminiano venne invece quasi interamente ridipinta da Francesco Vellani nel 1766. Sopra gli stalli, dove sedevano i membri  del Consiglio, è posto anche il San Geminiano che intercede per la cessazione della peste, gonfalone processionale dipinto su seta da Ludovico Lana nel 1633. I due dipinti sulle pareti laterali, coperte di damaschi, il San Giovanni Battista di Schedoni e il San Francesco di dell'Abate, pervennero alla residenza municipale nel 1623.


Sala degli Arazzi - capienza massima 30 persone
La denominazione della sala deriva dalle grandi tele dipinte a finto arazzo che ornano le pareti. L'impresa pittorica, ultimata nel 1769, fu affidata a Girolamo Vannulli per le figure e a Francesco Maria Vaccari per gli ornati. La narrazione comprende episodi legati alla stipula della Pace di Costanza, volti a celebrare il ruolo del Comune di Modena nelle vicende della Lega Lombarda. A sinistra è raffigurata La preparazione al trattato di pace, mentre sulla parete posta di fronte alle finestre si scorge Il podestà che riceve l'omaggio dei capi delle Comunità e, a destra, La firma del trattato. Nei due riquadri minori sono raffigurati Montanari che recano omaggi al Comune in segno di sudditanza. Spettano inoltre a Vannulli le allegorie dell'Abbondanza, eseguita ad affresco sopra il camino, e della Carità al centro del soffitto.
Tra gli arredi si distinguono una scrivania multipla a quattro ribalte e la grande specchiera sul camino, realizzate dall'intagliatore modenese Giacomo Manzini nel 1766-67, la serie di sei poltroncine settecentesche in legno laccato e il tavolino in noce intarsiato, prodotto nel XIX secolo all'interno di una manifattura roles.


Sala di Rappresentanza - capienza massima 70 persone
La sala, precedentemente adibita ad archivio, presenta un volta dipinta da Francesco Vaccari e Giuseppe Carbonari nella seconda metà del Settecento. Vi trovano posto un piccolo organo (1861), proveniente dalla distrutta chiesa di San Geminiano, e numerosi dipinti di Adeodato Malatesta, il più importante fra i pittori modenesi del XIX secolo. Ai primi anni di attività risalgono L'Adorazione del Bambino e Filottete nell'isola di Lemno, copia il primo da Gherardo delle Notti, romantica interpretazione di un tema classico il secondo. Ben rappresentata la ritrattistica che abbraccia l'intera carriera del pittore e mostra complessi riferimenti culturali, che vanno dal Purismo alla pittura veneta del Cinquecento, fino a Rembrandt e ai modi dell'allora nuovo strumento fotografico. Rappresentanti della Casa d'Este, nobili ed esponenti della borghesia imprenditoriale formano così un'ideale galleria delle classi dominanti cittadine nel corso dell'Ottocento.

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