Istituto B. Ramazzini

via G. Luosi 130

1911 e 1928
Emilio Giorgi (Ufficio Tecnico Comune di Modena)
1948
Ugo Cavazzoni
1977
Mario Pergetti (Ufficio Tecnico Comunale di Modena)

 

L’idea di dotare la città di una nuova struttura per la cura delle malattie contagiose si concretizza nel 1907 in una prima proposta del Comune con l’accordo della Congregazione di Carità, finalizzata a separare lo specifico reparto dell’Ospedale Sant’Agostino, costituito in ottemperanza alla legge del 1888 e dal 1891 e ospitato presso il Foro Boario. Proprio nell’area dell’ex Piazza d’Armi, su disegno dell’ingegnere Emilio Giorgi, si predispone un primo progetto che appare però troppo vicino alle abitazioni e quindi scartato.

L’esigenza di isolare adeguatamente i malati, in particolare quelli tubercolotici, spinge alla ricerca di una nuova localizzazione individuata in Borgo San Faustino, zona all’epoca scarsamente insediata, in un lotto contiguo alla “borgata” Leoni, lambito sul confine orientale dalla strada circondariale di Ponente, l’attuale viale Jacopo Barozzi, mentre il canale di Corlo ne definiva il limite meridionale.

Pianta dell'area, 1911 (Archivio Storico Comune di Modena)

Il progetto, redatto dall’Ufficio Tecnico del Comune e dallo stesso Giorgi, prevede un complesso destinato ai malati contagiosi e affetti da tubercolosi, con annessa Stazione Consorziale per la disinfezione. L’Ufficio Tecnico predispone a supporto dell’infrastrutturazione della zona l’impianto di rete fognaria.

Il complesso si organizza in un corpo centrale composto dall’edificio di ingresso a “C” alle cui ali minori è legato un padiglione per lato destinato all’isolamento, potenzialmente ampliabile secondo l’occorrenza in una sequenza di blocchi connessi ai primi, uniti trasversalmente dal corpo dei servizi generali. Il progetto prevedeva altri edifici sparsi nell’ampia area verde a completamento della dotazione delle struttura: verso nord l’edificio della stazione di disinfezione, la camera mortuaria e alcuni piccoli corpi destinati a stalle e rimesse, mentre dalla parte opposta verso sud altri edifici ospitavano i padiglioni Docker, l’alloggio del medico direttore e la casa del custode-portineria.

Nel 1914 l’edificio viene dedicato a Bernardino Ramazzini, fondatore della medicina del lavoro, e nel 1915 proseguono i lavori di completamento. Con la Prima Guerra Mondiale l’Ospedale Ramazzini diventa ricovero per civili e soprattutto per i militari colpiti nelle trincee dalla tubercolosi, facendo fronte al forte incremento dei posti richiesti con una capienza che raggiunse i 130 letti. Parallelamente proseguono i lavori di completamento della fornitura di luce e gas, fino al 1916. Seguiranno ulteriori ampliamenti.

 

L'edificio allo stato attuale, 2020 (Foto V. Bulgarelli)

Nonostante il forte intervento di adeguamento e manutenzione recente, si legge ancora oggi la prevalenza del vuoto del corpo centrale e la suddivisione a fasce, oggi presenti in mattoni a vista e intonaco, restituendo una decorazione architettonica dei prospetti di vago sapore Decò. Dei progetti realizzati rimangono visibili, oltre al corpo principale, la camera mortuaria, costruita nel 1928, sempre su progetto di Emilio Giorgi, oggi adibita a cappella, e l’abitazione del custode. Nel 1948, nell’ambito della riparazione dei gravi danni subiti durante la guerra, su progetto dell’ingegnere Ugo Cavazzoni, l’ospedale viene ampliato portandolo a cento posti. Nel 1977, con un progetto redatto da Mario Pergetti dell’Ufficio Tecnico, il Comune di Modena decide di destinare la struttura a centro civico e sociale con annessa casa protetta per anziani, funzione che conserva tutt’oggi.

Scheda a cura di Matteo Sintini con il contributo di Vanni Bulgarelli.

 

Fonti archivistiche e bibliografiche

Archivio Storico Comune di Modena, Sala IV, Cont. B, Rip. 3, Cart VI LL.PP 1911

A. Giuntini, G. Muzzioli, E venne il grande Spedale, Artestampa, Modena, 2005

 

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